Milano: Ultima Generazione blocca viale Fulvio Testi

di Ilaria Marciano - lasvolta.it - 21/09/2023
Questa mattina 6 attiviste hanno manifestato in strada: «Ho quasi 72 anni e sono qui perché è un dovere delle persone della mia età assumersi le proprie responsabilità»

Milano 20 settembre, ore 7:59. 6 cittadine si siedono sull’asfalto di una carreggiata di Viale Fulvio Testi bloccando il traffico. Si legano tra di loro, 3 a 3. Un atto di protesta: qual è il loro messaggio?

La manifestazione, promossa dalla campagna “Fondo Riparazione” di Ultima Generazione, è stata un tentativo di attirare l’attenzione sull’emergenza climatica e sociale che sta affliggendo il Pianeta: una denuncia contro il sistema, che sembra ignorare le conseguenze delle azioni umane sull’ambiente e sulla vita delle persone.

«Non vorrei essere qui oggi ma ho deciso di bloccare la routine delle persone, compresa la mia, usando unicamente il mio corpo per urlare che non possiamo più fare finta di niente. Non abbiamo più tempo. A spingermi è l’amore verso le persone a me più care. Ho paura di perderle, ho paura che una catastrofe le porti via da me; perciò, farò tutto quello che è in mio potere per non permettere al nostro Governo di spingerci verso il baratro. Ho una responsabilità in quanto cittadina, quella di ribellarmi se qualcosa non mi va giù» spiega una delle attiviste.

Un’altra racconta: «Ho quasi 72 anni e sono qui oggi perché penso che sia un dovere delle persone della mia età assumersi le proprie responsabilità. Quello che sta accadendo è orribile e spaventoso. Ed è bene che siamo presenti e diciamo come la pensiamo, perché la nostra esperienza ci dà maggiore autorevolezza agli occhi delle persone, e qualcuno lo deve fare. Se una bisnonna non si preoccupa per quello che lascerà ai suoi figli, nipoti e bisnipoti, allora non so chi si dovrebbe preoccupare di loro. Le persone meno abbienti subiscono maggiormente la crisi climatica, che sta portando alla distruzione della specie umana».

Gli eventi climatici mettono a rischio il rientro a scuola

Settembre, tradizionalmente considerato il mese del ritorno a scuola e della ripresa della routine lavorativa, sta cambiando. Mentre le persone si affrettano per ricominciare le proprie attività, le notizie di disastri climatici, sempre più frequenti e sempre più devastanti, scorrono in sottofondo. Ma le catastrofi naturali non dovrebbero essere considerate semplici tragedie individuali; piuttosto, segnali di una crisi ecologica e climatica che ha profonde radici sociali.

Per esempio, solo pochi giorni fa, migliaia di persone hanno perso la vita a causa di inondazioni in Libia; ma anche in Italia gli eventi climatici estremi hanno causato sfollati e morti, come l’alluvione in Emilia-Romagna o gli incendi devastanti che hanno colpito Catania e Palermo.

 La protesta di oggi, dunque, ha messo in evidenza quanto sia difficile per la società riconoscere la gravità della situazione e, in questo scenario, diventa necessario interrompere la nostra routine quotidiana per entrare in contatto con la realtà che ci circonda.

 La povertà estrema, i bassi stipendi, le pensioni insufficienti e le persone senza fissa dimora sono solo alcune delle conseguenze di un sistema che sembra premiare solo pochi privilegiati. E oggi, le donne che hanno bloccato la strada, volevano ribadire la nostra vulnerabilità.

 «Oggi interrompiamo la routine di settembre affinché la vulnerabilità dei nostri corpi possa diventare un mezzo per entrare in contatto, per diventare un “noi” – spiega una delle giovani partecipanti – Siamo stanche e abbiamo paura, ma siamo anche estremamente arrabbiate con un sistema e una classe politica che è assolutamente distante da noi e che non ci ascolta».

 E prosegue: «Abbiamo cercato di esprimere il nostro dissenso in modi legali, ma non è bastato. Siamo andate in televisione per cercare un dialogo, ma siamo state ignorate. Quindi siamo tornate in strada».

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