I 101 traditori di Prodi

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 05/05/2013
Ma chi sono quelli che non hanno votato Prodi, mandando a gambe all’aria ogni progetto di novità e di riforma? Chi li guida? Cosa vuole?

L’elettorato del PD è in subbuglio, in rivolta: molte sedi del partito sono state occupate come le scuole o le università di un tempo. Se la candidatura di Marini aveva deluso e irritato parte degli iscritti, la bocciatura di quella Prodi li ha lasciati annichiliti, sgomenti e furiosi. Poi è partita la caccia ai delatori, ai traditori, ai blasfemi, ai parricidi, agli assassini del Grande Padre Fondatore, a quei delinquenti che, per interesse personale o di parte, hanno smembrato il partito e condannato il paese un’altra volta allo strapotere di Berlusconi. A questo punto non è solo qualcosa che riguarda gli iscritti al partito, ma tutti noi. E non solo quelli come me così imbecilli da dare il voto a Bersani ( non basta in questo paese di caini essere dei galantuomini, avremmo dovuto saperlo ), ma anche quelli che hanno votato SEL e in genere tutti gli elettori del CS. Dunque quel gruppo di squallidi franchi tiratori, quegli irresponsabili, così vigliacchi da restare ben nascosti, va messo davanti alle proprie responsabilità e così, siccome i loro nomi non vengono fuori e invece vogliamo conoscerli, vediamo di fare noi qualche ipotesi.

Partiamo dal sospettato numero uno: Massimo D’Alema. Il suo nome viene fatto da più parti, come quello del mandante dell’agguato, del “tessitore” che resta in ombra ma dirige tutto. Il motivo? Il solito: il potere e poi è ben noto il suo odio per Prodi e inoltre non sarebbe la prima volta che lo silura, mettendo tutta la sinistra nella condizione di perdere e di tornare sotto Berlusconi. In questo caso tutta la sua tanto millantata intelligenza non avrebbe fatto nessuno sforzo per rinnovare i suoi piani e cambiare tattica. Forse nella sua boria non concepisce che altri possano essere altrettanto intelligenti e capaci di sgamare le sue banali trappole. E’ un modo di pensare molto infantile e in effetti l’essere stato un enfant prodige ha compromesso seriamente il suo futuro, anche se ormai - come ebbero a dire di un altro esempio di enfant prodige della politica del passato - è finito il prodige ed è rimasto l’enfant.

Ma vediamo più da vicino le circostanze della prima volta in cui baffino-Lucy tolse il pallone a Prodi-Brown, facendolo stramazzare clamorosamente a terra.

Era il 1998 quando il I governo Prodi cadde. Ufficialmente la colpa fu data a Fausto Bertinotti, il quale tolse il proprio essenziale appoggio al Professore. Ma, in realtà dietro a questa mossa c’era ben altro e a raccontarlo fu proprio quello stesso Marini che la settimana scorsa non è stato votato come presidente della Repubblica.

La verità di quella clamorosa caduta la portò a galla Francesco Verderami - ben noto giornalista de “il Corriere della Sera” - intervistando Marini, in un articolo del 29 maggio del 2001 e di cui citiamo qui i passi più eclatanti. Franco Marini riferisce di un patto intercorso fra lui e D’Alema: «E' vero, io e D' Alema complottammo contro Prodi. Solo che io non mi sono mai pentito, Massimo sì. Ha provato perfino a riappacificarsi con Romano. Chissà, forse sperava di salvare palazzo Chigi. Che volete farci, uno il coraggio o ce l' ha o non ce l' ha». Nel ’96, infatti, D’Alema strinse un patto con l'allora leader del PPI: a baffino sarebbe andato Palazzo Chigi, mentre il Quirinale sarebbe dovuto finire in mano agli ex-dc. Nel '98, tutto pareva andare per il verso giusto: Prodi era caduto e D'Alema era diventato primo ministro. A quel punto, per concludere gli accordi, toccava solo più il Colle in mano ai popolari. 

Mi ricordo la cena a quattro: io, D' Alema, Veltroni e Mattarella. ‘Siamo d’accordo, allora: votiamo la Jervolino’. Poi Massimo si fece convincere che era meglio eleggere Ciampi. Temeva forse di averlo come antagonista nella corsa per la premiership alle successive elezioni Politiche. Solo che così ruppe tutto e condannò anche se stesso alla sconfitta”.

