Resistenza popolare all'Autonomia

di Massimo Villone - La Repubblica Napoli - 08/03/2024
È chiara l'opportunità di una resistenza popolare, che renda l'aria (anche elettorale) irrespirabile per chi vuole l'autonomia differenziata.

inalmente i nemici giurati del ministro Calderoli e dell'Autonomia differenziata hanno un nome. Sono i professoroni (Chieffi, De Fiores, Grasso), espressione della sinistra che "chiagne e fotte di partenopea memoria".

Hanno osato in audizione presso la I Commissione della Camera, con il supporto di una infiltrata milanese (Buzzacchi), criticare l'AC 1665 Calderoli come incostituzionale e dannoso per il Sud e per il paese. Il fin qui inossidabile ministro caterpillar mostra qualche cedimento.

Le opposizioni protestano duramente per le frasi razziste del ministro, mentre la destra -secondo copione -tace e ingoia. Ai professori piena solidarietà, ricordando che quelli napoletani sono in campo da sempre. Il mio primo articolo contro l'Autonomia differenziata esce su queste pagine il 28 febbraio 2018, nel giorno della firma dei famigerati preaccordi tra il sottosegretario Bressa per il governo Gentiloni e le tre Regioni da allora capofila: Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. S'intitolava non a caso "Strategia secessionista della Lega". Poi, decine di articoli a mia firma, e via via anche di altri, sul tema, cui questo giornale ha sempre dato meritoriamente spazio anche quando politica e media mainstream lo coprivano di silenzio. Il "chiagne e fotte" è sintesi del pensiero leghista sul Sud. Oggi si riversa anche - dobbiamo supporre – su monsignor Di Donna, presidente della Conferenza episcopale campana, che ribadisce la contrarietà della Chiesa all'Autonomia differenziata.

È un pensiero miserabile, mai supportato da argomenti, e smentito da tutte le analisi più autorevoli, da Bankitalia all'Ufficio parlamentare di bilancio, dall'Istat alla Svimez. Esprime il livore di chi riteneva ormai acquisita la possibilità per alcune Regioni di mettere più a fondo le mani nella marmellata dei poteri statali e delle risorse comuni. Con la spesa storica le hanno già messe, e molto. Ma non basta. È questo il vero "chiagne e fotte".

Che poi il disegno leghista disarticoli il Paese in staterelli semi-indipendenti, conta poco. Che questo sia devastante per l'eguaglianza dei diritti, e per lo status nel contesto globale, non interessa. Che venga il sospetto di un disegno ancora occulto di macroregione, con il Nord leghista auto-organizzato sul piano economico e istituzionale che si separa per legarsi a un'Europa di più forti, è ragionevole.

Che questo sarebbe la fine di 160 anni di Italia unita è indubbio. Qualcuno in parlamento in question time chieda a Calderoli se pensa che all'Autonomia differenziata possa far seguito per l'art. 117.8 della Costituzione una macroregione del Nord. Vogliamo scommettere sulla risposta? Di sicuro, non chiuderà la porta.

Non saranno i professori a fermare il disegno leghista. Nel caso, sarebbe già accaduto in Senato, dove le audizioni - con pochissime eccezioni- furono ampiamente critiche. Bisogna uscire dal ristretto circuito ceto politico-esperti.

Per questo va attivata una partecipazione democratica, come ho suggerito in base agli statuti comunale e regionale. Ha bene ripreso il tema su queste pagine Alberto Lucarelli, tra l'altro nel 2012 essenziale protagonista come assessore comunale nella stesura delle norme cui facciamo oggi riferimento.

L'equazione è semplice: l'Autonomia differenziata non si ferma in parlamento, dove un ostruzionismo insuperabile non è tecnicamente consentito. Ancora tiene il baratto infame con il premierato, anche se l'Autonomia secondo Zaia & Co. renderebbe il primo ministro assoluto di Giorgia Meloni un re travicello. E l'Autonomia differenziata arriverà prima al traguardo, probabilmente sottraendosi a prove referendarie, anche se non a ricorsi da parte di una o più regioni. Il tutto, ovviamente, rebus sic stantibus, clausola regina in politica.

È chiara l'opportunità di una resistenza popolare, che renda l'aria (anche elettorale) irrespirabile per chi vuole l'autonomia differenziata. La partecipazione democratica, ad esempio nella forma della consultazione su quesiti lanciati dalle istituzioni e sottoposti ai cittadini, può essere vincente.

Il consiglio comunale di Napoli ha approvato un odg contro l'Autonomia differenziata. Bene. Ha gli attributi necessari per fare un passo in più e dare un esempio al paese? Per avviare un grande esperimento di democrazia, con una consultazione popolare sull'Autonomia differenziata lanciata dallo stesso consiglio, che superi i social o le esternazioni volte a carpire qualche riga sulla stampa locale? Dalla storia passata il dubbio sugli attributi può venire, ma nella democrazia vogliamo ostinarci a credere.

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