Un partigiano da non dimenticare. Il Gappista Giovanni Pesce

di Laura Tussi - 18/07/2025
Un simbolo di coraggio, coerenza e lotta per la libertà. “Ha speso la sua vita per dare la libertà a tutti noi”

Una storia, un uomo, un Gappista. Giovanni Pesce non è soltanto un nome inciso nella memoria della Resistenza: è un simbolo di coraggio, coerenza e lotta per la libertà. La scrittrice e attivista Laura Tussi spiega: “Pesce ha speso la sua vita per dare la libertà a tutti noi”.

“Giovanni Pesce – sottolinea Tussi – visse e lottò perché l’Italia fosse un Paese libero e democratico. Ricordarlo oggi, a 18 anni dalla sua morte, avvenuta il 27 luglio 2007, significa rinnovare un impegno collettivo: quello di non dimenticare, di continuare a raccontare, di scegliere ogni giorno da che parte stare”.

Nato a Visone (Alessandria) il 22 febbraio 1918, Medaglia d’Oro al valor militare, Giovanni Pesce era ancora un bambino quando la sua famiglia dovette emigrare in Francia. A 13 anni era già al lavoro in una miniera della Grand’Combe, la zona mineraria delle Cevennes in cui vivevano i suoi. Aderì ragazzino al Partito comunista e divenne anche segretario della Sezione giovanile. Fu uno dei discorsi a Parigi di Dolores Ibarruri, la “Pasionaria”, a convincerlo della necessità di arruolarsi nelle Brigate Internazionali, che nella Guerra civile spagnola sostenevano il regime democratico contro i fascisti di Franco. Fu tra i più giovani combattenti italiani inquadrati nella Brigata Garibaldi. Ferito tre volte, sul fronte di Saragozza, nella battaglia di Brunete e al passaggio dell’Ebro, porta ancora nel corpo le schegge della ferita più grave.

Rientrato in Italia nel 1940, Pesce viene arrestato ed inviato al confino a Ventotene. Nel settembre del 1943 è tra gli organizzatori dei G.A.P. a Torino; dal maggio del 1944 assume a Milano, sino alla Liberazione il comando del 3° G.A.P. “Rubini”. Nella motivazione della Medaglia d’oro al valor militare concessa a “Visone” (questo il nome di battaglia di Giovanni Pesce), si legge tra l’altro “Ferito ad una gamba in un’audace e rischiosa impresa contro la radio trasmittente di Torino fortemente guardata da reparti tedeschi e fascisti, riusciva miracolosamente a sfuggire alla cattura portando in salvo un compagno gravemente ferito… In pieno giorno nel cuore della città di Torino affrontava da solo due ufficiali tedeschi e dopo averli abbattuti a colpi di pistola, ne uccideva altri due accorsi in aiuto dei primi e sopraffatto e caduto a terra fronteggiava coraggiosamente un gruppo di nazifascisti che apriva intenso fuoco contro di lui, riuscendo a porsi in salvo incolume… “.

Tra la numerosa memorialistica sulla Resistenza, basti ricordare i suoi “Un garibaldino in Spagna” del 1955 e “Senza tregua – La guerra dei G.A.P.” del 1967. Proprio nel sessantesimo anniversario della Liberazione, Franco Giannantoni e Ibio Paolucci hanno pubblicato, presso le Edizioni Arterigere-EsseZeta, un “libro della memoria” di 368 pagine intitolato: “Giovanni Pesce «Visone» un comunista che ha fatto l’Italia”. Dopo la scomparsa del valoroso combattente antifascista, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato al Presidente dell’ANPI Nazionale e di Milano, Tino Casali, il seguente messaggio: “Ho appreso con commozione la triste notizia della scomparsa di Giovanni Pesce, comandante partigiano, Medaglia d’Oro al Valor Militare, protagonista della Resistenza al nazifascismo e della Liberazione di Milano e Torino, tenace assertore dei principi di libertà, di pace, di eguaglianza e di democrazia sanciti dalla Costituzione della Repubblica. Nel ricordo dei momenti di incontro, in cui ho potuto apprezzare e stimare la passione, il coraggio e gli ideali di cui Giovanni Pesce ha dato testimonianza, partecipo sentitamente al dolore dei familiari e al cordoglio del movimento antifascista e democratico”.

Giovanni Pesce è stato, dalla costituzione dell’A.N.P.I., membro del suo Comitato nazionale. Conosciuto a Torino col nome di battaglia “Ivaldi” e a Milano come “Visone”, partecipò alla guerra civile spagnole nelle Brigate Internazionali e per questo fu imprigionato fino al 1943 dai fascisti a Ventotene. Riconquistata la libertà entro nei GAP operando con grande successo contro missini, fascisti ed autorità corrotte. Insignito con la Medaglia al Valor Militare, fu anche consigliere a Milano a cavallo degli anni 50 e 60.
Sabato 6 settembre 2025, alle ore 18, il Circolo ARCI “Spazio Condiviso” di Calolziocorte, in Piazza Regazzoni 7, ospiterà un evento commemorativo dal forte valore civile e storico: la presentazione del libro Giovanni Pesce. Per non dimenticare.

Curato da Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, il volume raccoglie una testimonianza inedita del comandante partigiano dei GAP, i Gruppi di Azione Patriottica, Medaglia d’Oro della Resistenza. Attraverso pagine intense e toccanti, e grazie alle immagini del video allegato in DVD che sarà proiettato durante l’incontro, Pesce racconta in prima persona la propria vita, restituendo voce e umanità a una delle figure più emblematiche dell’antifascismo militante.

La narrazione si snoda tra le dure esperienze del lavoro da emigrante in Francia e le imprese nelle Brigate Internazionali in Spagna, dove combatté contro il franchismo. Poi l’arresto, il confino a Ventotene, infine l’adesione alla Resistenza: prima a Torino, poi a Milano, sempre alla guida dei GAP. Una lotta clandestina condotta al fianco di figure altrettanto leggendarie, come Dante Di Nanni, compagno d’armi e di ideali, e Nori Brambilla, sua compagna nella vita e nella lotta.

Questo appuntamento, promosso dall’ANPI della Valle San Martino e dal Circolo ARCI di Calolziocorte, non è solo un’occasione per presentare un libro. È un invito alla memoria attiva, alla consapevolezza, alla responsabilità di custodire e trasmettere il valore della Resistenza oggi, in un tempo in cui riaffiorano inquietanti rigurgiti autoritari.

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