Alfiero Grandi. Basta con le azioni di retroguardia, Draghi obbliga i partiti a cambiare, oppure a diventare irrilevanti

di Alfiero Grandi - alfierograndi.it - 07/02/2021
Se la vecchia maggioranza (senza Renzi) riuscirà a ritrovare il passo nel corpo a corpo sul merito di problemi che si prospetta e riuscirà a trovare idee e forza, potrà forse recuperare posizioni

Quando il quadro cambia repentinamente le vecchie immagini restano impresse e si sovrappongono per un periodo. L’incarico a Draghi di formare il nuovo governo ricorda questi inganni dell’ottica, i giudizi e i comportamenti sembrano attardarsi sul fotogramma precedente anche se si fanno largo le nuove immagini. Una valutazione compiuta ha bisogno che il percorso avviato con l’incarico del Presidente Mattarella a Mario Draghi si concluda con la formazione del nuovo governo e il voto in parlamento. Tuttavia qualche considerazione è già possibile. La ricerca spasmodica, oltre il ragionevole, di nuovi soggetti (voti) per compensare il venire meno di Italia Viva ha fatto velo su alcuni passaggi. La ricerca dei costruttori/responsabili ha mostrato la sua impercorribilità con quel senatore Vitali che aveva dichiarato la sera che avrebbe sostenuto il governo e che al mattino si è rimangiato tutto su richiesta di Berlusconi. Questo episodio si commenta da solo, ma ha ammonito chiaramente che la ricerca spasmodica di sostituire i voti di Italia Viva stava costando troppo in termini di credibilità del resto della coalizione, che era evidentemente in panne.

Ripescare Italia Viva? Al di là del giudizio (pessimo) sui comportamenti di Renzi era del tutto evidente che il senatore di Rignano puntava solo alla crisi del governo Conte e all’esplosione del Pd e del M5Stelle, il resto era dissimulazione. Cercare di ricucire con Italia Viva è stato un esercizio inutile che ha esaltato le corde peggiori di questo piccolo partito di corsari, ma ha indebolito notevolmente gli altri componenti della coalizione. L’aspetto più imperdonabile è che pur di fare rientrare Italia Viva non solo sono state fatte delle concessioni politiche del tutto inutili, anziché denunciare con forza l’attacco irresponsabile al governo e a farlo cadere, ma soprattutto è stata messa la sordina all’incontro di Renzi con il despota saudita, responsabile di delitti e a cui poche ore dopo Biden ha negato la vendita di armi per lo sterminio della popolazione dello Yemen. Interessa poco che prendere soldi da un simile figuro sia o no perseguibile quando riguarda un senatore in carica che rappresenta – come afferma la Costituzione – la (nostra) Repubblica. Certamente è da condannare e il resto della coalizione avrebbe dovuto fare di questo un punto politico di fondo, di denuncia politica, di distinzione. Invece è toccato ad altri (pochini purtroppo) tenere alto l’onore del nostro paese. Una vergogna è tale chiunque ne sia responsabile e va denunciata, se poi cade il governo vuol dire che non aveva le condizioni etiche minime per proseguire. Questi silenzi e questi errori hanno permesso a Renzi di presentarsi come quello che ha voluto la crisi per aprire la strada a Draghi. Non è così, è una verità di comodo. Gli errori altrui ci sono tutti ma malgrado questo è sua la responsabilità della crisi di governo, senza soluzioni alternative possibili, se non quella indicata dal Presidente della Repubblica.

Il Presidente ha preso atto che la vecchia maggioranza non poteva essere ricomposta e che non c’è in parlamento una maggioranza alternativa e quindi ha correttamente avvertito tutti che o si prendono la responsabilità di andare ad elezioni anticipate subito con un paese in piena pandemia e nel mezzo di una crisi sociale ed economica gravissima, con i fondi europei da utilizzare entro tempi stretti, oppure l’unica strada è un governo Draghi che supera gli schemi precedenti maggioranza/opposizione. Le previsioni sono sempre difficili ma credo che il governo Draghi alla fine riuscirà ad avere una maggioranza larga, del resto i riposizionamenti avvengono con rapidità senza troppi riguardi per quello che era stato detto (ecco i fotogrammi vecchi) solo poche ore prima. Difficile capire perché ci sia chi si attarda ad esempio a cercare di tenere fuori la Lega. Sulla Lega c’è poco da dire, si tratta di un partito sovranista, antieuropeo, sanfedista e con altri difetti non meno gravi. Tuttavia se la Lega entrerà o almeno sosterrà il governo Draghi dovrà invertire clamorosamente le sue posizioni, in particolare sull’Europa perché sicuramente Draghi può preoccupare per altre ragioni ma non per scarso europeismo. È la Lega che cerca legittimazione in Europa, non Draghi. Del resto anche la presenza dei seguaci di Berlusconi pone problemi, o ce ne siamo dimenticati. Dire che si hanno buoni rapporti personali con alcuni di loro (Di Maio) è una vera curiosità politica.

