Dei delitti e delle pene

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 18/04/2015
La Corte d’Europa per i diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per il pestaggio alla Diaz di Genova: si trattò di torture. Ma su facebook uno dei poliziotti si vanta di esserci stato e dice che ci tornerebbe mille volte. E viene sospeso.Davvero è finita così?

La corte europea per i diritti umani ha condannato l’Italia per i pestaggi di Genova – in modo particolare per il massacro avvenuto nella scuola Diaz il 21 luglio 2001 – perché si configurano come tortura. Con in più l’aggravante data dal fatto che nella legislazione italiana non esiste il reato di tortura. Questo vuoto legislativo è reso ancora meno scusabile e comprensibile dal fatto che il nostro paese è stato la culla del diritto in età romana, la sede delle prime università giuridiche in età alto medievale e la patria – in età illuminista – di Cesare Beccaria, autore  “Dei delitti e delle pene”. Tutto questo background avrebbe dovuto insegnarci il rispetto della dignità della persona, o no?

Ma evidentemente i tempi si sono imbarbariti, visto che c’è qualcuno che riesce a vantarsi di essere stato uno dei protagonisti di quei fatti di sangue e di violenza e lo fa platealmente. Parliamo del poliziotto Fabio Tortosa, che in risposta alla sentenza europea, ha scritto sulla sua pagina facebook: "Io sono uno degli 80 del VII nucleo. Io ero quella notte alla Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte", dando così la stura a una ondata di rabbia, di rancori e di violenza che lascia davvero increduli. Basta leggere i messaggi di condivisione arrivati subito dopo su fb. Ce n’è uno che davvero è delirante e che è scritto da un altro dei poliziotti partecipanti: "In quegli anni e specialmente in quei giorni ho vissuto dei momenti che resteranno indelebili nella mia mente e nel mio cuore...eravamo 80 ma la nostra forza era inarrestabile...80 torturatori con le palle piene de stemmerdde. Ora nn sono piu con te FABIO come allora ma avrei dato chissa cosa per continuare a vivere con gente come te". Ha proprio scritto “80 torturatori con le palle piene di stemmerde” e lestemmerde” sarebbero naturalmente quei poveracci inermi che dormivano in quella scuola: ragazze e ragazzi, ma anche persone d’età come Arnaldo Cestaro, 62enne all'epoca del pestaggio e autore del ricorso alla Corte europea.

Quello che lascia perplessi è la rabbia,  il rancore e l’odio di questo e di altri post di risposta a Tortosa: francamente una reazione del genere sarebbe più comprensibile da parte di quelli che il pestaggio l’hanno subito e non certo da quelli che lo hanno eseguito! Ma spiega bene cosa muoveva gli “80 torturatori” e soprattutto quelli che in quella scuola ce li avevano mandati.

Ringalluzzito da tutte queste prove di solidarietà, il Tortosa posta un altro messaggio in cui ritorna sui fatti di quella notte: "Esistono due realtà, due verità. La verità e la verità processuale. La verità processuale si è conclusa con una condanna di alcuni vertici della polizia di Stato e del mio fratello Massimo Nucera a cui va sempre il mio grande rispetto ed abbraccio. Poi esiste la verità, quella con tutte le lettere maiuscole.Quella che solo io e i miei fratelli sappiamo, quella che solo noi che eravamo lì quella notte sappiamo. Una verità che non abbiamo mai preteso che venisse a galla. Una verità che portiamo nei nostri cuori e nei nostri occhi a distanza di quasi 15 anni, quando quegli uomini incredibili si reincrociano in ogni piazza d'Italia in cui ci sia da avversare i nemici della democrazia. Quegli occhi che si uniscono in un abbraccio segreto. In un convenzionale e silenzioso 'Sì, lo sappiamo, ci hanno inculato'. Ma che importa? Non era la gloria quello che cercavamo. Quello che volevamo era contrapporci con forza, con giovane vigoria, con entusiasmo cameratesco a chi aveva, impunemente, dichiarato guerra all'Italia, il mio Paese, un Paese che mi ha tradito ma che non tradirò". 

