Autonomia regionale contrastare il disegno del ministro Calderoli

di Massimo Villone - La Repubblica Napoli - 18/11/2025
Invertire con una vittoria del centrosinistra la tendenza a un astensionismo crescente segnalerebbe che la Campania combatte un regionalismo egoista e competitivo in cui può alla fine solo perdere.

Il 12 novembre il ministro Calderoli risponde alla Camera dei deputati a una interrogazione di Sarracino (Pd) e altri in tema di Autonomia differenziata (AD). Gli viene chiesto se il governo intende procedere alla stipula di intese con alcune regioni entro la fine dell'anno, senza previa attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep) e senza tener conto dei principi stabiliti dalla Corte costituzionale nella sentenza 192/2024.

 Calderoli ribadisce ancora una volta che la sentenza 192 "non ha demolito l'impianto della legge n. 86 del 2024, ma l'ha invece dichiarata legittima, limitandosi a censurarne specificiprofùi". Può sembrare che abbia ragione, poiché la incostituzionalità colpisce solo alcune norme, in specie relative alla delega per i Lep.

 Certamente la Corte avrebbe potuto e dovuto fare di più. Ma il ministro omette di menzionare che la pronuncia costruisce un'ampia lettura costituzionalmente conforme dell'AD. Non può essere concessa on demand, ma deve avere una giustificazione, con una istruttoria che la dimostri, unitamente al vantaggio che ne derivi al sistema paese e non al solo territorio interessato. Inoltre, il ministro nega che i Lep siano da attuare e finanziare previamente.

 Basta che siano "determinati", e a tal fine la legge delega sui Lep parte in Senato il 26 novembre. In sintesi, della sentenza 192 il governo non tien e alcun conto, salvo che p er i profùi dove è vincolato da una formale dichiarazione di incostituzionalità.

 Il ministro auspica che si definiscano i negoziati in corso "nel più breve tempo possibile, anche attraverso l'adozione preliminare di atti di natura politica, sul Autonomia regionale contrastare il disegno del ministro Calderoli modello di quanto avvenuto in passato con le pre-intese sottoscritte dal Governo Gentiloni". È davvero singolare. I preaccordi del 2018 furono firmati dal sottosegretario Bressa. Pare che ora firmerà preintese personalmente, partendo con il Veneto. Ma la

"sua" legge 86/2024 prevede tutt'altro percorso: intesa preliminare approvata in Consiglio dei ministri, Conferenza Stato Autonomie, Commissioni parlamentari, delibera definitiva in Consiglio dei ministri, stipula e firma dell'intesa da parte del presidente del Consiglio, disegno di legge di approvazione con allegata l'intesa. Un preaccordo sarebbe una superfetazione, atto inutile o persino illegittimo. È una mossa elettorale. Ma comunque se ne trae la prospettiva di tempi difficili per la Campania e il Mezzogiorno.

 Un'AD a saldi invariati di finanza pubblica non può che peggiorare le diseguaglianze e i divari territoriali. I dati sulla sanità, l'istruzione, i trasporti, e persino sulla povertà (rapporto Caritas 2025), sono inequivoci. Mentre l'aumento delle spese militari, i dazi e il contenimento del debito condannano i prossimi anni a una crescita dello zero virgola. Saggezza vorrebbe quanto meno che l' AD fosse messa in stand by, se L'impegno che si chiede al candidato Fico è quello di reagire tempestivamente e in ogni modo possibile, dalla sollecitazione ai parlamentari del territorio, ai ricorsi non abbandonata del tutto. Ma la destra che occupa Palazzo Chigi invece accelera.

 Colpisce dunque, ma non sorprende, il buco nero nella campagna della destra sull' AD.

Non se ne parla. o si ripete il vuoto mantra - indimostrato e indimostrabile· che è un'occasione per la Campania e per il Sud. A questo il centrosinistra deve opporsi con decisione. L'impegno che si chiede al candidato Fico è quello di reagire tempestivamente e in ogni modo possibile, dalla sollecitazione ai parlamentari del territorio, alla presenza efficace in Conferenza Stato Autonomie, ai ricorsi in via principale o per conflitto di attribuzione in Corte costituzionale. Un primo immediato obiettivo potrebbero essere i preaccordi o le norme sui Lep in discussione.

 È anche necessario puntare a un fronte inclusivo di altre regioni in difesa dei territori svantaggiati. È però chiaro che il peso politico del presidente eletto verrà in misura significativa dall'affluenza alle urne.

 Invertire con una vittoria del centrosinistra la tendenza a un astensionismo crescente segnalerebbe che la Campania combatte un regionalismo egoista e competitivo in cui può alla fine solo perdere.

 Tutte e tutti a votare, dunque. E suggeriamo al prossimo presidente, per porre riparo alla disaffezione di molti, di farsi paladino di un rafforzamento degli istituti di democrazia diretta, come ho proposto su queste pagine. Offrirebbe la possibilità di entrare nelle istituzioni e contare, senza deleghe a rappresentanti, a torto o a ragione ritenute ormai inutili.

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