La Francia nera: le radici

di Corrado Fois - liberacittadinanza.it - 14/09/2023
L’estrema civiltà è capace di generare estrema barbarie- Pierre Drieu la Rochelle

Il pezzullo precedente, un just in time collegato all’intemerata di Giuliano Amato, si inseriva dentro una riflessione che avevo in mente di fare sull’estrema destra francese nel quadro complessivo dell’internazionale nera. Da Cittadino mi incuriosisce capire le radici dell’Europa ipernazionalista anche in prospettiva, guardando alle prossime elezioni continentali in cui la destra gioca una partita da comprendere bene. Di questo chiacchieravo con un amico che è stato per una vita giornalista di inchiesta in varie testate d’oltralpe. Nel quadro delle nostre conversazioni estive venne fuori la brutta storia dell’abbattimento del volo Itavia, rievocata in quei giorni da Amato. La versione che mi raccontò non aggiunge nulla a quella rivelata da Purgatori. Tranne un paio di dettagli aggiuntivi, da prendere con le molle perché parte di un detto/non detto francese, sul combattimento nei cieli di Sicilia del 1980 per abbattere Kedafi, incluso il finale, col suo strano atterraggio. Sono chiacchiere, mi diceva l’amico, e vanno viste così, ma di certo la vicenda andava scavata dai partiti della sinistra e non lasciata finire dietro cortine fumogene.

Torno alle articolate riflessioni di Eric sul ruolo avuto dalla Francia nell’internazionale nera, che hanno aggiunto spunti alla mia curiosità. Tra le cose da valutare mi indicava il peculiare sostrato ideologico della nuova destra ipernazionalista francese che ha le sue radici più recenti nelle guerre coloniali del secondo dopoguerra. In quegli anni durissimi – la rivoluzione di Indocina e poi d’ Algeria – si giuntano due differenti visioni del nazionalismo egualmente presenti in Francia: la destra collaborazionista e fascista, che esce a pezzi dalla sconfitta, ed il nazionalismo repubblicano di chi, pur combattendo con De Gaulle durante l’ultimo anno di guerra, ha vissuto come un’umiliazione la sconfitta in Viet Nam ed il patto con Il Fronte, che portò agli accordi di Algeri ed alla perdita dell’ultima grande colonia.

Alla Francia nera – cos’era in partenza, com’è diventata nella rete europea ed oltre- è dedicato questo pezzullo in due parti ( Le radici, ed a seguire i collegamenti internazionali ) , collage di ricerche svolte sempre a modo mio e per mia curiosità. Quindi allo scopo di ampliare e rendere oggettiva la traccia segnalo altre e ben più approfondite riflessioni, per chi abbia voglia di guardare dentro questo intreccio internazionale.

Le radici

Nei territori occupati dai tedeschi dopo il crollo del 1940, la Francia fascista e collaborazionista, appariva come un insieme confuso e litigioso – scontri anche a fuoco tra fazioni in teoria della stessa parte – di piccoli partiti finanziati dai servizi segreti di Doenitz. In parallelo la Repubblica di Vichy, gestita da Petain e Laval, fingeva una sorta di spontanea cooperazione con l’invasore raccontandosi, senza successo, come nazione mutilata ma ancora indipendente.

Nella Parigi convulsa e febbricitante degli anni d’occupazione – 1941,1944 - il movimento della collaborazione prese piede e corpo coinvolgendo un’intera generazione di intellettuali, giornalisti, politici. Era sostenuto concretamente da quei piccoli partiti cui accennavo. Nella galassia fachò formata da varie sigle( alcune francamente strampalate come il Movimento Nazional Collettivista di Clementì ) i partiti più importanti erano due: Il Partito Popolare Francese, creato negli anni ’30 da Jacques Doriot ( ex astro nascente del Partito Comunista ) ed Il Movimento Nazional Popolare di Marcel Deat ( ex ministro del Partito Socialista ). Insomma i due pilastri del fascismo parigino erano sotto-prodotti dei partiti che facevano parte del Fronte Popolare, l’esperienza di governo al contempo più interessante e più deludente nella storia politica socialdemocratica. (per approfondire: Partis et mouvements de la collaboration- Le Marec,Lambert- Ed. Grancher ).

