L'ITALIA IN PERICOLO

di Lino D’Antonio Napoli - 06/02/2009
Credo che il Partito Democratico abbia il DOVERE di esplicare nel migliore dei modi il suo ruolo di maggiore forza di opposizione. Ciò lo deve all’ampio corpo elettorale, da cui ha ricevuto il voto nelle elezioni politiche di aprile.

Partendo dal presupposto che l’Italia è una Repubblica parlamentare, a fronte della quale non era stato previsto il dominio devastante del “berlusconismo”,  mi chiedo e chiedo ai responsabili del suddetto Partito Democratico se, a fronte degli ultimi accadimenti e decisioni governative, non sia il caso di manifestare anche nelle piazze e chiamare quindi a raccolta tutti quegli italiani, che ancora hanno a cuore la democrazia.

Infatti, nel decreto sulla sicurezza, varato al Senato da questo governo di destra, palpabilmente c’è il ritorno ad un odioso passato di discriminazioni contro gli immigrati ed in più la legalizzazione delle cosiddette “ronde padane”. Armate o disarmate esse sono la riproposizione dello squadrismo fascista.

Risale a qualche ora fa il decreto che vorrebbe mantenere in vita Eluana, nonostante si sia in presenza di una sentenza definitiva della Cassazione e che vede la decisione del Presidente della Repubblica di non firmarlo per palese anticostituzionalità. Nei fatti un vero colpo di stato e la dichiarazione in conferenza stampa di Berlusconi, nella quale egli pubblicamente accusa Napolitano della conseguente morte della ragazza. Ci scandalizziamo e denunciamo Di Pietro, per aver leso l’onorabilità del Capo dello Stato e permettiamo a questo impunito di pronunciare tali gravissime parole.

In altri tempi si sarebbero riempite le piazze contro l’orrore di questa destra.

Adesso mi aspetto passi concreti da tutta l’opposizione nel suo insieme, parlamentare ed extra-parlamentare, al di là delle convenienze del proprio orticello, in quanto credo che veramente l’Italia, ovvero quel concetto di nazione libera e socialmente progredita, sia in serio pericolo.

Testo integrale della missiva del Capo dello Stato a Berlusconi

 

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