Metano c’è, basta cercarlo, liberando la straordinaria capacità estrattiva dell’Eni, anziché ostacolarla come pretendono gli ambientalistiCosì annuncia trionfante la nostra principale azienda energetica, il nostro cane a sei zampe dopo la scoperta al largo di Cipro, ad una profondità di 2.287 metri di un ricco pozzo di gas.

Il messaggio, propaganda a parte, è chiarissimo: liberate le trivelle e il processo di sostituzione del gas russo si farà rapidamente e a costi più che accettabili per il paese e più in generale per l’Europa. Ribadire la centralità del gas nella difficile e sempre più imballata transizione energetica rinnovabile dell’Europa è per l’Eni assolutamente decisivo. Non tanto per convincere i due schieramenti che si confrontano nella campagna elettorale, già ampiamente convinti, ma anche per cercare di lanciare un messaggio rassicurante alle famiglie italiane, da mesi impoverite da costi dell’energia esorbitanti e soprattutto sottoposte ad un martellante campagna sul duro inverno che dovranno affrontare.

Riscaldare casa e illuminarla costerà ancora di più. Alle tante famiglie in povertà energetica se ne aggiungeranno quindi molte altre. Non sono solo dati statistici come molti credono, ma di milioni di persone che si aggiungeranno a chi ha già passato l’inverno precedente senza riscaldamento e luce. Si chiama povertà energetica. È evidente che questa uscita dell’Eni è pura propaganda. La scoperta fatta non contribuirà per niente ad attenuare il costo dell’energia per il prossimo inverno e forse anche per quello successivo. Si voleva solo ribadire che di metano ce n’è ancora molto, e quindi è giusto estrarlo per fare una transizione verso un nuovo modello energetico rinnovabile sostenibile socialmente.

Una propaganda che mira solo a rafforzare le unanimi posizioni della politica sulla necessità di trivellare a lungo il nostro Adriatico e dare il via libera alla Snam di comprare le navi rigassificatrici da mettere a Piombino, Ravenna e Portosfuso. Si vuole omettere che il caro energia che alimenta l’inflazione ha origini precise, riassumibili in due parole: guerra e speculazione.

Giusta o sbagliata che sia l’adesione acritica alle scelte della Nato da parte dell’Europa, di cui il governo Draghi è stato uno dei più solerti sostenitori e quindi l’urgenza di sbarazzarsi dalla dipendenza dal gas russo, non poteva che comportare un aumento della fattura energetica europea, in particolare di quella italiana e tedesca. Forse andava spiegato agli italiani/e anziché accusare chi ci provava di essere un venduto a Putin.

Così come andrebbe informata la popolazione che il caro energia è cominciato ben prima dello scoppio della guerra, cioè ha un evidente carattere speculativo, che questo giornale ha ampiamente documentato. Un ladrocinio che il governo Draghi non ha saputo ostacolare, come invece ha fatto l’esecutivo spagnolo che ha deciso di tassare gli extra profitti delle aziende energetiche e delle banche.

Detto ciò, colpisce in tutta questa vicenda l’assoluta e irresponsabile scelta di rinviare a un futuro imprecisato la trasformazione ecologica dell’Europa. In poche parole il messaggio dell’Eni è chiaro: c’è ancora tempo per cui si può continuare a mandare in atmosfera gas climalteranti.

Fa impressione dopo un’estate come questa decidere che si può rinviare dopo che mezza Europa è stata devastata dagli incendi, le temperature sono fuori controllo fiumi prosciugati, pezzi decisivi del sud europeo desertificati. Non solo, dopo fiumi di inchiostro sulla siccità e il caldo ora bisogna cambiare registro perché i mari surriscaldati liberano energia sotto forma di trombe d’aria e bombe d’acqua. Fa un po’ schifo che si giustifichi il rinvio con una menzogna e cioè che lo si fa per garantire un inverno tranquillo e spensierato alle famiglie. Ciò che volutamente non si vuole comprendere è che ogni rinvio della transizione ecologica, a cominciare dalla trasformazione rinnovabile del suo modello energetico, non solo sottopone a rischi rilevanti la popolazione, ma non è neppure in grado di calmierare il costo dell’energia.

Proprio l’esperienza di questa estate dovrebbe dimostrare che va messo in campo e finanziato subito un progetto di adattamento a ciò che già produce il cambio climatico. Non se ne parla ma è da irresponsabili non fare scelte con cui dotare ogni territorio dei servizi in grado di informare e allertare le popolazioni degli effetti di un evento estremo, mettendola preventivamente in sicurezza. Tutto rinviato perché si trivella.