La maggioranza del Conte 2, meno Renzi, può rivendicare meriti sulla lotta alla pandemia, dovrebbe farne un punto di forza. Meno può rivendicare sul NGEU, il cui testo attuale è solo migliorato un poco ma deve essere riscritto sulla base di scelte chiare e di fondo. Renzi ha strumentalizzato i difetti del piano a suo uso e consumo ma ciò non migliora il testo attuale. Va riscritto con le forze sociali, va messo in campo con un’idea forte di intervento pubblico (come ha proposto Mariana Mazzucato) concentrato anzitutto sul Mezzogiorno. Legambiente ha avanzato proposte che concentrano gli investimenti, ad esempio le ferrovie nel Mezzogiorno, ci sono proposte innovative su qualità degli investimenti, dell’occupazione sull’energia da fonti rinnovabili e comunque non fossili che potrebbero collocarci all’avanguardia in Europa. Potrebbe essere un passo avanti istituire un ministro preposto al NGEU con poteri di indirizzo, gestione e controllo, ripescando l’esperienza del Ministro per la programmazione che decenni fa permise all’Italia di fare grandi riforme. Allora si decise di nazionalizzare l’energia elettrica, oggi si potrebbe scegliere di decidere almeno come produrla senza più emissioni di CO2. Ci sono interventi sociali strategici come riportare la sanità ad essere nazionale, pubblica, tecnologicamente avanzata, aprendo a nuovi settori produttivi che nel quadro europeo ci garantiscano piena autonomia nazionale. Come la scuola che deve essere rilanciata come struttura pubblica unitaria e nazionale di qualità. Per questo occorre prosciugare le sacche di precariato che la pandemia ha ampliato anziché ridurle, basta pensare ai medici e agli infermieri che vaccinano, assunti a tempo con contratti privati da cui guadagnano solo le agenzie di intermediazione della mano d’opera.

Questi sono alcuni punti su cui misurare il futuro governo Draghi, se per questo sono necessari altri interventi come tempi certi per la giustizia civile, una P.A. Efficiente vediamo le carte. Mi ha sempre colpito che l’efficienza spesso decantata della Banca d’Italia corrisponda a trattamenti notevolmente migliori per i dipendenti. La qualità del lavoro si paga. Tutti i governatori nelle considerazioni finali hanno sempre ringraziato i collaboratori, mai sentito un ministro farlo. Certo Draghi ha avuto una lunga carriera e ha avuto diversi approcci, quello della direzione della Bce è stato più apprezzabile di altri precedenti ed è stato efficace. Vedremo cosa accadrà, ma fin da ora si può affermare che le forze politiche hanno subito una censura negativa molto forte. Non vorrei infierire ma mi sembra che il via al taglio del parlamento non ha portato bene né a chi lo ha voluto come M5 Stelle e Lega, né a chi l’ha permesso come il Pd che dopo 3 votazioni l’ha fatto passare. Il parlamento ha preso una botta forte al suo ruolo. Forse la crisi della maggioranza è iniziata proprio lì. La rappresentanza parlamentare diventerà molto difficile senza una nuova legge elettorale proporzionale che consenta agli elettori di scegliere direttamente il parlamentare di loro fiducia. Il governo Conte non sempre ha capito che aveva tutto l’interesse ad essere il rappresentante della maggioranza del parlamento, che non può essere garantita solo dal voto di fiducia a valanga e dai maxi emendamenti.

Svuotare il parlamento è stato un errore istituzionale e costituzionale strategico, oggi c’è la nuova insidia dell’autonomia regionale differenziata, non è un punto qualunque, può fare esplodere l’unità nazionale, cioè la certezza dei diritti dei cittadini. Se la vecchia maggioranza (senza Renzi) riuscirà a ritrovare il passo nel corpo a corpo sul merito di problemi che si prospetta e riuscirà a trovare idee e forza, potrà forse recuperare, se non sarà così vuol dire che anche un governo Draghi che evita il trauma della fine anticipata della legislatura, per quanto non privo di prezzi, sarà stato inutile. Almeno dovremmo avere un futuro presidente della Repubblica non deciso da Salvini e sodali.

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