Pellegrinaggi africani

di Corrado Fois - liberacittadinanza.it - 01/08/2023
Promettere costa poco, si dice e poi non si mantiene l’impegno. E non far niente? Costa ancor meno, basta girarsi dall'altra parte - Gino Strada

Ed ecco che improvvisamente tutti si sentono terzomondisti. Dopo aver intasato per un anno e più ogni telegiornale o media con ogni singola bomba in Ucraina - ed in proposito una cosa è informare con chiarezza e non far dimenticare, altra è intasare- ecco che giornalisti e teoreti si girano a guardare l’Africa. Dopo anni, lustri, decenni di silenzio, di righe frettolose, di manipolazioni. Con un pentimento tardivo, più probabilmente ipocrisia, le anime pie ritrovano in questi giorni la strada verso il sud. Magari durante il pellegrinaggio africano inciamperanno nella nostra succursale. Le baraccopoli degli immigrati in Campania e Puglia e Sicilia sparse nei campi abbrustoliti dagli incendi. Ne avrebbero giovamento – anime care - a vedere il nostro degrado prima di affrontare la verità dell’imperialismo in terra nera. Tutto in una volta può essere fatale.

L’Africa contesa

La Francia inorridisce e freme a vedere la sua ambasciata a Niamey assaltata dai manifestanti fiancheggiatori dei golpisti. Il giovane Macron con fosco cipiglio avvisa, si dovrebbe dire minaccia visto che si rivolge ad un paese indipendente, che non tollererà altre violenze. Forse ha già dimenticato le molte imposte dai vari governi francesi a quella zona sfortunata del mondo, oltre alle molte che sta vivendo in casa. Tensioni esterne ed interne causate dalla politica arrogantella del suo e dei precedenti governi. In Niger la Francia sta combattendo una battaglia legale contro i canadesi della Global Atomic. Questa società, insieme al governo Bazoum, ha soffiato i diritti per l’estrazione dell’uranio dalle miniere nel nord-Niger proprio ai francesi. E’ da marzo di quest’anno che i legali si affrontano qui e lì nei vari tribunali. Al centro del tema il caso della miniera francese aperta e chiusa malamente, di certo una delle ragioni dell’odio verso la Francia espresso dai manifestanti. Noi qui non ne sappiamo – ovviamente – nulla, la comunicazione di massa se ne è catafottuta, ma è un tema orribile. Si parla di cifre di malati e di morti per inquinamento radioattivo da far rabbrividire. Le ONG di Niamey insorgono da anni contro questo sfruttamento dissennato. Hanno organizzato denunce, marce, manifestazioni. La stampa e le televisioni del Niger se ne sono occupate per mesi. Tutto questo fermento è passato nel silenzio totale, od in qualche frettoloso redazionale, dei notiziari internazionali. A chi interessa? Tanto è Africa. Così chi ora vede l’assalto all’ambasciata di Francia pensa.. ecco i manifestanti al soldo di Putin. E non sa che cosa sta dietro. Una rabbia ed un odio covati nel tempo che ora possono trovare sfogo.

Questa è solo una delle infinite manipolazioni organizzate dall’informazione occidentale, sedicente democratica e sostanzialmente di potere. Tutta. Il potere quello vero, quello dei burattinai capitalisti che pagano gli stipendi, non dei goffi burattini seduti a far finta di essere premier. Per il colpevole silenzio dell’informazione asservita non sappiamo una cippa delle infinite crisi africane e delle loro motivazioni vere.

Qui un link per approfondire https://www.africa-express.info/2023/02/08/accuse-contro-la-societa-francese-che-ha-chiuso-le-miniere-di-uranio-in-niger-i-rifiuti-radioattivi-uccidono-la-gente/

Mentre i francesi dalle molte colpe si lamentano, quasi fossero loro le vittime, il solito Biden informa che è pronto ad affiancare Bazoum. Come vuol farlo, mandando i marines? Hm. Non sarebbe un’aperta violazione del diritto internazionale? Ma come sappiamo l’America non lo viola mai, ekkeka.. semmai esporta democrazia! A vedere quel che accade Old Joe ha preso una bella invidia per Putin che può spedire una Wagner riacquistata – o forse messa in società nella cupola – a fare i suoi interessi. Lucidando la colt Biden ed il suo coniglio Harvey staranno pensando che in fondo si può fare come in Somalia od in Libia, una missione umanitaria. Tanto si troverà sempre la UE, anch’essa democratica, pronta a sostenere le ragioni americane.

