L’AUDACIA DELLA SPERANZA - Barak Obama alla casa bianca

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 05/11/2008
L’audacia della speranza questo è il titolo del libro di Obama, ma è anche la fotografia di una paese che è capace di fare autocritica e di cambiare. E’ capace di rischiare e di sperare. Noi no.

Stiamo vivendo una pagina di storia stupenda. Il “sogno” di Martin Luther King, il dolce, forte, paziente pastore battista di colore, che si batteva con gandhiana non violenza per l’integrazione razziale negli anni ‘60, oggi si avvera in modo incredibile e chi allora si commosse a sentire il suo discorso “I have a dream”, oggi non può che far lo stesso ed esultare a vedere un nero alla casa bianca. Grande, grande America! E lo dico col cuore, io che – come tanti miei coetanei - mi sono portata dietro, dai tempi della guerra del Vietnam, un antiamericanismo viscerale e invincibile. Oggi mi sento piena di ammirazione per un popolo che sceglie un uomo giovane e per giunta di colore a guidare il suo destino.

L’audacia della speranza  questo è il titolo del libro di Obama, ma è anche la fotografia di una paese che è capace di fare autocritica e di cambiare. E’ capace di rischiare e di sperare. Noi no. Sempre di più è sensibile la differenza e tutta a nostro svantaggio. Noi abbiamo paura di cambiare, o non vogliamo farlo. Ormai viviamo nel marciume, senza più nemmeno accorgerci della differenza fra persone e cose corrotte e persone e cose sane. Stiamo a mollo nella camorra e nelle mafie, guardiamo chi si fa leggi su misura come fossero vestiti e lasciamo perdere, come fosse un destino ineluttabile. Lasciamo che razzisti e fascisti sollevino la testa e spadroneggino con la loro incivile aggressività, mentre i violenti di piazza sono perfino giustificati e coperti da coloro che dovrebbero vigilare e reprimere. I neri qui da noi ora vengono uccisi, sparati e sprangati e chiamati “sporchi negri”.  Noi siamo corrotti, cinici e ormai abbiamo perso la forza che dà la speranza.

 

Stanotte il senatore repubblicano McCain ha dato una bella lezione di dignità ma anche di democrazia nel suo discorso: per prima cosa ha riconosciuto la vittoria dell’avversario con vivo apprezzamento e ha detto “Questa sconfitta è un fallimento solo mio e di nessun altro”, prendendosi la propria parte di responsabilità, e poi subito dopo ha invitato tutti i suoi a collaborare e ad aiutare il nuovo presidente, per risollevare le sorti del paese.

Abbiamo ascoltato con ammirazione quel discorso pieno di fierezza e di lealtà e subito ci sono venuti in mente gli insulti del cavaliere e il suo voler ricontare le schede elettorali per oltre un anno, senza voler mai riconoscere la sconfitta, nel 2006. In questo paese nessuno si prende mai le proprie responsabilità, nessuno riconosce mai di avere perso e chi vince distrugge tutto quello che gli avversari hanno fatto prima di lui, senza distinguere se bene o male, perché a nessuno importa il benessere della nazione. Qui chi vince fa prima di tutto il proprio interesse e poi quello della sua parte. Qui non c’è unità, né senso dello stato. Per questo c’è la mafia e la camorra che s’ingrassano impunemente.

“Io sono repubblicano, ma da oggi come ha detto McCain collaborerò coi democratici, perché noi possiamo dividerci e lottare anche duramente fra noi, ma poi alla fine quello che importa è lavorare tutti insieme per il nostro paese”. Così ha detto un giovane repubblicano intervistato. Beati loro. Ma sarà tutto così facile? Sarà tutto una scampagnata? Certamente no. In quel paese c’è una CIA potentissima e pericolosa, è troppo facile armarsi e sparare sugli altri, l’assistenza medica pubblica fa schifo, la destra è guerrafondaia e violenta e adesso il paese, grazie a George “Worst” Busch, è in ginocchio economicamente. Inoltre ci sono milioni di razzisti che soffrono a vedere un “negro” presidente, milioni di bigottoni che si disperano all’idea che Obama sia per l’aborto e per i gay e di sicuro il suo staff di sicurezza avrà un bel daffare perché non si ripeta il destino che toccò a un altro giovane presidente, quel JFKennedy, che cominciò a lottare contro la segregazione raziale, aprendo il futuro a questo giovane presidente di colore. Ma ora L’America ha dato prova di voler cambiare pelle: sì, loro possono cambiare, comincio a crederci anch’io. Perché davvero amano il proprio paese. E lo faranno tutti insieme, e senza il minacciato aiuto del cavaliere, che ha detto testualmente “ Io posso dare a Osama qualche consiglio, visto che sono più vecchio di lui. Glielo dirò la prossima volta che lo incontro.” Il cavaliere onnisciente, onnipresente, onnipotente. Ogni popolo ha quello che si merita. E i popoli che hanno smesso di lottare, di sperare e di sognare e peggio ancora hanno perso la bussola dell’etica, sono destinati a scomparire. Sì, loro possono cambiare. Noi no.  Grande America! Chapeau.

 

 

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