Genocidio a Gaza «crimine collettivo», una strega si aggira per il mondo

di Roberta De Monticelli - ilmanifesto.it - 31/10/2025
«Lei è una strega e questo rapporto è il suo libro degli incantesimi». Il volto terreo, le labbra serrate dall’ira di Danny Danon, rappresentante di Israele all’Onu, hanno fatto il giro del mondo, insieme alle parole con cui ha apostrofato la relatrice speciale

«Lei è una strega e questo rapporto è il suo libro degli incantesimi». Il volto terreo, le labbra serrate dall’ira di Danny Danon, rappresentante di Israele all’Onu, hanno fatto il giro del mondo, insieme alle parole con cui ha apostrofato Francesca Albanese.

Dopo la presentazione del suo ultimo rapporto: “Il genocidio di Gaza: un crimine collettivo”. La special rapporteur, che a causa delle sanzioni trumpiane non può più entrare negli Stati Uniti, lo aveva presentato in collegamento da Johannesburg, Sudafrica, dove lo scorso 25 ottobre aveva tenuto la prestigiosa 23° Nelson Mandela Lecture, mentre alle sue spalle splendeva da una gigantografia il larghissimo sorriso di Desmond Tutu, al pari di Nelson Mandela icona della lotta contro l’apartheid. Proprio al raggiunto consenso internazionale sull’iniquità dell’apartheid si riferiscono le famose parole di Mandela (4 dicembre 1997): «Sappiamo fin troppo bene che la nostra libertà è incompleta senza la libertà dei palestinesi».

SOLO A PARTIRE dal 2022 questo consenso si dispiega nello spazio pubblico, con il rapporto di Amnesty International che lo denuncia vigente in Israele. Come attesta anche il primo rapporto Albanese, dello stesso anno, “Sulla situazione dei diritti umani in Palestina”. Il mondo intero assiste col fiato sospeso, nel novembre del 2023 alle requisitorie dei delegati sudafricani (e alla difesa di quelli israeliani) sull’accusa di genocidio nei confronti del governo israeliano, presentata alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja, e poi alla pronuncia di questa nel gennaio 2024, a partire dalla quale tutti gli stati sottoscrittori hanno l’obbligo di agire perché questo genocidio in corso cessi immediatamente, troncando qualunque forma di supporto diretti o indiretto alla sua continuazione, come la Corte stessa ha ribadito in numerose altre occasioni.

L’ULTIMO RAPPORTO di Albanese mostra quali e quanti stati (63, fra cui l’Italia) hanno violato quest’obbligo, caso per caso, configurando appunto un «crimine collettivo».
Scende nelle profondità del tempo la radice dell’albero di cui i rapporti di Albanese sono le ultime foglie. Nella sua lezione Albanese aveva ricordato il nodo che stringe il sumud palestinese all’ubuntu (letteralmente “umanità verso gli altri”, la resistenza nonviolenta dei neri sudafricani).

Ma Mandela vedeva nell’ubuntu un prolungamento del satyagraha, la nonviolenza di Gandhi: il quale a sua volta scrisse, nel 1938, che la vicinanza al popolo ebraico «non chiude gli occhi alla giustizia» e che gli ebrei avrebbero dovuto entrare in Palestina non accompagnati dai fucili degli inglesi, ma con il consenso degli arabi (Teoria e pratica della nonviolenza).
Il nostro, aveva detto Albanese, è un tempo apocalittico, cioè di “rivelazione” di una verità: «Volevamo salvare la Palestina, la Palestina ha salvato noi». Dalla cecità della mente e del cuore. Ha squarciato il velo dell’ignoranza: non solo sul tardivo e tragico progetto coloniale cui si è avvinghiato il sionismo, con la sua Nakba a varia intensità che perdura dal ’48 e riesplode a Gaza, ma anche in Cisgiordania e a Gerusalemme, con un’intensificazione mai vista prima della pulizia etnica.

HA SVELATO la complicità attiva degli Stati uniti e della maggioranza degli Stati europei in questi crimini, e soprattutto le profondissime radici di questa complicità: tutto quello che la nostra tradizione umanistica e l’educazione scolastica hanno rimosso su cinque secoli di rapina dei continenti, sui genocidi sui quali si è fondata, coprendosi gli occhi, la civiltà “occidentale” moderna.
Certo, per rispondere all’insulto di Danon bastava e avanzava il sorriso della replica di Albanese: «Se potessi fare incantesimi, li userei per mettere fine ai vostri crimini, e assicurare che i loro responsabili finiscano dietro le sbarre». Più grave, almeno per noi, la reazione di Maurizio Massari, rappresentante permanente dell’Italia alle Nazioni unite, per cui il lavoro della relatrice è «totalmente privo di credibilità e imparzialità».

EPPURE LA SOSTANZA dei due interventi è identica: il nulla. È la menzogna, che del nulla morale è parente, dato che la disponibilità a riconoscere il vero è il primo e forse il solo inizio della moralità. Albanese ha sempre condannato Hamas e ha sempre ricordato che ogni attentato a civili viola il diritto internazionale, che pure considera lecita la resistenza armata a invasioni e occupazioni.
Identica anche l’ira dei due. Risponde al vento che non puoi fermare: allo spirito che soffia non solo dalla Palestina, ma ormai dalle piazze del mondo intero. «Quando dico dal fiume al mare, io parlo degli ebrei, dei musulmani, dei cristiani, di tutte le religioni, degli abitanti di ora, di quelli storici, chiedendo che possano vivere tutti in pace e con pieni diritti, e non con privilegi riservati a pochi, come è ancora oggi. Questo intendo quando dico dal fiume al mare». Così semplice.

A differenza dei suoi predecessori, Francesca Albanese ha reso visibile ai milioni di dannati della terra l’idea, l’anima stessa del diritto universale. Vedere per credere! Non resta che dichiararla «priva di credibilità».

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