E qui, con l’accenno al Nucera che si inventò di essere stato aggredito e accoltellato e la melensa retorica retrò, tristemente datata, siamo davvero al delirio: ma chi avrebbe dichiarato guerra all’Italia?! Quei poveri martirizzati del Socialforum o di Mani Tese? E chi lo avrebbe tradito??I suoi capi?

 Ma dunque cosa sarebbe davvero accaduto alla Diaz? Visto che ovviamente quei poveretti non si sono picchiati da soli, cosa può essere successo? Michelangelo Fournier, all’epoca vicequestore aggiunto del primo Reparto Mobile di Roma e capo del Tortosa, fece una deposizione sconvolgente al processo per il pestaggio alla Diaz : "Arrivato al primo piano dell'istituto - ha detto - ho trovato in atto delle colluttazioni. Quattro poliziotti, due con cintura bianca e gli altri in borghese stavano infierendo su manifestanti inermi a terra. Sembrava una macelleria messicana". 
"Sono rimasto terrorizzato e basito -
ha spiegato - quando ho visto a terra una ragazza con la testa rotta in una pozza di sangue. Pensavo addirittura che stesse morendo. Fu a quel punto che gridai: 'basta basta' e cacciai via i poliziotti che picchiavano", ha raccontato ancora Fournier. "Intorno alla ragazza per terra c'erano dei grumi che sul momento mi sembrarono materia cerebrale. Ho ordinato per radio ai miei uomini di uscire subito dalla scuola e di chiamare le ambulanze".  
Alla domanda poi del PM Francesco Cardona Albini sul perché non disse subito la verità su ciò che era accaduto in quella scuola ha risposto "Durante le indagini non ebbi il coraggio di rivelare un comportamento così grave da parte dei poliziotti, per spirito di appartenenza".

La sua deposizione  ha messo in difficoltà soprattutto la linea di difesa del suo capo, Vincenzo Canterini, il quale ha sempre sostenuto che alla Diaz hanno picchiato soltanto altri colleghi, ma non gli uomini del suo Reparto mobile. Le famose persone con casco e pettorina che nessuno è mai riuscito ad identificare. Disse Canterini: “Noi c'eravamo solo perché dovevamo mettere in sicurezza l'edificio, non possiamo aver fatto quelle cose perché siamo addestrati a controllare i nervi”. Ma Fournier, pur ribadendo l'intervento violento di altri agenti, ha ammesso i “molti eccessi” commessi anche dagli uomini suoi e di Canterini.

 Due versioni inconciliabili, almeno fino alla pubblicazione del libro di Canterini, in cui scrive “La Diaz fu una rappresaglia scientifica alla figuraccia mondiale per le prese in giro dei black bloc. Un tentativo, maldestro, di rifarsi un’immagine e una verginità giocando sporco, picchiando a freddo, sbattendo a Bolzaneto ospiti indesiderati assolutamente innocenti”.

Beh, è una ammissione davvero sorprendente, visto che a farla non è certo un no global reduce dal G8 di Genova, ma un poliziotto che all’epoca dei fatti era comandante del Primo reparto mobile - cioè dei “celerini” romani - nel quale era inquadrato il VII Nucleo Sperimentale, protagonista dell’irruzione nella scuola genovese e sotto il comando di Michelangelo Fournier e dello stesso Canterini

Quest’ultimo è uno dei pochi indagati che sono stati condannati e si capisce il perché abbia affidato alle stampe la sua verità, che ha il sapore di una vendetta verso quei vertici che decisero la spedizione punitiva e poi li lasciarono in balia degli eventi, a pagare per tutti.