In questi atteggiamenti franco americani si rivela la consueta arroganza occidentale. L’Organizzazione degli Stati Africani è assolutamente in grado di gestire la crisi. Bisognerebbe lasciarla fare. Come si dovrebbe lasciar operare l’Onu. Ma questo non rientra nel quadro della dottrina Truman che vuole l’America, ed in subordine l’alleanza atlantica, guardiano del mondo. Biden è vecchio al punto giusto per aver ingoiato tutte le idee del presidente Truman, l’uomo della bomba atomica sul Giappone e del piano Marshall.

La Russia, per contro, si muove con la consueta cinica disinvoltura. Fomenta, finanzia, sostiene colpi di stato. Si insinua nelle eterne diatribe tribali. Con una mano agita il kalashnikov con l’altra mostra segni di pace. A San Pietroburgo c’è stato il convegno Russia/Africa. In quella circostanza Putin ha fatto un discorso importante che qui è stato silenziato oppure distorto, manipolato e che invece va visto ed ascoltato tutto. Ecco il link https://www.youtube.com/watch?v=VOLdoHMFRVY

Cosa dice Putin? Che la Russia è il più grande esportatore di grano, vero. Sostiene che è pronta a dare all’Africa decine di milioni di tonnellate gratis, vero. Cita nome per nome i paesi africani ai quali è pronta a dare grano consegnandolo a sue spese. Vero. Informa che sottoscriverà un accordo preciso per sostenere le politiche agricole del continente con tecnologie e infrastrutture.

Dice queste cose pubblicamente e ne assume l’impegno. Chi avrà la pazienza di ascoltare il discorso capirà perfettamente quanta manipolazione ci sia nell’informazione occidentale. Anche sull’accordo per il grano. Invece va capito tutto bene, perché c’è ben altro oltre il dichiarato.

Cosa non dice Putin? Quello che vuole in cambio dall’Africa e più in generale del terzo mondo. L’Ucraina? Ma non diciamo sciocchezze! Vuole un nuovo sistema mondiale di alleanze che cambi i rapporti di forza a livello planetario. Vuole sostituire l’imperialismo euroamericano con il suo. Buona pace a chi gli dà retta.

Lucio Caracciolo ( Limes ) sottolinea quanto in questo momento l’America – e di conseguenza l’Europa - stia perdendo l’egemonia nel terzo mondo a vantaggio di Cina e Russia. I due imperialismi orientali non hanno un passato di sfruttamento coloniale in Africa od altrove. Il loro approccio alla conquista delle ricchezze del sottosuolo africano - ma anche del suolo che ben gestito può diventare leader agricolo del pianeta – è fatto di società miste, di debiti in forma di leasing, di sostegno finanziario in sostituzione di quello occidentale. Poi se la spartiranno.

Alla Cina serve il sopra africano, serve spazio, serve una via per il Sud America; alla Russia interessa una parte del sotto. Ad entrambe serve che non l’abbiamo gli altri. Un accordo semplice, win-win perché all’Africa ( come al Messico, all’Argentina, al Brasile ) servono partnership tecnologiche che l’America ora non è in grado di dare, e che loro non si fidano a chiedere visto il pregresso.

Anche dal punto di vista ambientale i due imperialismi hanno una strategia diversa rispetto alle minchiate cosmogoniche dell’imperialismo occidentale. La ricetta è semplice: arrestare i deserti, riconvertirli in boschi, crescere l’agricoltura. Il sogno di Thomas Sankara. Ma lui sperava di fare da sé. Da vero africano indipendente, da socialista.

Aumentare la quota verde e l’ossigeno del mondo significa contrastare l’impatto nell’atmosfera dei gas serra. I tempi? Meno di un lustro per avviare, un decennio per avere ovunque la crescita verde. Anche questo è vero. Non risolutivo, ma migliorativo. Inoltre la Cina si è detta pronta al cleaning. Cioè al fare pulizia del pattume scaricato dall’occidente in Africa. Quasi un miliardo di tonnellate si stima con lo spannometro. Come? Impiantando termovalorizzatori che riciclano il possibile e l’utilizzabile e trasformano in concime e combustile il resto del pattume. Basta guardare a Brescia per capire come funziona.

