A COSA SERVONO I COMUNI?

di Francesco Baicchi - 16/11/2021
Si sta realizzando l’obiettivo della grande speculazione internazionale, che considera le Costituzioni troppo democratiche perché potrebbero ostacolare la concentrazione in corso del potere e della ricchezza in pochissime mani

Nel 2006 e nel 2016 le Italiane e gli Italiani hanno confermato, con maggioranze incontestabili, di riconoscersi nella Costituzione antifascista su cui nell’immediato dopoguerra venne costituita la nostra Repubblica.

Purtroppo i tentativi di stravolgere l’assetto democratico del Paese non sono cessati.

I nemici della Costituzione hanno solo rinunciato a modifiche complessive e esplicite, scegliendo la strategia dello stravolgimento di fatto, approvando normative ordinarie in contrasto con i Principi Fondamentali.

La Costituzione non è stata cambiata nel testo, ma solo ignorata nei contenuti.

Di questa strategia è stato vittima emblematica l’articolo fondamentale, il primo, che proclama la sovranità del popolo, da esercitare nel quadro del sistema rappresentativo parlamentare, eleggendo i propri rappresentanti nelle due Camere e negli Enti Locali.

L’elenco degli atti che portano alla progressiva cancellazione del potere popolare è lungo; per citare i più evidenti: dalla legge elettorale nazionale, che deforma la proporzionalità della rappresentanza e impedisce di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento, alle ancora peggiori e ultra-presidenziali leggi elettorali regionali e comunali, che cancellano il ruolo degli organismi assembleari, dal mancato rispetto degli esiti dei referendum abrogativi al trasferimento di fatto del potere di iniziativa legislativa all’Esecutivo. Per quanto riguarda gli enti locali sono state addirittura cancellate le province, formalmente ancora esistenti ma non più elettive.

Ultima in ordine di tempo, ma di gravissimo impatto, è la proposta di sottrarre di fatto ai Comuni la possibilità di gestire i servizi pubblici locali, per trasferirli al ‘mercato’, cioè a imprese private il cui obiettivo non può che essere l’utile e non il soddisfacimento, con la massimo efficienza e il minor costo, dei bisogni dei cittadini.

Ma l’esperienza degli ultimi anni (pensiamo alla gestione delle risorse idriche e dei rifiuti) ha dimostrato che le privatizzazioni hanno comportato aumenti delle tariffe e non hanno garantito né efficienza né investimenti. Non indifferente è anche la tendenza, ovvia, alla creazione di grandi strutture, spesso non italiane, e il superamento del nuovo mito della ‘concorrenza’ per un assetto oligopolistico.

E’ lecito chiedersi a questo punto quale sarebbe il ruolo dei Comuni nell’assetto istituzionale del Paese.

Si sta realizzando l’obiettivo della grande speculazione internazionale, che considera le Costituzioni troppo democratiche perché potrebbero ostacolare la concentrazione in corso del potere e della ricchezza in pochissime mani.

Spetta a noi tutti, prima che sia troppo tardi, decidere se vogliamo essere, con la felice definizione di Domenico Gallo, sudditi di questi nuovi padroni del mondo, o cittadini che decidono del proprio destino.

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