Referendum sulla separazione delle carriere, il costituzionalista Villone: “No al blitz sul voto anticipato, ora via alla raccolta firme”

di Ilaria Proietti - Ilfattoquotidiano.it - 21/12/2025
“I tempi ai promotori sono garantiti: è impossibile essere pronti per il 1° marzo”

“Votare il referendum all’inizio di marzo? Non si può fare, non ci piove. E non da ora”. Il costituzionalista Massimo Villone che già ha tenuto sotto scacco Roberto Calderoli sull’Autonomia differenziata ha l’occhio lungo. Gli è caduto sulla Gazzetta Ufficiale: quindici cittadini hanno depositato in Cassazione la richiesta di promuovere la raccolta di almeno 500 mila firme necessarie per il referendum. Un’ipotesi pur prevista dalla Costituzione ma a cui forse nessuno pensava più visto che l’Ufficio centrale per i referendum ha già ammesso le richieste depositate da deputati e senatori appartenenti a maggioranza e opposizione all’inizio di novembre. Per Villone è un’occasione per un grande esperimento democratico: “Ora si avvii una vera campagna di partecipazione democratica”.

Che succede adesso?

Intanto che fino al 30 gennaio ci sarà tempo per raccogliere le firme. Poi ci dovranno essere gli altri passaggi previsti dalla legge. I tempi del voto? Vanno rispettati tutti. Sicuramente non coincidono con la volontà di accelerare del governo.

Il ministero di Carlo Nordio continua a far trapelare l’idea di un Cdm per fissare la data del voto al 1° marzo.

Guardi, semplicemente non si può fare. I titolari del potere di attivare il procedimento referendario sono tre: il quinto di una Camera, cinque consigli regionali, 500 mila elettori. Non sono intercambiabili o sovrapponibili. Ciascuno di essi ha diritto al rispetto del termine dei tre mesi previsti dall’art. 138 della Costituzione, che vanno computati dall’approvazione della legge avvenuta il 30 ottobre. Quella del governo è una forzatura cui non dovrebbero nemmeno pensare. Mi faccia aggiungere una cosa.

Prego…

Qui non si tratta di fare giochetti per avere un mese in più. Va semplicemente raccolta l’iniziativa di questi cittadini che sono titolari del potere di attivare un processo di partecipazione democratica. Di cui c’è bisogno proprio perché il governo evidentemente lo teme.

Cosa glielo fa credere?

Lo hanno dimostrato con la fretta di anticipare il voto per chiudere al più presto la partita. Facendo peraltro i conti senza considerare il Capo dello Stato.

In che senso?

Il decreto di indizione lo firma il presidente della Repubblica. E non credo che ci sia qualcuno che possa costringere Mattarella a fare forzature sulla tempistica dettata dalla legge e dalla Costituzione.

Lei è tra i 15 che hanno depositato questa nuova domanda di referendum?

Giuro, nemmeno li conosco. Sono innocente! Ma credo che sia un’ottima notizia. La Cgil, con altre organizzazioni della sinistra, aveva manifestato una indisponibilità.

Ma l’iniziativa di questi volenterosi come va letta?

Per chi ha opposto fin qui un diniego alla raccolta firme è l’occasione di evitare di trovarsi domani in una condizione insostenibile: essere ritenuto irrilevante nel caso vinca il no, e colpevole se vince il sì. Il tormentone della legge di bilancio e la spaccatura in politica estera confermano che la maggioranza riesce a tenersi insieme solo sulle riforme istituzionali. Ma ciascuna riforma è in realtà subappaltata a una minoranza della maggioranza, essendo gli altri vincolati solo da un accordo di scambio. Giustizia a FI, autonomia differenziata alla Lega, premierato a FdI. Lupi – absit iniuria – non conta. Riforme di alto impatto e ridotto consenso.

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