Questa è la ragione del nervosismo americano ed europeo. Stanno perdendo la partita. Lo sanno. Così minacciano la Cina, sostengono l’Ucraina invasa svuotandosi gli arsenali. In fondo anche riarmarsi dopo le donazioni sarà un bel atout per l’industria americana ed europea. Ossigeno. Questa è una semplice verità che si scopre solo guardando ai fatti. A meno che non ci sia qualcuno capace di credere che il sostegno dato all’Ucraina da UE e USA fosse/sia davvero sostegno alla democrazia. Quale poi…

Russia e Cina, i nuovi ladri dell’Africa, sono come Arsenio Lupin. Rubano, ma non saccheggiano. Tolgono ma offrono in cambio. Tutto diverso dal cieco depredare, dalla violenza, dall’arbitrio colonialista e post colonialista occidentale. Diverso nella forma. Non nella sostanza. L’imperialismo ha solo una faccia. La contesa africana è appena all’inizio.

Due giganti africani

Mentre nel Sahel si consuma lo scontro tra parti giocato sulla pelle dei popoli, due giganti africani cercano una via d’uscita dall’attuale confusione ed una strada per il futuro. Il Congo. Il Sud Africa.

Delle guerre congolesi so qualcosa, qualcosa ne ho scritto qui nel blog. Ho dovuto cercare in giro per la rete e nell’informazione internazionale. Trovare il bandolo della matassa - in una informazione italiana che dell’Africa si è sempre totalmente disinteressata - non è stato semplice, almeno per me che faccio altro mestiere. Ho frugato in giro ed ho cercato di capire che succedeva perché da Cittadino, nel taglio politico e nel mio piccolo, sono un socialista internazionalista e terzo mondista. Considero nazionalismo e imperialismo i mali dell’Umanità da che essa esiste. Le forme economico sociali del capitalismo, che sostituisce il feudalesimo, hanno aggravato senza sosta questo limite della natura umana: il possesso. Della natura, degli altri esseri umani. Vicini, figli, mogli.

Credo che ogni popolo abbia il dovere della propria autodeterminazione. Anche se non sono astrattamente convinto della buona fede dei leader dei movimenti africani e dei congolesi in particolare, ritengo che siano i soli ad avere il diritto di cercare una via. Certo molte sono le delusioni. Lumumba sembrava incarnare la proposta socialista congolese. Si infranse sulla sua ambizione personale. Il rivale Mobutu fu per il suo popolo come i belgi, un tiranno. Durante il tempo del loro confliggere, gli anni 60, nel terreno del tribalismo congolese essi impiantarono le radici di quelle guerre che verranno poi indirizzate - e finanziate fino ad oggi - dalle multinazionali dell’energia e dei minerali preziosi.

David Van Reybrouck ha scritto un libro molto interessante ( Congo; Universale Feltrinelli ed. ) in cui ricostruisce la storia complessa, articolata, potente di quell’enorme paese così ricco di materie prime e di cultura. Si colgono e poi si vedono chiaramente nelle righe ben scritte di David, le radici di quell’odio tribale. L’instabilità endemica. Descrive come, sul quel tessuto, nel tempo si siano affermati gli interessi incrociati delle potenze coloniali. La corruzione che esse hanno portato e che si è insinuata in ogni ganglio del paese fino a sfiancarlo. Ma si coglie anche la grande forza di quella terra unica. La sua potenzialità.

Un Congo forte e libero, pur con tutte le sue contraddizioni che senza ingerenze esterne nel tempo verrebbero sanate, rappresenta la vera stabilità africana. Una forza straordinaria per quel continente frazionato dalla continua presenza colonialista. Ma siamo molto, molto lontani. Almeno al momento.

Per i pochi articoli – in italiano - ampi e documentati sul Congo si può andare su Limesonline.com ispionline.it osservatoriodiritti.it ed attivare la ricerca interna. Sono decisamente interessanti.

Anche il Sud Africa ha avuto una vita tormentata, tra guerre europee – l’anglo boera all’inizio del secolo scorso – e la repressione razzista. Inoltre l’enorme regione è afflitta storicamente da un forte e feroce tribalismo. L’unico vero, grande nemico interno del continente africano.

Il popolo Bantu che abita quelle terre è diviso in nazioni etniche. Prima per numero e diffusione territoriale quella degli Tzulu, ed a seguire i Xhosa e i Sotho. Quei gruppi coesi si sono scontrati per millenni fino ad oggi dove il campo tribale si è spostato nella guerra politica che ha frazionato il potere dopo la liberazione realizzata da Nelson Mandela e dall’allora sano ANC.

