Gaza. La Flotilla respinge la proposta (e gli insulti) del Governo italiano

di Laura Tussi - 26/09/2025
L’internazionalismo dei popoli contro la violenza genocidaria

La Flotilla ha rifiutato la mediazione proposta dal Governo italiano sulla consegna degli aiuti a Gaza via Cipro rispondendo inoltre con sdegno alle parole della premier Giorgia Meloni che a New York ha parlato di “spedizione gratuita, pericolosa e irresponsabile”. “La nostra missione rimane fedele al suo obiettivo originario di rompere l’assedio illegale e consegnare gli aiuti umanitari alla popolazione assediata di Gaza, vittima di genocidio e pulizia etnica”, ha fatto sapere il comitato direttivo della Global Sumud Flotilla, respingendo l’attacco di ieri della premier alla Flotilla. Israele “non ci intimidirà. Non fermeremo i nostri sforzi fino a che non si ferma il genocidio. Chiediamo ai governi di fare pressioni per fermare la violenza”, ha detto Nkosi Zwelivelile Mandela, nipote del leader sudafricano Nelson, presente nella Global Sumud Flotilla. Dura la risposta di Israele. “La flottiglia ha respinto la proposta italiana, dimostrando che il suo vero scopo è la provocazione e il servizio ad Hamas”, ha scritto su X il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sàar che ha poi aggiunto che Israele “è ancora pronto a impegnarsi in qualsiasi accordo costruttivo per trasferire gli aiuti” della Global Sumud Flotilla “in modo legale e pacifico”.

Dopo l’attacco contro la Global Sumud Flotilla con droni, bombe sonore e spray urticanti, la fregata Fasan della Marina militare italiana da ieri sera è a sud di Creta in prossimità della Sumud Flottilla e la segue per eventuali soccorsi.

Ormai la verità sul Genocidio di Gaza è unanimemente conosciuta

La macchina della propaganda israeliana si sta disintegrando. Non è riuscita a fermare il riconoscimento dello Stato di Palestina neppure da parte dei suoi amici. Attaccano la Global Sumud Flotilla anche se si trova ancora a centinaia di chilometri da Gaza. Perché hanno così tanta paura di barche che trasportano viveri e medicine?
Unitevi a noi all’ambasciata israeliana per segnare il nostro 100° picchetto, chiedendo la rottura dei legami diplomatici con gli assassini dello Stato di Israele!

Siamo da sempre entusiasmati dalla straordinaria fermezza del popolo palestinese e dal coraggio dei sopravvissuti e dei discendenti dei sopravvissuti all’Olocausto della Seconda guerra mondiale. Alcuni di loro parleranno questa settimana al nostro picchetto.
Dall’8 maggio IJAN e la Jewish Network for Palestine protestano affinché venga permesso l’ingresso degli aiuti umanitari per fermare la fame. I militari israeliani hanno ammesso di rifiutarli dal 2 marzo 2025.
Invece, l’agenzia privatizzata per l’“aiuto” messa in atto da USA e Israele è una trappola che porta all’assassinio di chi tenta di procurarsi del cibo per nutrire la propria famiglia.

Critiche alla GHF

La cosiddetta agenzia privatizzata di aiuti a Gaza è legata alla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), sostenuta da Stati Uniti e Israele. Questa organizzazione è stata accusata di inefficacia e di minare la dignità dei beneficiari.

Le principali critiche rivolte alla GHF riguardano innanzitutto la mancanza di neutralità, dal momento che la distribuzione degli aiuti non avviene secondo criteri imparziali. A questo si aggiunge il grave pericolo per i beneficiari, poiché i siti di consegna sono stati più volte teatro di violenze, costate la vita a centinaia di persone, spesso per mano dei soldati israeliani. Anche la distribuzione degli aiuti è giudicata limitata e inefficace: i pacchi contengono soltanto cibo secco, senza acqua potabile, combustibile, medicinali o latte per bambini, risultando del tutto insufficienti in un contesto di estrema scarsità. Infine, la copertura resta drammaticamente ridotta, con un numero di pacchi che raggiunge appena il 2% della popolazione, senza quindi garantire i bisogni nutrizionali minimi.

Alternative e proposte

Organizzazioni umanitarie internazionali come ONU, UNRWA, WFP, UNICEF e ICRC dispongono di reti consolidate per coordinare la distribuzione degli aiuti all’interno di Gaza.
Molti esperti hanno inoltre criticato il molo galleggiante costruito dagli USA, definendolo una “finzione umanitaria” che cela in realtà un progetto di migrazione forzata dei palestinesi verso l’Europa.

Gaza e l’internazionalismo

In questi giorni straordinari, con tutti i nostri interventi e iniziative, abbiamo richiamato alla massima collaborazione per contrastare concretamente il genocidio a Gaza e per offrire uno scudo agli equipaggi della Flotilla. Era necessario un salto di qualità nelle mobilitazioni.
La dimensione insopportabile delle distruzioni, dei massacri a Gaza e della pulizia etnica in Palestina richiedeva e richiede tuttora una risposta conseguente.
L’unica parola d’ordine adeguata da opporre alla violenza genocidaria e alla ferocia nazista del governo israeliano – e alla complicità immonda del governo italiano – resta: “Blocchiamo tutto!”

La potenza della giornata del 22 settembre, che ha travolto le aspettative di tutte le organizzazioni sindacali, politiche e di movimento che l’hanno promossa e vissuta, ha imposto la strada della collaborazione.

A USB va riconosciuto il merito, insieme a Cub e SGB, di aver indetto lo sciopero generale, aprendo un’inedita dialettica.
Dobbiamo essere efficaci nella difesa del popolo palestinese contro la violenza fascista di Tel Aviv e dei suoi complici a Washington e nelle cancellerie europee. Ma dobbiamo anche opporci al riarmo e all’economia di guerra che segneranno il nostro futuro se non troveremo la forza di resistere.

Il movimento di solidarietà con la Palestina, la lotta contro il genocidio, contro la guerra e contro il riarmo richiedono la più larga convergenza di reti di movimento, associazioni, sindacati e partiti. Questo è già accaduto con la campagna contro il decreto sicurezza.

È lo spirito che anima la convergenza Stop Rearm Europe

La Global Sumud Flotilla ha creato le condizioni per una convergenza sempre più necessaria per fermare il genocidio. Una prova decisiva per il futuro dell’umanità.
Oggi come ieri, contro la guerra e il genocidio: per l’internazionale dei popoli.

Laura Tussi

Questo articolo parla di:

archiviato sotto: ,