Finita la guerra il generale De Gaulle pestò il pugno sul collaborazionismo. Vennero fucilati alcuni primi attori, tra questi Joseph Darnand il capo della Milizia, strumento di dura repressione del maquis, Robert Brasillach – razzista fascista e cocainomane - scrittore controverso ma anche molto letto e dunque sovraesposto. Negli stessi giorni del ’45 Pierre Drieu la Rochelle, di certo il più complesso e raffinato tra gli intellettuali di estrema destra, amico di Malraux Cocteau e Sartre, preferì uccidersi. La chiamarono epurazione, anche se, come da noi, alla fine fu una sciacquata di coscienza senza nerbo. Infatti toccò qualche figura emblematica e fece volare qualche straccio lasciando immutata la sostanza vera del potere: la burocrazia civile e militare, che ritroveremo in Francia, così come in Italia ed in Germania, passata armi e bagagli dal fascismo al centro democristiano. Ma sempre pronta a collaborare.

La quarta Repubblica francese prese corpo nel 1947. Il capo del governo, Georges Bidault, guidava un’alleanza confusa che andava dai cristiano sociali fino ai comunisti, riferimento per quella futura Unione tanto cara ai prodiani. Bidault promulgò una sorta di amnistia generazionale, come aveva fatto Togliatti per capirci, per le molte migliaia di giovani che avevano militato nei movimenti di collaborazione. In particolare il governo francese offrì a chi stava in carcere di entrare nell’esercito coloniale per rinforzare la presenza in Indocina, in grande fermento. Un provvedimento che prendeva atto di una realtà in corso: molte centinaia di miliziani e collaborazionisti, già all’indomani della sconfitta, erano andati ad infoltire i ranghi della Legione Straniera, intesa come via di fuga, ma anche come vicina ideologicamente.

Fu proprio nella forza militare coloniale che si giuntarono le due parti fino a quel momento avverse. Giovani ufficiali gollisti, che avevano combattuto in Italia ed in Germania con generali come Salan o De Lattre, comandavano truppe dove si mescolavano ex SS francesi, Miliziani, Servizio d’Ordine del PPF mentre centinaia di reduci dal fronte russo od europeo - tedeschi, ungheresi, olandesi e naturalmente molti italiani di Salò - infoltivano la Legione.

Dopo 7 anni di massacrante guerra di Indocina fu la volta della ribellione algerina. Nel frattempo le due parti si erano amalgamate nel quadro del nazionalismo colonialista, forgiato nei campi di battaglia. Si ritrovarono a combattere sempre insieme prima nei deserti e poi nella durissima repressione di Algeri, così ben raccontata da Gillo Pontecorvo.

A comandare la forza francese di occupazione, come già in Indocina, venne destinato il generale Raoul Salan. Personaggio estremamente complesso in cui spicca, evidente, il nazionalismo più esasperato, nel quadro di una visione bonapartista dello stato e della cittadinanza ( qui il suo profilo https://www.britannica.com/biography/Raoul-Albin-Louis-Salan ) . Ed è proprio lui, che proviene dalla resistenza gollista, a tentare il primo colpo di Stato in Europa ed a fondare il primo grande movimento terrorista di estrema destra: L’OAS.

Nel finire degli anni 50 De Gaulle, comprendendo che la partita coloniale è persa, decide di lasciare l’Algeria. Raoul Salan si schiera apertamente e duramente contro il governo e contro il suo Capo. In quel momento è all’apice della carriera, comanda la piazza militare di Parigi dopo aver comandato Algeri, ma non esita a denunciare duramente il suo generale, accusando De Gaulle di tradimento. Viene messo a riposo, praticamente cacciato da ogni comando. Ritorna però ad Algeri, convinto che si debba continuare a combattere per difendere il primato della Francia. Insieme ad altri personaggi, di cui vedremo i tortuosi percorsi che toccano anche l’Italia, fonda una sanguinaria organizzazione segreta, l’OAS responsabile di attentati, fucilazioni, torture e rapine. La prima radice del terrorismo nero europeo.

L’OAS

L’organizzazione segreta nasce a Madrid all’indomani del fallito colpo di stato, il putsch dei generali ( aprile 1961 ) primo tentativo di colpo di stato europeo di quel decennio che ne vedrà due tentati in Italia ed uno riuscito in Grecia.

Il putsch di Algeri è un colpo di mano insaspettato e ben orchestrato. Salan ed altri tre generali ( Zeller, Jouhaud, Challe) insieme ad alcuni reparti della Legione occupano aeroporto e centri vitali della città e proclamano decaduto il potere di Parigi in Algeria. In pratica l’idea è di sfruttare la confusione generata dal referendum sull’Indipendenza e la conseguente affermazione di DeGaulle sul ritiro francese, per creare una nuova nazione coloniale indipendente con il sostegno dei francesi d’Algeria, chiamati con ironico disprezzo pieds noir.