Negli ultimi dieci anni è inoltre cresciuto il peso dei rifugiati principalmente provenienti dal Congo ed aree limitrofe. Si sono create le condizioni per le solite guerre dei poveri nelle tremende enormi baraccopoli fuori le grandi città. Soweto, ne è l’esempio più classico. Il governo è fragile sempre sotto scacco delle componenti tribali e dei loro partiti. La costante corruzione e l’infiltrazione mafiosa orientale ( il 2,5% della popolazione sudafricana è di provenienza asiatica) hanno reso il paese ancora più fragile economicamente. Secondo le stime del Fondo Monetario il sud Africa è ad un passo dal collasso.

In questo momento di estrema crisi ecco la mano della Cina.

I rapporti con il Sud Africa sono in piedi da lungo tempo e le imprese cinesi sono le prime esportatrici in quel paese. Nel pieno del casino politico sociale, verso il quale per lustri la Cina non ha mostrato alcun interesse, oggi mostra attenzione. Intenderebbe, si dice, sostenere il debito sud africano in cambio di ampie concessioni territoriali. Per questo obiettivo Pechino segue una strada tortuosa e lunga fatta di una sottile costruzione di rapporti con le diverse etnie. Sembra che, conoscendo l’intrinseca debolezza del governo centrale, la Cina voglia costruire una rete forte di comuni interessi tra parti diverse, magari supportando il ragionamento quasi paretiano enunciato dall’economista sudafricano Dawie Roodt. Secondo l’esperto fondatore di Efficient Group- centro studi finanziario di Johannesburg - si dovrebbe aumentare l’orientamento federalista dello stato, suddividendolo in lands fortemente autonomi, cosi fronteggiare l’enorme problema complessivo ormai un nodo di Gordio. Molto diverso dal sogno di Mandela: un popolo unito, un futuro insieme.

Anche la triste sconfitta delle speranze di Nelson Mandela, tanto potente come uomo di principi quanto astratto come gestore di progetti, fa parte di questo nostro presente distopico.

L’attuale pellegrinaggio africano di imprenditori, politici, governi stranieri, imperialismi vari e per ultimo anche dei giornalisti, somiglia ai pellegrinaggi medievali in Terra Santa. Tutti arrivano con lo stendardo della cooperazione in una mano e nell’altra il sacco vuoto da riempire con le ricchezze del posto. Qualcuno dal nostro governo sbandiera quella cooperazione paritaria che faceva parte della dottrina africana di Enrico Mattei. Secondo me non è hanno capito granché ma è sempre bene ricordare un imprenditore ed un politico serio e rigoroso. Serve per capire le sue ragioni ed i metodi che gli costarono la vita. Avrebbe dovuto farlo il centro sinistra, che ha guidato l’Italia per gli ultimi dieci anni senza risolvere una sola delle molte cose che oggi rimprovera all’ennesima banda di scappati di casa messa al governo da un elettorato ormai senza illusioni.

All’Africa sta ora decidere cosa vorrà essere. Scegliere gli imperialismi di stato e cambiare l’asse politico mondiale, o continuare a reggere il gioco occidentale. La terza via, fare da sé e prendere in mano il proprio destino, sarebbe splendida. Ma avrebbe bisogno di grandi leader con squadre forti, coese e competenti. Avrebbe bisogno di sogni impossibili, come diceva Sankara, di un progetto di ricambio sociale frutto di una visione, proprio nel terzo mondo, da terzo mondisti. Ma anche là in quella terra così bella e così tormentata, le utopie sono svanite per lasciare in campo al solo spirito di adattamento. Alla ricerca del meno peggio.

..note a margine.

Era il 2 agosto del 1980. Il 2 agosto del 2023 ancora non sappiamo chi ha massacrato persone, storie, vite nella stazione di Bologna. Così come non sappiamo: Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Italicus, l’aereo Itavia, i vari assassini politici da Pinelli in avanti, Aldo Moro, il caso Cirillo, Chinnici e Falcone e Borsellino, via così. Non sappiamo nulla di nulla grazie ad una partitica che intorbida e pastetta ogni cosa e ad un’informazione che non approfondisce, che sputa etichette, che vive a servizio dei propri referenti. Sono pochi i veri giornalisti di indagine. Cito Mauro di Mauro, o Giuseppe Fava uccisi dalla mafia e Giancarlo Siani, che molto prima di Saviano ha scoperchiato la pentola camorrista pagando con la vita. E Andrea Purgatori, con la sua ostinata curiosità.

Ma è anche colpa di tutti noi pronti a rimuovere i misteri del passato per seguire e discutere ogni puttanata emettano queste comparse che chiamiamo politici.

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