Lo sfacelo dell’Occidente

di Fabio Marcelli - comune-info.net - 18/06/2024
Il G7 di Brindisi conferma la crisi dell’Occidente che ha dominato il mondo per cinque secoli e appare oggi privo di ogni prospettiva. Dal cuore dell’Europa occorre a questo punto emergano forze capaci di opporsi a questo sfacelo intessendo rapporti cooperativi e pacifici col resto del mondo

L’annunciato fallimento del Vertice G7 di Brindisi, incapace di dare alcuna risposta costruttiva agli enormi problemi di sopravvivenza del pianeta, conferma lo stato di agonia terminale degli Stati occidentali ed aggregati che da oltre cinque secoli ne reggono le sorti.

Oggi costoro appaiono sconfitti su tutti i piani, da quello brutalmente militare, a quello della redditività economica a quello, soprattutto, del consenso culturale e ideologico, e perdono terreno ovunque, tranne che in ristretti settori di dinosauri mummificati, siano essi bidenofili o trumpofili, che sempre più spesso si volgono verso il fascismo aperto come dimostrano fenomeni apparentemente bizzarri e folkloristici come le molte preferenze date al generale Vannacci o l’emergere di personaggi inquietanti come l’attuale presidente argentino Milei. È in questa fase di estrema decadenza del dominio occidentale sul mondo che si producono orrori e minacce di ogni genere.

L’Olocausto del popolo palestinese bombardato e costretto alla morte per inedia e malattie dai suoi aguzzini nazisionisti fortemente appoggiati dagli Stati Occidentali (ricordiamo che i principali fornitori di armi ad Israele sono nell’ordine Stati Uniti, Germania e Italia), prefigura quello dell’intera umanità e in particolare dell’Europa che sarebbe distrutta nei primi tre minuti della possibile guerra nucleare tra Russia e Nato. Eppure i governanti criminali dell’Occidente non recedono né dall’appoggio allo Stato genocida israeliano, né di fronte alla minaccia di apocalisse nucleare che incombe sulle nostre teste e rilanciano la loro disperata partita a poker che ha per posta in gioco la civiltà umana, nella folle speranza di sconfiggere la Russia sul terreno.

Alcuni di loro hanno legato a questa insostenibile posizione bellicista le loro fortune elettorali, con esiti disastrosi, già abbondantemente registrati (Macron, Scholz) o da incassare prossimamente (Sunak). Ma le forze che sono state premiate o lo saranno al posto loro non lasciano molto spazio alla speranza. Infatti le destre europee vincitrici in Germania e Francia, mentre appoggiano strenuamente Israele (nonostante il carattere paradossale di tale appoggio da parte di una forza apertamente simpatizzante per il Terzo Reich come AfD), si avviano a seguire il luminoso esempio di Giorgia Meloni, incamminata a ingurgitare ogni rospo atlantista e a ribadire il suo appoggio incondizionato alle politiche della Nato e degli Stati Uniti, siano questi guidati da Biden o da Trump nel prossimo futuro.

L’affermazione delle destre che emerge dalle elezioni europee costituisce un chiaro rigetto delle politiche fin qui seguite e quindi un rifiuto, forte soprattutto tra i giovani, della pessima Unione europea basata sull’ossequio a Washington e quello alle lobby di ogni genere, ma tali destre esprimono come unico proprio contenuto qualificante l’opposizione all’immigrazione, oltre a una riproposizione dei vari nazionalismi destinati fatalmente a entrare in conflitto tra di loro, fino alla possibile deflagrazione finale dell’Unione stessa, sempre che che tale deflagrazione riesca a precedere quella nucleare che spazzerà via l’Europa stessa.

Col livore dei signorotti spodestati dal cammino inesorabile della storia, i governanti del G7, oltre a rilanciare la via del riarmo, dell’economia da guerra e della militarizzazione totale, che ancora una volta sembrano costituire ricette valide anche dal punto di vista della sopravvivenza dell’economia capitalistica, alzano pateticamente la voce per tentare di intimidire in qualche modo i loro competitor. Nei fatti costoro si affidano a improbabili soluzioni, come il Piano Meloni (indebitamente battezzato Piano Mattei) per l’Africa o la decisione di gravare di insopportabili dazi i prodotti dell’industria automobilistica cinese, compresi quelli delle joint-venture in atto e in progetto, tarpando in tal modo le ali a ogni cooperazione economica, necessaria per un futuro prospero e condiviso e per affrontare in modo adeguato le sfide collegate alla lotta al cambiamento climatico.

In ultima analisi, tuttavia, il futuro dell’Occidente in rapido declino rimane affidato alle armi e al big stick impugnato dal governo di Washington, che non esiterà a impugnarlo per vibrare tremende bastonate di qua e di là, anche se a rimetterci dovessero essere i suoi sciagurati “alleati” (rectius servi sciocchi) europei.

Uno scenario catastrofico che potrà essere impedito solo da un ritorno del protagonismo dei popoli europei e dalla loro scelta più che mai indispensabile e urgente di disertare dall’Occidente, riuscendo ad abbandonare la nave che affonda, per intessere nuovi e costruttivi rapporti col resto del mondo (Russia, Asia, Africa, America Latina) che si allontana a velocità astronomica dal pilota malfermo e oramai quasi del tutto cieco che siede alla Casa bianca.

Foto tratta dal Fliker di Number 10

Fabio Marcelli

 

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