Referendum 12 giugno 2022

di Coordinamento per la Democrazia Costituzionale - 19/05/2022
Le ragioni del NO ai 5 quesiti

Quesito n. 1.

Abrogazione della legge Severino

La Legge Severino prevede incandidabilità, ineleggibilità e decadenza automatica per i parlamentari, per i rappresentanti di governo, in caso di condanna con sentenza definitiva per reati non colposi a pena superiore a due anni di reclusione. Per gli amministratori regionali, per i sindaci o altri amministratori locali è prevista l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per coloro che hanno riportato condanna definitiva per reati gravi (come la partecipazione ad associazioni mafiose, o altri fatti gravi) o per reati meno gravi quando si tratta di “delitti commessi con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione o a un pubblico servizio”.

Questa legge dà attuazione al dettato costituzionale (art. 54) che esige che “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. Essa presenta anche punti critici, come quello di sospendere gli amministratori locali anche in caso di condanna non definitiva per reati non gravi o eventuali abusi di potere.

Il quesito referendario cancella l'intera legge mostrando la diffusa insofferenza del ceto politico per il controllo di legalità e danneggia fortemente l’interesse dei cittadini alla correttezza dell’agire pubblico.

 

Quesito n. 2.

Limitazione delle misure cautelari

Il quesito non interviene sugli abusi della custodia cautelare, bensì opera una drastica riduzione dei casi di loro applicazione e di tutte le altre misure cautelari, sia coercitive che interdittive. L’abolizione di tutte le misure cautelari nel caso di pericolo di ripetizione dei reati ha l’effetto di smantellare ogni forma di contrasto alle attività criminali in corso. Non potranno più essere emesse misure come l’allontanamento dalla casa familiare (nel caso di violenze in famiglia), o il divieto di avvicinamento nei luoghi frequentati dalla persona offesa (nel caso di stalking), oppure l’obbligo di soggiorno o il divieto di soggiorno. L’impossibilità di interrompere gli atti persecutori favorisce lo sbocco in atti di violenza letale come il femminicidio.

L’approvazione del quesito favorirebbe la posizione degli autori di reati economici e amministrativi, rendendo meno incisivo nei loro confronti il controllo di legalità. Ma per ottenere questo risultato lo si indebolisce anche nei confronti di tutti gli altri, esponendo le vittime dei reati a rischi non altrimenti evitabili.

 

Quesito n. 3.

Separazione delle carriere

La magistratura giudicante (giudici) e quella requirente (pubblici ministeri) fanno parte dello stesso ordine, e il Pubblico Ministero gode delle stesse garanzie di indipendenza del giudice con il quale condivide il medesimo status.

L’esigenza di ricondurre il Pubblico Ministero sotto il controllo del potere politico è una tentazione ricorrente nel mondo politico, ma si scontra con il dettato costituzionale.

La legge attuale già stabilisce una netta separazione delle funzioni fra magistratura giudicante e magistratura requirente, con la conseguenza che il passaggio dalla funzione requirente a quella giudicante, e viceversa, è soggetto a delle forti limitazioni.

Se approvato il quesito avrà come unico effetto quello di allontanare il Pubblico Ministero dalla cultura della giurisdizione e creare le premesse perché, in seguito, con una riforma costituzionale possano di nuovo essere riproposte forme di controllo politico sull’esercizio dell’azione penale.

 

Quesito n. 4.

Equa Valutazione dei Magistrati

La valutazione professionale dei magistrati è una competenza che la Costituzione assegna all’organo di autogoverno, che decide anche sulla base dei pareri formulati dal Consiglio Direttivo della Cassazione e dai Consigli giudiziari.

I consigli giudiziari sono organismi territoriali anch’essi formati sulla falsariga del consiglio superiore della magistratura. Essi sono composti da membri di diritto (il presidente della Corte d'appello, il procuratore generale e il presidente dell'ordine degli avvocati), da magistrati eletti dai loro colleghi e da membri laici, avvocati e un professore universitario.

I Consigli formulano pareri su questioni che riguardano l’organizzazione ed il funzionamento degli Uffici giudiziari, esercitano la vigilanza sulla condotta dei magistrati in servizio e formulano le pagelle relative all’avanzamento in carriera dei magistrati. Su queste ultime due competenze hanno voce solo i componenti togati.

Il quesito impone che alla valutazione dell’operato dei magistrati partecipino anche avvocati e docenti universitari, i cosiddetti laici.

 In questo caso un giudice si potrebbe trovare di fronte, in aula, un avvocato che potrebbe poi influenzare, col suo voto, un eventuale avanzamento di carriera. Si creerebbe un cortocircuito di cui non beneficerebbero la serenità e l'imparzialità del magistrato.

 

Quesito n. 5

Riforma del CSM

l quesito incide sulle modalità di presentazione dei candidati per l’elezione al Consiglio Superiore della Magistratura.

La disciplina attuale prevede che i candidati in ciascun collegio debbano essere proposti da una lista di magistrati presentatori non inferiore a venticinque e non superiore a cinquanta.

Il quesito elimina la lista, facendo sì che ciascun magistrato si possa candidare senza bisogno dell’appoggio di un gruppo di magistrati che sostenga la sua candidatura. Secondo i promotori in questo modo si farebbe venire meno l’influenza delle correnti nella elezione dei membri del CSM.

Ma l’elezione dei propri rappresentanti in un organo di autogoverno di rilievo costituzionale necessariamente comporta un confronto fra orientamenti culturali (e politici) differenti - e non tanto una competizione fra qualità personali - che devono emergere in modo chiaro e invece risulterebbero incomprensibili con una moltiplicazione delle autocandidature.

In definitiva il quesito non propone una riforma ma esprime soltanto un segnale politico di diffidenza verso l’associazionismo ed il pluralismo culturale all’interno del corpo dei magistrati.

 

A TUTTI I QUESITI NOI VOTIAMO NO!

 

Ricordiamo che chi non intende votare per i referendum deve rifiutare le schede restituendole al Presidente del seggio PRIMA DI ENTRARE IN CABINA.

Altrimenti la scheda bianca contribuisce comunque al raggiungimento del quorum.

 

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