Meno parlamentari, troppo governo

di Alfiero Grandi - Il Fatto Quotidiano - 07/05/2019
La riduzione del numero dei parlamentari attualmente in discussione ha motivazioni solo di risparmio, senza alcun riguardo al ruolo che il Parlamento deve svolgere

Questa modifica della Costituzione può essere l’inizio di un cambio preoccupante della democrazia nel nostro Paese, delle sue regole, della sua capacità di composizione dei conflitti. Il parlamento ha un ruolo centrale nella nostra Costituzione e le motivazioni del taglio del numero dei parlamentari sono al di sotto della sua importanza nel nostro assetto istituzionale.

Da tempo è prevalsa l’opinione che in Italia il problema di fondo sia rafforzare il ruolo del governo. Ammesso che questa riflessione avesse un fondamento anni or sono, attualmente il ruolo del governo è addirittura debordante. I governi da almeno due decenni usano a piene mani i decreti legge, che come è noto entrano immediatamente in vigore e debbono essere convertiti entro 60 giorni dal parlamento. Così di fatto gli esecutivi decidono le scelte del Parlamento e ne influenzano le decisioni, spesso invocando per i decreti ragioni di urgenza che non esistono. Questo governo non fa eccezione. Ha imparato in fretta dai precedenti che l’intreccio tra decreti legge e voti di fiducia può trasformare i parlamentari in soldatini del voto, a proprio favore ovviamente. Perfino le giravolte politiche e le contraddizioni del governo vengono scaricate sul Parlamento, come nel caso della legge di bilancio alla fine del 2018, che i parlamentari hanno votato a scatola chiusa, senza poterla leggere e tanto meno modificare. Scelte verticistiche nelle candidature prima delle elezioni, grazie a una legge elettorale che esalta il potere decisionale dei capi, e ora la richiesta a raffica di voti di fiducia e le minacce ai dissidenti ribaltano i rapporti tra governo e Parlamento.

Il governo, secondo la Costituzione, dovrebbe infatti essere l’esecutivo che attua le decisioni parlamentari. Ora è un mondo capovolto. Il governo decide e i parlamentari (della maggioranza) debbono approvare, perfino a scatola chiusa. Nel governo, poi, c’è un direttorio ristretto, composto da presidente del Consiglio e due vicepresidenti che sono anche capi dei rispettivi partiti, gestiti in modo centralizzato. Un gruppo ristretto decide le scelte del governo e il governo impone le sue decisioni al Parlamento, a cascata. Il taglio dei parlamentari è una tappa di questo percorso.

La democrazia parlamentare disegnata nella nostra Costituzione così è destinata a cambiare in modo sostanziale. Come ci si può meravigliare se i parlamentari svolgono un ruolo non adeguato alle aspettative: è esattamente quello che qualcuno vuole per giustificarne la riduzione. Un parlamentare autonomo, pensante, che risponde del suo operato agli elettori e usa i poteri che gli attribuisce la Costituzione è il sale della democrazia rappresentativa.

La riduzione dei parlamentari dovrebbe essere coerente con una visione alta del funzionamento del Parlamento, invece è motivata solo con il risparmio degli stipendi. Pochi hanno notato che alla proposta di ridurre il numero dei parlamentari con la sola motivazione di risparmiare è collegata l’approvazione di una legge elettorale che rende eterna quella attuale (Rosatellum) che sottrae di fatto agli elettori la possibilità di decidere i loro rappresentanti, perchè se voti il partito ti prendi il parlamentare che a sua volta si porta dietro una catena di altri parlamentari e tutti i nomi sono decisi dal capo del partito.

Stefano Rodotà, anni or sono, aveva ipotizzato di conservare la sola Camera dei deputati, purché con più poteri ed eletta con legge proporzionale, garantendo così la possibilità agli elettori di scegliere direttamente i loro rappresentanti. Voleva ridurre il numero dei parlamentari ma in un quadro di allargamento della democrazia e di stabilizzazione del rapporto tra parlamento, governo ed elettori.

Per di più resta l’eco delle dichiarazioni sul ruolo del Parlamento che sarebbe in esaurimento. Per questo è bene non dimenticare che nel programma del centro destra c’è il presidenzialismo, cioè uno stravolgimento della Costituzione nata dalla Resistenza.

La camicia di forza di pochi capi che decidono tutto è troppo stretta per funzionare come democrazia Se la Camera confermerà il testo del Senato per la riduzione dei parlamentari e di rendere eterno il Rosatellum vuol dire che la maggioranza ha chiuso gli spiragli di confronto. Almeno il Parlamento eviti un’approvazione con i due terzi che impedirebbe ai cittadini di chiedere il referendum costituzionale. Prepariamoci alla sfida.