IN MEZZO A UNA STRADA

di Citto Leotta - Liberacittadinanza.it - 07/01/2022
Il Paese, alla vigilia di svolte Istituzionali fondamentali, rischia di girare a vuoto, in preda agli eventi, senza rotta né bussola. Poveri noi!

Credo che non ci sia immagine più emblematica, per il governo Draghi (o “dei migliori”), che quella comunicazione smozzicata (le facce stravolte, la barba lunga, l’aspetto sfiancato da ore di battaglie verbali e dolorose concessioni) estorta dalle TV ai ministri Speranza, Brunetta e Bianchi all’uscita del drammatico CdM di mercoledì sera, in cui venivano deliberate una serie di misure tanto urgenti, drammatiche e draconiane quanto confuse, pasticciate e probabilmente inutili.

In una fase (non la prima, temiamo non l’ultima) drammatica della pandemia che ci attanaglia da quasi due anni, il premier non si degna di indire una conferenza stampa ove spiegare, con pazienza e condivisione umana, (e dati scientifici alla mano), l’urgenza e l’ineludibilità dei provvedimenti, le motivazioni alla base delle decisioni prese. Non può farlo perché, a parte l’alterigia e il distacco del personaggio, gelido (ora si capisce perché non porta mai il cappotto) e privo di empatia, non può presentare un decreto che, rispetto alla bozza originaria, si presenta deformato, mutilato, privo di senso. Dalla ridicola limitazione dell’obbligo vaccinale agli “over 50”, alle “terribili” sanzioni per chi non si vaccina (100 euro, ma si badi bene, “una tantum”), dall’esenzione del GP2 per i “servizi alla persona” (parrucchieri, estetisti, settore meritevole invece delle restrizioni più severe) sino a quelle norme sulla Scuola che, se il momento non fosse tragico, potrebbero costituire la solida base per un nuovo Teatro dell’Assurdo.

E’ questa l’ennesima dimostrazione di quanto un governo così eterogeneo, in cui convivono interessi e tornaconti contrapposti, con relativi ricatti e veti incrociati, è destinato all’immobilismo, alle lacerazioni, e a una navigazione incerta e contraddittoria. Tantopiù se, nel frattempo, le forze politiche che ne fanno parte affilano le armi per la corsa al Colle cui “Il Nostro”, tanto per complicare le cose, ambisce (è lecito pensar male? Sì, è lecito).  

La situazione ideale per  affrontare la pandemia e programmare il risanamento economico del Paese, i compiti , “le mission” che il buon Mattarella aveva inteso affidare al salvifico Supermario e al suo drappello di “migliori” (!). E così, nonostante le agenzie di stampa dettassero già da un paio d’ore il tono, le parole e persino le virgole della rissa in CdM (con gli ineffabili leghisti nella parte degli aperturisti irriducibili) i poveri ministri, come impavidi scolaretti (mentre il preside fuggiva dall’uscita di servizio) affrontavano i microfoni, ma lo spirito, lo sguardo e l'aspetto generale erano più eloquenti di mille parole. Anche se, bisogna dirlo, ci pensava il capoclasse Brunetta, con la solita burbanza, a rassicurare il colto e l’inclita: “Ma quale spaccatura? Non vedete che abbiamo votato all’unanimità ?”.

Eh già, è una vecchia regola: coi ricattatori, basta calarsi le braghe e dargli quello che vogliono, che loro se ne vanno felici e contenti, e ci mettono anche la firma. Queste dichiarazioni, rese “in mezzo a una strada”, stanno quasi a significare la rappresentazione plastica del caos governativo più totale nel quale il Paese versa. Un Paese che, alla vigilia di svolte Istituzionali fondamentali, rischia di girare a vuoto, in preda agli eventi, senza rotta nè bussola. Poveri noi!

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