Vincitori e vinti

di Barbara Fois - liberacittadinanza.it - 09/10/2025
Mentre i governi tacciono omertosamente, la società civile del mondo intero si ribella alla intollerabile violenza del governo Israeliano di Netanyahu contro il popolo palestinese e scende in piazza

L’esempio coraggioso della cosiddetta “flotilla”, ha scosso le coscienze, perché ci ha dimostrato che qualcosa, sia pure a livello simbolico, la possiamo fare anche noi cittadini, anche se in ogni modo possibile i nostri governi hanno cercato di esautorarci e di farci sentire inutili e marginali. Piano piano i nostri politici si sono mangiati - e continuano a farlo – tutte le prerogative di un paese democratico, libero e responsabile. Ci stanno lentamente sottraendo le libertà fondamentali, cercando nel contempo di lasciarci al buio dell’informazione, quindi non può stupirci che sostengano Netanyahu e il suo governo di macellai. Tutti noi, credo, ci siamo chiesti costernati come mai un pugno di Israeliani potesse fare tutto quello che voleva, senza che nessuno si opponesse con autorevolezza e fermezza. Lo stesso sgomento doveva avvilire un po’ tutte e tutti, che hanno ricominciato a scendere in piazza: era da tanto che le piazze non si riempivano così. Molti, troppi a sinistra non andavano più a votare, in disprezzo di quanti avrebbero dovuto rappresentarci e invece si facevano gli affari propri, e nel contempo partecipavano sempre più raramente al 25 aprile e alle commemorazioni tradizionali della sinistra. E poi miracolosamente, sulla scia delle barche della “flotilla” che ci ha indicato la rotta, la gente si è svegliata dal sonno della ragione ed è scesa in piazza. Ed era davvero tanta. Per fare un esempio che conosco bene: trentamila in corteo a Cagliari, su 400.000 abitanti dell’intera area metropolitana, è una percentuale di tutto rispetto direi!! Ma a Roma si sono superati i 2 milioni, a Milano e in altre città della Penisola si sono registrati centinaia di migliaia di partecipanti… ma guarda un po’: negli stessi giorni in cui la gente scendeva in piazza a protestare, c’erano le elezioni regionali: nelle Marche i votanti sono arrivati appena al 50%, ma in Calabria l’affluenza alle urne ha toccato stentatamente il 43%!! Se fosse stato un referendum sarebbe stato nullo. E dovrebbero esserlo anche le elezioni che non raggiungano il 50% più 1. Ma figurati se ci sarà mai qualcuno che lo proporrà! Comunque certo è singolare e fa riflettere questa dicotomia: le persone scendono in piazza e vanno in corteo ma non vanno a votare. Soprattutto questo vale per la sinistra: dunque è ancora viva, a livello di base, è capace di mobilitarsi, ma non è più disponibile ad entrare in un seggio e dare un voto. Che vuol dire? Che gli ideali ancora ci sono, sono ben saldi e vivi nel popolo progressista, ma i leaders di riferimento e la sua classe dirigente in generale non hanno più né la loro stima, né la fiducia necessaria. E non è questione di campo largo o meno. No. Qui siamo davanti ad un rifiuto e a una disistima totali e che non hanno rimedio. O la sinistra e in particolare il PD sono in grado di cambiare, di fare pulizia al proprio interno, cambiando rotta e persone, o lentamente si dissangueranno e finiranno per estinguersi. Sulla possibilità di un cambiamento radicale, tuttavia, la vedo grigia: basta vedere come hanno gestito appunto la vicenda della “flotilla”: non hanno capito niente, come al solito, di quello che passava nella testa e nel cuore della gente, a vedere quelle terribili immagini del popolo di Gaza, ferito a morte da un invasore armato fino ai denti e deciso ad annientare l’ intero popolo palestinese e prendergli la sua terra. E per raggiungere questo scopo l’invasore è determinato al punto di sparare su povere creature inermi: donne, vecchi e bambini, in fila con recipienti e scodelle per avere un po’ di cibo e di acqua. Una crudeltà che non si può nemmeno definire con una sola parola. Perché non basta dire ignobile, disumana, bestiale, infatti è molto di più: qualcosa che comprenda e sottolinei anche il ribrezzo per il loro marciume mentale, fatto di un razzismo violento e immotivato, che può solo suscitare un invincibile disprezzo.

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Ed ecco, all’improvviso, mentre in noi cresceva la rabbia e l’odio, un gruppo di persone di tutto il mondo, con le loro piccole barche, buona gente disarmata e piena di generosità, si mette in mare per portare cibo, acqua e conforto a quel popolo straziato. E lo fa senza nessuna indicazione o copertura governativa, senza padrini o padroni. Vederli è stato come respirare una boccata di aria fresca, come se il peso che sentivamo sul cuore fosse sparito, come si fosse rifatto giorno intorno e come se fosse tornata la voglia di rimetterci in marcia, di riprenderci la nostra vita in mano e fossimo in grado, ancora una volta di orientare positivamente il nostro futuro.

