Dopo Sarkozy pensavo che la Francia avesse toccato il fondo. Sicuramente ho sottovalutato Macron.
Ogni volta che parla sbaglia ed ogni volta che sbaglia qualcuno ne paga il prezzo. In questo caso paga l’Europa e per dirla citandolo, paga con i suoi interessi vitali cioè quel formare una politica internazionale comune che dovrebbe essere il senso principale della UE; e la sua immagine peraltro già compromessa da decisioni scellerate. E soprattutto paga la Palestina che proprio non ha bisogno di ulteriori stupidaggini immersa com’è in un vero e tremendo caos, in un orrendo massacro, per l’ inqualificabile vendetta, interessata e cinica voluta da Nethanyau.
Per legge Macron non potrà essere rieletto al prossimo turno ( in astratto potrebbe farlo saltando una legislatura ) dunque gioca questo fine mandato senza pudori, mettendo a nudo la sua protervia, la sua ingiustificata presunzione, la miopia del suo pensiero. Vorrebbe lasciare un segno nella storia dei presidenti francesi, ma purtroppo a tratteggiarlo è uno come lui, usando quel potere assoluto che inventò De Gaulle, indubbiamente pensando solo a sé stesso. L’unica persona di cui si fidava..
Di che Palestina parli il presidente Macron è un mistero. Di quella che Mazen prova a far nascere o di quella schiacciata da Hamas, una cricca di mercenari e tagliagole che serve gli interessi dell’Iran? Le due non sono compatibili.
Da un lato abbiamo gli organismi politici sopravvissuti dell’OLP, laici e con una visione storicamente non allineata e socialista, dall’altro abbiamo dei bigotti islamici non diversi dai loro foraggiatori di Teheran, che non hanno nulla da spartire con la storia sofferta del popolo Palestinese. Come pensi di disgiungere un riconoscimento superficiale, annunciato per fare il botto e mettere in difficoltà gli alleati europei, è un altro mistero dell’ex enfant prodìge.
Raramente l’ Europa ha saputo essere presente nello scenario internazionale come comunità di intenti, per ragioni spesso difficili da interpretare. Ma in questo caso appare evidente almeno parte delle concause: uno dei paesi fondatori oggi è guidato da una leadership che intende usare la UE solo quando si tratta di gestire l’immenso debito pubblico creato dagli ultimi due presidenti, scaricandolo su tutti e invece fottersene quando si tratta di stabilire prima e poi concordare una visione comune.
E’ imbarazzante ed anche mesto vedere un paese così importante, per storia cultura e peso specifico, sprofondare nella più assoluta auto referenzialità. Ed anche questo è un termine fin troppo generoso, perché nelle frasi sparate a caso da Macron , dalla partecipazione attiva nella guerra in Ucraina a quest’ultima boutade, il popolo francese è stato scavalcato, la sua volontà ignorata, il suo turbamento inascoltato. Alla faccia del cittadino sognato da Robespierre.
In questo quadro di fragorosa superficialità si innestano i coretti della innocua Schlein sempre fuori tempo, che comprende i problemi del popolo palestinese con la stessa logica da asilo Letizia con la quale interpreta quelli del popolo italiano. Ha perso l’ennesima occasione per tacere.
Del resto il pasticciaccio tocca oggi più o meno tutti. Dall’epifanico Zelenskj che assume il controllo dell’anticorruzione scatenando, in piena guerra, l’ira del suo popolo, fino al tronfio Trump che ne spara una dietro l’altra.
La mossa del presidente ucraino è rivelatrice dell’intreccio tra oligarchia locale, grandi speculatori internazionali, interessi ed avidità. Il malgoverno ucraino si organizza il sistema per spartire i soldi promessi dall’Europa, cioè le nostre tasse, giocandosi all’asta gli appalti di una ricostruzione che vale mille miliardi. Cosa c’è ancora da capire sulle vere ragioni dell’ennesima guerra? Soldi. Fatti, come si sarebbe detto in tempi lontani, sul sangue del popolo.
In questo quadro deprecabile il pasticciaccio di Milano, con gli amici che si passano la palla come dice Paolo Mieli, appare la solita melassa italiota davanti alla tragedia di un intera comunità, quella Ucraina, sfruttata da chi la dovrebbe assistere e servire.
Non c’è molto altro dire, assunto che nessuno di noi cittadini ha il potere e gli strumenti per fermare qui od altrove il pasticciaccio brutto messo in scena da quello che resta della politica e da ciò che abbiamo chiamato, con infinita ingenuità, democrazia.