Da quel momento, tra i due non ci furono più rapporti, addirittura mai più si rivolsero la parola: D'Alema non aveva mantenuto le promesse, non era più affidabile. Nel frattempo s'era intromesso Veltroni, che si era reso conto di come un popolare al Quirinale sarebbe stato pericoloso per gli equilibri e per questo aveva imposto il cosiddetto “metodo Ciampi, ossia l'elezione del Capo dello Stato con un’ampia convergenza tra le principali forze parlamentari e riuscendoci perfettamente, tant'è che, nel 1999, l’ex-premier venne eletto al primo scrutinio, con sommo gaudio di Prodi, che vedeva la sua vendetta almeno parzialmente compiuta.

Battuto, Marini si ritrovò a presentare le dimissioni dal PPI e ad ammettere la sua sconfitta. E a nulla valse il biglietto ricevuto da D'Alema dopo l'elezione di Ciampi, quel “Caro Franco, probabilmente in questo momento non capirai. Ma io l' ho fatto per l’Ulivo”. L'ex dc lo stracciò, insieme a qualsiasi rapporto personale.

Solo a considerare questo antefatto, si comincia a capire perché Marini non ce l’ha fatta e il perché della bocciatura di Prodi - il che dimostra che di motivi per silurarsi a vicenda nel PD ce ne sono tanti e hanno radici molto lontane nel tempo – ma è anche evidente come tutto quello che è successo 10 giorni fa sia come un dito gigantesco puntato proprio verso “baffino” e lo indichi come motore oscuro del recente intrico dei veti incrociati.

Da parte sua D’Alema, a gennaio di quest’anno, in una intervista al quotidiano Libero, ammetteva virtuosamente : "Ho sbagliato a prendere, nel 1998, la guida del governo, dopo la caduta di Romano Prodi; avrei dovuto resistere a tante pressioni, battermi fino in fondo perché a Palazzo Chigi, nonostante la fiera opposizione di Francesco Cossiga, andasse Carlo Azeglio Ciampi, e restare segretario dell'allora Pds". E chiudeva dolorosamente "Da allora mi è rimasto incollato il cliché del politico intrigante e manovriero, complottatore e dedito all' inciucio". Ma che ingiustizia!! Ma quanta gente maligna che c’è, poverino!

Ci vuole davvero una faccia di cemento a lamentarsene, visto poi che non ha mai fatto nulla per togliere questa etichetta dal suo nome. Anche senza sapere del suo patto scellerato con Marini, D'Alema ha dato ugualmente e spesso l'impressione di essere un tessitore occulto, un regista pronto al compromesso e a trattare su tutto con il "nemico", già dai tempi della Bicamerale fallita fatta con Berlusconi.

Ma lui trova sempre scuse per sé stesso: aveva già provato a rovesciare ogni responsabilità del proprio fallimento sulle altre componenti comuniste (Cossutta e Diliberto) presenti nel suo governo: nel novembre del 2012, infatti, in una intervista data al Mattino di Napoli aveva per i suoi alleati parole pesantissime: "Quando ero presidente del Consiglio avevo una maggioranza ingovernabile, composta da squilibrati degni di attenzione psichiatrica che mi chiedevano di uscire dalla Nato e di dichiarare guerra agli Stati Uniti". Si era negli anni della guerra del Kosovo, con l'Italia che insieme alla Nato bombardava pesantemente le città della Serbia.  "Questo ci ha limitato molto nella nostra azione di governo" si lamenta l'allora premier italiano. La colpa dei suoi fallimenti, delle sue azioni sbagliate è insomma sempre di qualcun altro, lui è solo una povera vittima.

Anche oggi, dopo tutto quello che è successo nel PD per l’elezione del Presidente della Repubblica, in una intervista “rubata” dal programma “Piazza pulita” de La 7, nega ogni addebito e si chiama fuori da tutto: lui non è più in parlamento, è solo un pensionato che passeggia il suo cane, dice schermendosi. L’intervistatore incalza: “Qualcuno dice che dietro per esempio l’operazione Prodi, il naufragio, ci sia comunque la sua regia”. Al che baffino risponde con un tono che non convince nessuno, tanto è palesemente falso: «Ma è una vergogna, una vergogna autentica, chi dice questo è un calunniatore, io lo denuncerò» e poi aggiunge, tagliente: «Quale regia, di che cosa? Non ho potuto impedire che quindici persone mi votassero. Dietro la sconfitta di Prodi c’è la regia di chi lo ha candidato in un modo francamente assurdo, perché non si può tirare fuori in questo modo la candidatura di Prodi senza una preparazione, senza un’alleanza. Si cercano capri espiatori, per errori politici che sono stati compiuti, in persone che non c’entrano nulla. Io, come vede, vado a spasso con il cane, non organizzo complotti, non faccio parte di nessun organismo».

