Chi ha ancora il coraggio di dire “no alle armi a Kiev”?

di Pancho Pardi - 10/03/2023
Proprio chi vuole più di qualsiasi altra cosa la trattativa di pace dovrebbe oggi impegnarsi a garantire la più solida capacità di autodifesa ucraina. Altro che negargli le armi!

Dopo la pioggia di missili ultrasonici che la Russia ha ieri fatto precipitare sull’Ucraina ci sarà ancora qualcuno che continui a sostenere che per non prolungare inutilmente la guerra si deve smettere di inviare armi a Kiev? Chiunque lo sostenga dovrebbe spiegare come privando il paese aggredito dei mezzi di difesa si possa convincere l’aggressore a rinunciare all’offensiva. La Russia ha già messo a ferro e fuoco l’Ucraina quando questa si difendeva. Se questa non fosse più in grado di farlo che cosa impedirebbe alla Russia di farne un boccone?

Certo, chi era convinto che la Russia è stata costretta ad attaccare dall’espansione della Nato potrà accettare le ragioni di Putin anche questa volta: l’esercito invasore è stato costretto a far piovere missili perché l’esercito aggredito aveva osato sconfinare con un attacco su territorio russo. Questo è un punto chiave: l’aggressore sostiene che è suo pieno diritto portare distruzione e morte sul territorio invaso, mentre all’aggredito non è permesso di toccare la terra da cui provengono gli invasori nemmeno con occasionali sortite. Condizioni più asimmetriche non si potrebbero trovare. Si teorizza uno sfacciato gioco di ruolo: l’aggressore porti sfacelo dove vuole e può senza limite alcuno, l’aggredito si limiti a difendersi solo sul suo suolo. Non solo è aggredito ma deve difendersi con le mani legate.

Per la verità l’alleanza occidentale si è adattata a questo criterio. Ha evitato di fornire all’Ucraina mezzi capaci di fare danno oltre confine e ha accettato il principio che la violazione dell’asimmetria da parte degli aggrediti legittimerebbe il ricorso degli aggressori all’escalation nucleare. L’autocensura è plateale, ma in realtà la cautela occidentale non si ferma qui: gli stessi mezzi di difesa vengono centellinati con avarizia. I carri armati più efficaci vengono lesinati. E il paese aggredito è indifeso di fronte ai nuovi missili ultrasonici. E ora che gli stessi missili mettono a rischio l’incolumità della centrale nucleare di Zaporizha appare evidente che l’Ucraina subisce una grave mancanza di mezzi di autodifesa necessari.

Non c’è dubbio: si può abbreviare la guerra impedendo i rifornimenti all’Ucraina e affrettandone la disfatta ma sarebbe una ben strana maniera di chiudere il conflitto. Proprio in nome del cessate il fuoco e per una realistica prospettiva di negoziato è necessario assicurare all’Ucraina la certezza di giungere salva alla conferenza internazionale di pace. Proprio chi vuole più di qualsiasi altra cosa la trattativa di pace dovrebbe oggi impegnarsi a garantire la più solida capacità di autodifesa ucraina. Altro che negargli le armi! Per pura misericordia si dovrebbe pretendere la fornitura più tempestiva dei mezzi antimissile. Per negoziare l’Ucraina deve restare viva.

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