La sinistra e la pace

di Pancho Pardi - 25/06/2023
La sinistra italiana non pratica l'esercizio del dubbio. È certa che noi, insieme all'Occidente, siamo dalla parte del torto

La Russia ha aggredito. Sí, però....

Questo è lo schema mentale con cui la sinistra italiana nel complesso ha affrontato l'invasione russa dell'Ucraina e tutte le incessanti distruzioni che ne sono venute. La Russia ha aggredito ma era stata provocata. E la provocazione era stata così profonda e reiterata da giustificare l'invasione. Alla fine del ragionamento è stata la Russia ad essere veramente aggredita e la sua è stata solo una risposta necessaria e inevitabile. Il rovesciamento della realtà risulta totale e quindi non stupisce che se ne tragga solo la predica di buone intenzioni e l'invocazione ad evitare l'inutile strage. Ciò che conta è solo l'immediato cessate il fuoco e scende il silenzio più gelido sulle responsabilità e sul pagamento degli incalcolabili danni di guerra. Questo schema ha dominato tutta la prima fase.

Ad esso si sovrappone da qualche tempo un secondo schema. La pace, quasi fin dall'inizio, era possibile ma gli stati europei l'hanno intenzionalmente impedita. Siamo nel campo dei miracoli, buoni e cattivi. Il buono è che fin dai primi contatti tra i belligeranti aveva preso forma una piattaforma d'intesa che bastava solo la volontà di proseguire sulla sua traccia. Dunque mentre l'esercito russo metteva a ferro e fuoco città, territori, industrie, agricoltura, infrastrutture, mentre i soldati russi facevano strage di civili inermi, bastava volere davvero la trattativa per avere la pace. Un velo di reticenza viene steso sui termini del negoziato. Ci si accontenta di registrare che la sola promessa ucraina della neutralità e della rinuncia alla NATO avrebbe ottenuto il ritiro delle forze d'invasione. Anzi ci si spinge a sostenere che l'allontanamento dei carri armati da Kiev era già il gesto volontario verso lo spegnimento delle ostilità. E chi dice tutto questo? Lo stesso Putin! Che sventola il documento davanti agli occhi dei leaders africani.

Prendere Putin, sistematico falsificatore di fatti e documenti, a testimone veridico è un azzardo notevole. Anche perché più volte smentito da sé stesso: non si contano i suoi proclami sull'inesistenza dell'Ucraina, sul mantenimento armato dei territori annessi (Crimea e Donbass) e soprattutto non è più possibile contare le piogge di missili e bombe su obbiettivi civili. Ma insomma Putin il gesto di buona volontà l'aveva fatto. Zelensky invece, malvagio, aveva continuato la guerra. Il miracolo cattivo è stata la trasfigurazione del popolo ucraino che ha accettato di funzionare come carne da cannone per servire gli interessi dei cattivissimi europei che volevano approfittare dell'occasione per dare a Putin la fine carriera. Uno storico che volesse accreditare una simile tesi verrebbe sbeffeggiato dai suoi stessi studenti.

Ma in tutto questo c'è un filo logico: liberare la schiena della Russia dalle sue immense responsabilità. Solo gli USA e l'Occidente asservito possono fare il Male, la Russia no. Si sostiene forse tutto questo in nome della Russia che abbiamo amato: rivoluzione, letteratura, musica, pittura. Ma questa è la Russia dei nostri pensieri. Ci è possibile trascurare il fatto essenziale che l'unica oggi in azione è la Russia di Putin? E, in deliziosa alternativa, di Prigogin? Ha senso scaricarla dal piombo dei suoi atti? Non conta nulla che ogni atto quotidiano di guerra, dalla prima strage all'ultima alluvione artificiale, abbia dimostrato che la volontà di pace della Russia di Putin non esiste? Ma la sinistra italiana non pratica l'esercizio del dubbio. È certa che noi, insieme all'Occidente, siamo dalla parte del torto. E che tutto ciò che possiamo fare per la pace è disarmare l'aggredito mentre nessuno può disarmare l'aggressore.

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