Di diverso parere è la prodiana Sandra Zampa, che punta il dito proprio contro di lui e contro Beppe Fioroni che insieme a Prodi avrebbero voluto colpire anche Pierluigi Bersani e aggiunge durissima : "Penso di autosospendermi dal gruppo Pd", decisione che comunicherà per lettera al capogruppo, argomentando: "Impossibile restare seduta accanto a chi ha accoltellato alle spalle Prodi come un sicario", e aggiunge: "Stavolta non si può chiuderla così, andrò avanti fino a che i 101 che non hanno votato Prodi non avranno detto chi sono e perché l’hanno fatto. Volevano accoltellare Bersani, in realtà hanno ammazzato il partito. Io all’ipocrisia collettiva non ci sto più: Bersani è stato trattato in modo ignobile. Per la legge dei grandi numeri, anche tra gli eletti in Emilia ci sono dei franchi tiratori".

Del resto capire chi non ha votato Prodi non è inutile: in realtà adesso servirebbe per sapere dove andrà il partito dopo Bersani. Il partito? Forse anche i partiti! Infatti ormai la cosiddetta “fusione a freddo” delle due anime del PD (DS e Margherita) mostra come non si siano mai amalgamate.

Secondo Marco Monari (ex Margherita) “l’Opa ostile” al Pd viene da sinistra, da quella corrente che può aver ascoltato i richiami del ministro Barca o dell’europarlamentare Cofferati a votare Rodotà. "Ci sono diverse Opa ostili nei confronti del Pd, quella più evidente viene da sinistra - dice Monari - del resto il Pd è ormai come il marlin de “Il vecchio e il mare”, ogni giorno qualcuno ne porta via un pezzo". Ma non esclude che ci siano anche i seguaci di Marini che hanno tramato nell’ombra. C’è stata insomma una combine che ha unito i cospiratori : “…che, per far fuori Bersani, hanno segato il ramo su cui stiamo tutti seduti - dice Monari - è chiaro che una volta innescata la prima atomica, con cui è stato fatto fuori Marini, è stato costruito un alibi perfetto per alcuni per sganciare la seconda atomica, cioè quella che ha fatto fuori tutti. Che negli ex popolari ci siano molti mariniani non è certo un mistero".
Pippo Civati, che aveva spinto per un’intesa su Stefano Rodotà, predisse dalle pagine del suo blog: «Si parla molto di “traditori”, ma state attenti: perché i soliti protagonisti della politica italiana che ora chiamate così poi potreste ritrovarvi, tra qualche ora, a chiamarli ministri». E aggiunse: «Tutti insieme. Appassionatamente. Con un argomento formidabile: dopo che abbiamo ridotto il centrosinistra così, non vorrete mica andare a votare? Affidate le cose a noi, sappiamo come si fa». E ancora ha scritto «Se avessimo votato Prodi o Rodotà, non saremmo andati a votare, come le vecchie volpi della politica hanno ripetuto (altro che Twitter) a tutti i giovani deputati». Su questo non ha avuto dubbi e ha scritto «No, semplicemente avremmo fatto un governo del Presidente. Con un Presidente, un governo e una maggioranza molto diversi da quella che vedremo tra qualche ora. Spero sia chiaro a tutti. Anche a quelli che, come me, in questi giorni hanno perduto».

Civati, come altri del resto, aveva detto che si sarebbe astenuto dal votare la fiducia al nuovo governo. Se dentro il PD, ai livelli dirigenziali, la confusione e il disagio sono al massimo, la base è tutta in rivolta, tanto appunto da arrivare ad occupare le sezioni del partito.

Dunque chi sono in sintesi i 101 traditori? Abbiamo solo dei sospetti sui mandanti, per il momento. Ma Prodi invece sa benissimo chi c’è dietro. Sandra Zampa, la sua portavoce, non ha dubbi: Il Professore "aveva capito da alcune telefonate che si erano incrociate tra l'Italia e il Mali - riferisce Sandra Zampa in un'intervista a Radio Popolare - che alcune persone, alcune volontà non erano trasparenti e chiare". Prodi sapeva, dunque, che l'area dalemiana e quella degli ex popolari erano contrarie alla sua elezione? "Ha capito da alcune telefonate che non l'avrebbero fatto appoggiare - afferma Zampa - ma se vuole dire lui i nomi, li dirà".
E intanto Prodi dice solo: "Credo che la cosa migliore sia che io esca in punta di piedi, ora si apre un' altra fase".