A Parigi Il Generale non si fa intimidire, compare in televisione con la sua uniforme, quella con cui a sfilato nei giorni della liberazione, ed afferma che questi quattro generali in pensione non hanno nessuna chance. Ed è vero. La vera forza militare in Algeria, cioè i paracadutisti, resta fedele. In particolare il famoso 3 reggimento del Colonnello Marcel Bigeard, annichilisce ogni resitenza dei golpisti ( Bigeard verrà rappresentato benissimo dall’attore Jean Martin nel film di Pontecorvo, la battaglia di Algeri. Imperdibile.) Anche la maggioranza della Legione si schiera a sostegno di De Gaulle. Così il putsch svanisce in una bolla di sapone ed i quattro vengono arrestati, ridicolizzati e- peggio - praticamente perdonati quasi fossero dei vecchietti rimbambiti. In realtà non era esattamente così. Nella Francia reazionaria e colonialista molti li appoggiavano e sostenevano. Come vedremo in seguito. Sul tema una raccolta di articoli d’epoca https://bibnum.sciencespo.fr/files/original/1d5f11af302d2d9e31830fbbbe5165ec4c06d5d3.pdf )

Salan passa in clandestinità e fonda, come dicevamo, nella Spagna franchista l’organizzazione armata segreta. Con lui due personaggi pressochè sconosciuti: Pierre Lagaillarde, Jean jacques Susini. Di quest’ultimo parleremo ancora, nel quadro dei rapporti internazionali tra la destra ipernazionalista e colonialista francese e l’internazionale nera.

L’OAS opera attentati in Algeria. Attacca villaggi. Uccide nelle città. Non si è mai riuscito a fare un conto esatto delle vittime nelle sue orrende campagne terroristiche.Alcune fonti stimano oltre 2700 morti, altre meno di mille. Ma non conta la cifra. Conta l’orrore che questi professionisti militari in combutta con entusiasti sanguinari civili, riuscirono ad imporre coperti da una rete di protezione che nel tempo si è poi rivelata internazionale, forse atlantica. Nella scacchiera della guerra fredda i due imperialismi hanno mosso vari gruppi terroristici, come ben sappiamo.

Su Oas un overview sintetica si trova qui: https://it.insideover.com/schede/storia/oas-i-terroristi-che-dichiararono-guerra-all-algeria-e-alla-francia.html un’altra che di fatto costituisce un cronistoria più dettagliata in questo link http://win.storiain.net/arret/num198/artic1.asp

Gli Osès usano, primi tra i terroristi, il plastico come esplosivo per firmare con chiarezza gli attentati. Chiamano plasticages stragi e distruzioni. Non basta all’OAS scatenare il terrore nell’ex-colonia. Attaccano anche in Francia. Il 18 giugno del 1961 viene fatto saltare il treno Strasburgo-Parigi. 28 morti. Il più grave attentato in tutta la storia della Francia fino al Bataclan. Il più grave di sempre, commesso da francesi nel loro territorio.

A Salan e Susini non basta. Vogliono uccidere De Gaulle e buttare la Francia nel caos, così come si tenterà in America l’anno dopo, con l’assassinio di Kennedy. Tra la fine del ’61 ed il 1962 ci provano ben cinque volte!

Per quella che sarà l’ultima – il 22 agosto - è tutto perfetto, congegnato benissimo. Il Generale è in macchina con moglie e genero. Staffetta di due motociclisti, auto con scorta. I terroristi che lo attendono nel viale di uscita dal piacevole sobborgo di Petit-Claimart sono presumibilmente 5: una vedetta, due che apriranno il fuoco con dei fucili mitragliatori per fermare le auto, due tiratori scelti in linea di fuoco diretta per uccidere De Gaulle. Il caso salva il Generale. Un fornaio parcheggia il furgoncino nell’ asse di visuale dei tiratori scelti. Sparano solo le mitragliatrici. La DS nera è crivellata di pallottole, scoppia un pneumatico, ma l’autista è un pilota d’eccezione e riesce a sfuggire. Arrivato all’aeroporto sano e salvo De Gulle commenterà con un’alzata di spalle: non sono nemmeno capaci di sparare decentemente. In perfetto style du general , quel misto di enfasi, freddezza e sarcasmo che i francesi amavano.