Di tutto questo sembra ci sia un riflesso in un altro post di Tortosa, in cui scrive considerazioni cariche di odio e di rancore:  "Per quanto riguarda tutti voi; tranquilli, non vogliamo la pietas di nessuno. Sappiamo che siamo quelli ignoranti, scampati alla disoccupazione, lontani dai vostri salotti radical chic, dal vostro perbenismo becero, dal vostro politically correct. Siamo quelli che dopo un servizio di 10 ore dove abbiamo respirato odio, siamo pronti a rientrare nelle nostre case a dare amore ai nostri figli e alle nostre mogli. Ci troverai con una Ceres in mano, ti odieremo perché non hai la nostra tuta da OP, ma non te lo faremo sapere. Saremo sempre al tuo servizio, anche se quando ti rubano in casa, meriteresti, e sarebbe più coerente, che chiamassi Batman".

Eh sì, qui è palese l’intento polemico, anche se non è chiaro a chi sia rivolto, ma ha certamente centrato il bersaglio, visto che il Tortosa è stato prontamente sospeso dal servizio.

Tortosa - ed era giusto - è stato punito platealmente per quello che ha scritto, ma noi avremmo voluto vedere punito, tanto per fare un esempio, anche Alessandro Perugini - allora vice capo della Digos di Genova poi promosso di grado - cioè l’energumeno in maglietta gialla che vedete in queste foto (e in alcuni filmati che potete trovare su internet), mentre aggredisce e massacra a calci in faccia fino a sfigurarlo, un povero ragazzo opportunamente e saldamente tenuto da altri 4 poliziotti. Giusto per non rischiare nulla. Perugini, che tutto il mondo ha visto picchiare un inerme ragazzino di 16 anni è finito in galera? No, ha fatto carriera, lui come gli altri colpevoli di quei massacri. Certamente tutte le alte gerarchie, a cominciare dal comandante De Gennaro, che nonostante quel macello, oggi è a capo di Finmeccanica.

Come sempre volano solo gli stracci…

 

Violenza polizia 02

 

Violenza polizia 03

Allora, chi sono stati i responsabili del violento pestaggio di oltre sessanta persone su 93 arrestati? La domanda non è da poco, visto che tra i 25 condannati – compresi alti dirigenti degli apparati investigativi come Franco Gratteri, Gilberto Caldarozzi e Giovanni Luperi – nessuno è mai stato accusato di specifici episodi di violenza, ma soltanto di aver affermato il falso nei verbali o di non aver impedito le brutalità delle loro truppe sui civili.

Ma perché fu programmato questo pestaggio?A quanto pare l’operazione fu decisa dai vertici del Viminale – leggi gli uomini dell’allora capo della polizia Gianni De Gennaro – soprattutto per esigenze politico-mediatiche, per riscattare la pessima figura nella gestione dell’ordine pubblico nelle due giornate di manifestazioni del G8, offrendo in pasto a giornali e tv – debitamente avvertiti in anticipo dal portavoce di De Gennaro Roberto Sgalla – nientemeno che il “covo” dei black bloc.

Ma, come si dice, “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi” e la stampa radunata alla Diaz per immortalare l’efficienza della polizia italiana, fu invece testimone della peggiore figuraccia possibile. Perché sotto la scuola di via Battisti finirono per radunarsi  circa 400 poliziotti di tutti i reparti che, esasperati e stravolti da due giorni di scontri, trasformarono la “perquisizione” in una spedizione punitiva, in una vendetta cieca contro i manifestanti.