E Renzi? C’entrano i renziani nel complotto? Quei 51 renziani che hanno votato per Chiamparino? Perchè 101 voti sono troppi per D’Alema e anche per Fioroni, sia pure sommati insieme, dunque chi altro c’è dietro?

Un’amica mi segnala un commento su un blog, che vi riporto qui:

"....La butto lì! Ho fatto un po’ di conti nei giorni scorsi, che non vi ripropongo integralmente. Sapete quanti voti in più ha preso Rodotà al 4° scrutinio? 213-162 (i voti M5S) = 51. Sapete su quanti elettori poteva contare Renzi? 51!
Ma non finisce qui! Sapete quanto fa 13 + 6 + 4? 23. Il 23% di 430 (grandi elettori PD) è, arrotondato, 101. 13 è la percentuale di parlamentari renziani, 6 di lettiani e 4 di dalemiani (fonte Wikipedia).E ci sono tante altre coincidenze strane.
Sono un complottista, mi perdonerete. Ma ho anche votato Renzi alle primarie. E quando ho visto che certe cifre calzavano come un guanto... Beh, non vi racconto come mi sono sentito...."

Basta questo sospetto? Sembra di no: in un articolo di ieri su Europa, Renzi ha ricordato anche gli sms scambiati con Romano Prodi («uno dei miei ricordi più belli»), il quale «sarebbe stato un grandissimo presidente della repubblica» e accusa i franchi tiratori. «Chi è stato? I nomi non li conosco ma direi uomini vicini a Franco Marini e alcuni ex Ds».

Dunque, dopo tutto e forse senza accordarsi, i due ex amici hanno fatto un’altra volta “il botto” insieme?

Ma il danno enorme che hanno creato a tutti noi, per le loro stupide vendette, per i loro meschini rancori, è sotto gli occhi di ciascuno. Ora si vede dalle pretese di Berlusconi di occupare le presidenze di Commissioni come la Giustizia e le Telecomunicazioni - visto che gli è andata male la richiesta di presidere la commissione per le riforme costituzionali – fino a che punto si sente potente, fino a che segno siamo tornati indietro, grazie a questi 101 cretini! Si vede dall’azza di personaggi di terzo piano come la Biancofiore, che Letta è stato costretto a spostare di ministero, per le sue dichiarazioni omofobe e razziste (ma perché tenersela???chi ce la vuole al governo una così??), si vede dalla statura miserabile di tutti questi impresentabili contro cui ci siamo battuti, come non sia possibile fare un governo con loro!! Ma noi lo sapevamo bene!! E oggi i nostri cuori sono pieni di rabbia e i nostri fegati di bile.

Vi voglio lasciare con un brano di commento alla vita politica italiana. Ha qualche anno, ma è di grandissima attualità e purtroppo fa riflettere sul nostro futuro.

La sfortuna d'Italia fu di essere amministrata da caterve di notevoli farabutti nel periodo di

sessanta e più anni, specialmente con una Camera eternamente popolata di inetti, di spostati, di vecchiardi, di gabbamondi avari, di spiantati, di avariati, di idioti, di falsari, di disonesti, di rapaci, di dissipatori, di malviventi. Le moltitudini non potevano rimanere vittime che delle coercizioni, delle farabuttate, delle insidie poliziesche. Con ministri volgari, abbietti, vili, ladri, capaci di nutrire se stessi con i fondi segreti, di vendere i voti parlamentari, di svaligiare le banche governative, di trafugare i libri statali[…] di appropriarsi i mobili, le statue, gli orologi a pendolo della nazione[…], di scarcerare condannati a pagamento,[…], di compiere le più basse azioni delle più svergognate figure del mondo criminale. I sudditi non potevano che rimanere sudditi, gente per i loro piedi, per le loro collere, per le loro vendette. Voltiamoci indietro.

È un'intera galleria di voltafaccia, di degenerati, di scrocconi, di panamisti, di uomini dozzinali,

di carogne antisociali. ….” Paolo Valera, Giovanni Giolitti, Milano 1920.

 

Barbara Fois

 

Approfondimenti e letture consigliate

http://archiviostorico.corriere.it/2001/maggio/29/

http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/1157209/

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/22/

http://www.lastampa.it/2013/04/22/italia/

http://www.europaquotidiano.it/2013/05/03/

 

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