Ma era profondamente incazzato. E dato il suo carattere determinatissimo mise in atto due piani di reazione. Il primo, ufficiale, fu opera dell’intelligence che dopo una ricerca a tappeto svolta con tutti i mezzi a disposizione acchiappò i congiurati. Finirono tutti in galera per decine d’anni, mentre il capo squadra – un ufficiale disertore dai parà- venne fucilato. L’ultimo nella storia contemporanea francese.

La seconda linea di repressione è invece sottotraccia. Dunque quello che riporto è un ..si dice.

Viene formata una squadra di agenti speciali con licenza di uccidere. La caccia ai membri dell’OAS si apre in quel tragico fine estate del ‘62. Capi e gregari dell’armée secrète vengono uccisi per strada, in casa, in viaggio, sul lavoro. Persone note ai servizi segreti finiscono nella lista di esecuzioni. Si dice che furono una dozzina i terroristi giustiziati con un colpo in testa.

Alla struttura ed azione di questa squadra fece riferimento Gonzales, il premier spagnolo, per i gruppi di fuoco da lui autorizzati allo scopo di giustiziare sul posto i terroristi dell’ETA negli anni 80/90. Interrogato nei primi anni 2000 sul tema Felipe Gonzales rispose, ho autorizzato ciò andava fatto per il bene della Spagna. Si dice che la frase di De Gaulle al corso Charles Pasquà, capo delle SAC ( Squadre di Azione Civica ) forse uno dei coordinatori della guerra segreta, suonasse così: faccia l’indispensabile per la Francia.

L’OAS si sciolse sotto i colpi delle istituzioni, ufficiali e parallele. Nel 1962 Raoul Salan venne arrestato e condannato all’ergastolo. De Gaulle lo graziò nel 1968. E’ morto nei primi anni 80 non senza aver incoraggiato e sostenuto la nascita del movimento di Jean Marie Le Pen.

L’altro ben più misterioso personaggio, Jean Jacques Susini, di origine corsa ma nato in Algeria, scappa alla repressione. Fugge in prima battuta in Portogallo. A Lisbona entra in contatto con il PIDE, i Servizi Segreti di Salazar. La struttura, ben addestrata e ramificata, ha buoni agganci con Gladio in Italia. Ed è proprio nel nostro paese di frontiera che nel 1963 si rifugia Susini. Vi resterà per oltre 5 anni. Quegli anni che portano fino a piazza Fontana.

A Susini ed altri simili, che hanno segnato una complessa stagione nella Francia nera e nell’internazionale eversiva è dedicata la seconda parte.

Sul terrorismo in Francia un paio di link: il primo spazia su tutti i tipi di terrorismo oltralpe

https://www.questionegiustizia.it/speciale/articolo/la-repubblica-francese-sconvolta_22.php

Sullo specifico dell’attentato a De Gaulle di Petit Claimart, questo link

https://perspective.usherbrooke.ca/bilan/servlet/BMEve/1622

Ancora un link su attentati dell’ OAS

https://enseignants.lumni.fr/fiche-media/00000000081/les-attentats-de-l-oas-et-la-manifestation-de-charonne.html

Ed infine un ampio articolo, sempre su struttura, obiettivi ed azioni dell’armata segreta

https://www.universalis.fr/encyclopedie/organisation-de-l-armee-secrete

..Note a margine

Un po' di begolate che scrivo per buttarle via… La prossima tornata elettorale in vista delle elezioni presidenziali americane non è più solo un torneo di bingo del centro anziani, ma anche una disfida tra inquisiti. Evabbè, ci sta tutto nel quadro del tramonto dell’Occidente. Kim Sa-il-kaz, il mini ciccione coreano con parrucchiere psicopatico, va a trovare Putin. Si scambiano armi, satelliti, e consigli su come cucinare col polonio. Schulz va in giro con una benda nera sull’occhio. Corretto. Ha fatto il pirata manipolando i conti pubblici della Germania, l’avessimo fatto noi italioti saremmo alla gogna europea. Zelenskj litiga col papa definendolo putiniano. Verrebbe da chiedersi che goccine prende l’ex attore. Da noi la sora Giorgia ormai perfettamente calata nel ruolo della Pulzella d’Orleans ( al netto che Giovanna non piazzava parenti in giro ) invita tutti ad essere nazionalisti senza egoismi. Auguri, assunto che nazionalista altruista è un ossimoro. L’innocua Schlein perde pezzi di PD a Genova. Francamente non capisco dove sia il problema, alla peggio perdesse altri dirigenti, può usare il modello Franceschini e piazzare mogli e mariti dei fedelissimi un po' dappertutto. C’est la nouvelle vague dans l’ancient degouter. A vomir.

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