Così Canterini racconta il raduno degli agenti sotto la Questura, la sera del 21 luglio: “Di qua i miei uomini, di là la classica ‘macedonia di polizia’ che per esperienza volevo sempre lontana dai teatri di ordine pubblico. Facce stanche, affaticate, assetate di sangue e di vendetta. Gente in fibrillazione, completamente alla frutta per quei due giorni d’inferno, che scalpitava. Un’accozzaglia di divise blu e di dialetti incomprensibili. La preoccupazione maggiore era per quei tipi in borghese, con la pettorina della polizia… Erano anche gli appartenenti, così si diceva nell’ambiente, a un misterioso gruppo operativo speciale ribattezzato Gos…”

Canterini riesuma così la tesi del “Gos“, il fantomatico “Gruppo operativo speciale” della polizia che negli anni dopo il G8 fu anche oggetto di interrogazioni parlamentari, ma la cui esistenza non è mai stata confermata.

Canterini li descrive così: “I fantasmi del Gos, come i mazzieri in abiti civili, diversi da noi per minimi dettagli cromatici su caschi e cinturoni, avevano un tratto distintivo comune: il volto irriconoscibile, coperto da foulard o mefisti. Solo per questo l’hanno scampata”. Vale la pena ricordare che al processo Diaz nessun poliziotto ha mai fornito elementi utili per identificare colleghi resposabili di singoli atti di violenza. E che la tesi riportata nelle sentenze ormai definitive è che ad abbandonarsi ai pestaggi furono uomini di tutti i reparti, VII nucleo compreso.

Ma l’anno scorso è stata la Corte dei Conti a chiedere a Perugini e ai suoi uomini mezzo milione di euro per danni all’immagine dello Stato e per la selvaggia aggressione al giornalista inglese Mark Covell durante l’irruzione nella scuola Diaz. Per quei poliziotti, quindi, scampati alla condanna penale grazia all’omertà di corpo, scambiata per spirito di corpo (i giudici dovettero prendere atto dell’impossibilità di individuarli), sembra arrivata l’ora di saldare i conti. Almeno dal punto di vista patrimoniale.

Violenza polizia 04

L’argomento, a distanza di 14 anni, è ancora incandescente, come si vede. Perché niente di quello che è successo è stato chiarito e l’ingiustizia ha vinto su tutto, ma non tutti  sono diposti a dimenticare o a ingoiare un rospo così grosso. Così l’intervento a gamba tesa di Tortosa ha risvegliato incubi e fantasmi, legati a quelle giornate genovesi. E averlo punito e sanzionato non è sufficiente a chiarire e a dipanare quella matassa arruffata di violenze ingiutificate, false piste, segreti insabbiati, bugie palesi e obiettivi oscuri e pericolosi.

Quello che è successo a Genova nel 2001 non si cancella insomma con un licenziamento: rimane un fatto indimenticabile, vergognoso, ripugnante e che ha dimostrato come questo sia ancora un paese fascista, incivile, corrotto, ignorante e brutale. E – come per le stragi di stato, il sequestro Moro e  tutti gli eventi in cui politica e violenza si sono mischiate in grovigli inestricabili – anche quel giorno al G8  è pieno di ombre e di segreti. Non mi riferisco solo all’episodio della Diaz e a quello di Bolzaneto, ma anche alla morte di Carlo Giuliani. A questo proposito il Tortosa ha scritto "Non ci sono mezze misure. O si sta con quella merda di Giuliani o si sta con quelli che a Giuliani gli fanno saltare la testa se attenta alla tua vita. Tu con chi stai? Quelli come me pensano che sia morto perché è una merda che stava provando ad ammazzare tre giovani ragazzi, il più grande di 20 anni. E mi auguro che sotto terra faccia schifo anche ai vermi".

Evidentemente, a proposito dei ragazzi che rischiavano di morire, il Tortosa non ha letto quello che in tutti questi anni il povero Mario Placanica – colpevole ufficiale dell’assassinio - ha detto e cioè che non è stato lui a sparare e che era  inorridito da quello che vedeva fare a cittadini inermi, da parte dei suoi colleghi. Evidentemente il Tortosa non ha visto cosa aveva in mano il Giuliani quando è stato abbattuto: un estintore che era stato buttato fuori da una camionetta della polizia. Adesso c’è da chiedersi: se tutti questi coraggiosi picchiatori e torturatori dovessero affrontare un duello, cosa sceglierebbero di avere come arma: un estintore o una pistola? Si accettano scommesse.

