Autonomia regionale la strada è la Consulta

di Massimo Villone - Repubblica Napoli - 27/01/2024
La strada del referendum sull'Autonomia differenziata accresce la consapevolezza nell'opinione pubblica e reca un potente messaggio politico, ma incontra ostacoli e limiti. È dunque utile affiancare una parallela linea di attacco con i ricorsi alla Corte costituzionale.

Bene De Luca, che ha gettato il guanto di sfida sull'Autonomia differenziata. Era ora. Sappiamo da sempre che la rassicurante narrazione diffusa da Calderoli e dai suoi subalterni epigoni della destra di governo è pubblicità ingannevole, che occulta dettati legislativi e scelte di segno opposto. Due le strategie in campo per reagire: il referendum e il ricorso alla Corte costituzionale.

Quattro punti sul referendum.

Il primo. La destra emargina il parlamento, e vuole anche imbavagliare il popolo sovrano. Il collegamento al bilancio del ddl Calderoli determina per il referendum abrogativo un rischio di inammissibilità.

Il secondo. Un referendum sul ddl Calderoli non toccherebbe i commi 791 e seguenti della legge di bilancio sui livelli essenziali di prestazione (Lep), peri quali un separato referendum abrogativo è inammissibile.

Il terzo. Parimenti inammissibile è il referendum contro la (diversa) legge che in base all'art.116.3 della Costituzione approva l'intesa con la singola regione cui attribuisce l'autonomia differenziata. Tale legge non sarebbe impedita laddove il ddl Calderoli si fermasse in parlamento o fosse abrogato dal voto popolare dopo la definitiva approvazione.

Il quarto. La via referendaria è relativamente lenta. Anche se il ddl Calderoli diventasse legge in tempi brevi e cinque consigli regionali chiedessero subito il referendum, avremmo il voto non prima dell'aprile-giugno 2025. Anche vincendo i sì, potrebbero sopravvivere attuazioni dell'Autonomia differenziata nel frattempo intervenute.

La strada del referendum sull'Autonomia differenziata accresce la consapevolezza nell'opinione pubblica e reca un potente messaggio politico, ma incontra ostacoli e limiti. È dunque utile affiancare una parallela linea di attacco con i ricorsi alla Corte costituzionale.

Questi, in sintesi, i punti da considerare.

Il primo. Un ricorso in via principale contro il ddl Calderoli definitivamente approvato può partire subito, entro i 60 giorni dalla pubblicazione.

Il secondo. Un ricorso è possibile anche contro la legge recante ai sensi dell'art.116.3 l'intesa con la singola regione, legge che - come detto -prescinde dal ddl Calderoli e rimane di per sé sottratta al referendum abrogativo.

Il terzo. Un conflitto di attribuzioni potrebbe essere sollevato contro l'attuazione sublegislativa di intese eventualmente approvate.

Il quarto. In termini generali, una dichiarazione di incostituzionalità fa cadere l'atto illegittimo dal suo venire in essere, travolgendo le attuazioni eventualmente sopravvenute.

Il quinto. La dichiarazione vale anche per le Regioni che non hanno condiviso l'impugnativa. Una sola regione può parlare per tutte.

Va aggiunto che singole Regioni potrebbero leggere nelle competenze concorrenti loro attribuite dall'art. 117.3 vigente della Costituzione il fondamento di iniziative che prescindono dall'autonomia differenziata. De Luca attacca a fondo sui contratti integrativi regionali per sanità e scuola, che sappiamo di grande interesse per alcune Regioni. Ha ragione. Ma la domanda è: potrebbero ad esempio Lombardia e Veneto introdurli domani con atto regionale, in base alla potestà legislativa concorrente di cui dispongono? E’ un'ipotesi non peregrina. Nel caso, la Regione potrebbe e dovrebbe impugnare i relativi atti. Passare dal regionalismo solidale a forme di pseudo-federalismo competitivo amplia la probabile conflittualità. Non più solo Regione contro Stato, ma anche Regione contro ogni altra Regione, a 360 gradi.

Le Conferenze tra Stato e autonomie non sarebbero certo in grado di comporre la babele degli interessi confliggenti. I fautori dell'Autonomia differenziata, invece, ne traggono il miraggio di un paese più efficiente in attuazione della Carta fondamentale.

Chiamare la Consulta a una corretta lettura in rapporto all'art. 5 della Costituzione e costruire una rete valorizzando i Comuni interessi del Sud sono passi indispensabili È cruciale anche coinvolgere l'opinione pubblica La stessa Consulta deve avvertire una pressione che non viene da poUtici a caccia di voti o da intellettuali in cerca di gloria e fortuna. Per questo è importante sentire che il segretario Cgil Ricci schiera con forza il sindacato, che dal Pd vengono le voci chiare di Sarracino e di Annunziata, che la Chiesa si oppone senza se e senza ma. Faremo la nostra parte perché alle forze politiche giunga un messaggio chiaro: non recitino in parlamento la fiaba dei lemming che seguono ciecamente il pifferaio magico. Per chi ascolta le sirene dell'Autonomia leghista ci sarà un prezzo da pagare.

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