Tanta gente si sta mobilitando, al di là delle critiche e degli sfottò dei soliti imbecilli, che credono di sembrare fighi e invece sono solo patetici e grotteschi. E la pressione morale di questa gente, dei comuni cittadini, ha mostrato la sua forza, al di là di tutto: se non fosse così l’esercito israeliano avrebbe sparato a zero sui naviganti della “flotilla”. Quello che li ha fermati è stata la consapevolezza della loro crescente impopolarità presso la gente del mondo intero, una impopolarità che sta diventando odio e intolleranza. Cosa sarebbe successo se avessero sparato contro questi inermi? Forse sarebbe stato davvero troppo per chiunque, anche per i loro alleati. L’odio sarebbe diventato furore, sentimenti molto pericolosi in questi tempi di prepotenti, e le risposte e le ritorsioni non si sarebbero fatte attendere.

Ma il messaggio positivo che viene dalla gente del nostro Paese sulle barche e nelle piazze, non ha solo riempito i nostri cuori, ma, cosa più importante, è arrivato anche a consolare quelli dei Palestinesi. Via cellulare mi è arrivato un messaggio, pubblicato anche dal Manifesto, della scrittrice palestinese Eman Abu Zayedi e che qui di seguito vi allego :

GIORNI dopo l’evacuazione, mentre cercavo di elaborare le nostre perdite interminabili, mi è arrivato sul telefono un video dall’Italia. La scena mi sembrava quasi irreale: strade gremite di persone, striscioni che chiedevano la fine della guerra e bandiere palestinesi che sventolavano ovunque. Le voci gridavano slogan che non riuscivo a comprendere del tutto, ma ne percepivo l’emozione. In quel momento ho capito che ciò che ci sta accadendo a Gaza non passa inosservato, e che ci sono persone che alzano la voce per noi da luoghi lontani, che non abbiamo mai visitato.

Le dimensioni delle manifestazioni in Italia, nei video che ci arrivavano, erano sorprendenti: centinaia di città piene di manifestanti che impugnavano cartelli con scritto “Stop alla guerra” e “Palestina libera”. Perfino i sindacati hanno proclamato uno sciopero generale di 24 ore in solidarietà con noi. Quelle immagini non erano soltanto scene su uno schermo: erano un messaggio chiaro che non siamo soli, che il mondo ci guarda e ci sostiene, nonostante la distanza che ci separa e le diverse circostanze.

Il sostegno italiano non si è limitato alle parole; ci sono state iniziative concrete che ci hanno dato speranza. Tra queste, la Sumud Flotilla, salpata verso Gaza nonostante i tentativi di fermarla. La loro incrollabile decisione di proseguire ci ha ricordato la nostra stessa resistenza, e come un singolo gesto di determinazione possa fare una significativa differenza. Queste iniziative hanno reso la solidarietà tangibile, dimostrando che il sostegno altrui non è passeggero, ma un’azione reale che lascia un segno nelle nostre vite, in mezzo a tante difficoltà.

QUANDO LE PERSONE a Gaza hanno visto quelle immagini e quei video, hanno percepito che qualcuno stava al loro fianco. Le conversazioni tra vicini e amici erano piene di racconti di solidarietà, e si percepiva una strana sensazione di speranza, nonostante tutto il dolore e la perdita. Non aleggiava più solo tristezza; cominciava a farsi strada la sensazione che il mondo non ci avesse dimenticati, che le nostre voci arrivassero lontano, e che non fossimo soli di fronte alla guerra e alla distruzione. Questo impatto psicologico è stato molto importante, perché ha dato alle persone la forza di andare avanti, anche solo per un momento, di fronte a una realtà così dura.

ALLA FINE, è evidente che anche un piccolo gesto può fare una grande differenza. La solidarietà che ci è giunta dall’Italia non è stata solo fatta di parole, ma di messaggi e azioni concrete che ci hanno ridato un senso di speranza. Siamo profondamente grati al popolo italiano per essere al nostro fianco e per il suo sostegno costante in questi tempi difficili. Gaza ha bisogno che il mondo continui a ricordare la sua gente e a offrire il proprio aiuto, con le parole o con i fatti. Nonostante tutte le difficoltà e la distruzione, il nostro legame con il resto del mondo resta una fonte di motivazione per resistere e perseverare – e speriamo che tutti si rendano conto che le nostre voci e le nostre storie contano, e meritano di essere ascoltate. “

E’ davvero confortante. Fa pensare che possiamo anche fare a meno dei politicanti che ci imbrogliano e ci mentono e ci lusingano solo per avere il nostro voto. Questa casta che ormai è diventata una crosta fastidiosa, incompetente, onerosa e arrogante. Davvero possiamo bypassarla, scavalcarla, farne a meno? La testimonianza di Zayedi ci fa ben sperare, come la gente che ricomincia a partecipare e a riprendersi gli spazi da protagonista, alla faccia di questo governo di destra, alle sue bugie, alle sue pagliacciate, alla gente improbabile che ammorba la vita del Paese, agli inginocchiamenti davanti a Trump. E alla faccia anche di una leadership di sinistra che è sempre più marginale e deraciné. Vedremo se i cialtroni, i narcisi, i violenti, gli avidi che popolano la ribalta politica mondiale finiranno come si meritano. Vedremo allora chi saranno i vincitori e chi i vinti.

Barbara Fois

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Eman Abu Zayedi

 

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