Violenza polizia 05

Barbara Fois

 

Allegati

 

https://www.youtube.com/watch?v=5si93B8M_Mo

http://www.webalice.it/mario.gangarossa/sottolebandieredelmarxismo_lotte/2006_11_il-testo-integrale-della-intervista-a-mario-placanica-al-quotidiano-calabriaora.htm

https://www.youtube.com/watch?v=COQMko12T1Q

https://www.youtube.com/watch?v=bC-dy_gp17c

https://www.youtube.com/watch?v=K08Z7f5Hd8whttps://www.youtube.com/watch?v=K08Z7f5Hd8w

 

CONDANNE E ASSOLUZIONI DEI POLIZIOTTI
Francesco Gratteri e Giovanni Luperi, i superfunzionari al vertice della catena di comando
Il Pm aveva chiesto 4 anni e 6 mesi - ASSOLTI

Gilberto Caldarozzi, oggi capo del Servizio centrale operativo e protagonista della cattura di Provenzano, accusato di falsificazioni dei verbali
La richiesta era di 4 anni e sei mesi - ASSOLTO

Filippo Ferri , Massimiliano Di Bernardini, Fabio Ciccimarra, Nando Dominici, Spartaco Mortola e Carlo Di Sarro (erano accusati a vario titolo di aver falsificato i verbali)
Per tutti erano stati chiesti 4 anni e 6 mesi - ASSOLTI

Massimo Mazzoni, Renzo Cerchi e Davide Di Novi (anche loro accusati di falsi verbali)
La richiesta era di 4 anni - ASSOLTI

Vincenzo Canterini (era il comandante del Reparto mobile di Roma che fece irruzione per primo nell’istituto)
I Ppm avevano chiesto 4 anni e 6 mesi - CONDANNA A 4 ANNI

Michelangelo Fournier (all’epoca vice di Canterini) è stato CONDANNATO A 2 ANNI

Fabrizio Basili, Ciro Tucci, Carlo Lucaroni, Emiliano Zaccaria, Angelo Cenni, Fabrizio Ledoti, Pietro Stranieri, Vincenzo Compagnone (erano i sottoposti di Canterini, a loro volta con il grado di capisquadra nel gruppo che entrò nella scuola)
La richiesta era di 3 anni e 6 mesi - CONDANNA DI 3 ANNI

Massimo Nucera, l’agente che dichiarò falsamente di aver ricevuto una coltellata, Maurizio Panzieri, coinvolto nella stessa vicenda
Per entrambi la richiesta era di 4 anni - ASSOLTI

Pietro Troiani (per aver introdotto le molotov nella scuola)
richiesta di 5 anni - CONDANNA DI 3 ANNI

Michele Burgio (anche lui accusato di aver trasportato le bottiglie incendiarie)
Richiesta di 4 anni - CONDANNA DI 2,6 ANNI

Salvatore Gava (per l’irruzione nell’edificio di fronte alla “Diaz”, dove aveva sede la redazione di Indymedia)
Richiesta di 4 anni - ASSOLTO

Luigi Fazio, stesso addebito
Per lui erano stati chiesti 3 mesi - CONDANNA DI 1 MESE

TOTALE DELLE PENE: 35 anni e 7 mesi a fronte dei quasi 109 chiesti dall’accusa

1 marzo 2018

1968. cinquant’anni di assenza

Barbara Fois - Liberacittadinanza
6 marzo 2018

Rien ne va plus, les jeux sont faits

Barbara Fois - Liberacittadinanza
23 maggio 2018

Buongiorno tristezza

Barbara Fois - Liberacittadinanza
7 marzo 2018

8 marzo 2018

Barbara Fois - Liberacittadinanza