Smontiamo la propaganda dell'odio del Ministro Salvini

di Paolo Maddalena - attuarelacostituzione.it - 06/07/2019
L’obbligo del salvataggio in mare è sancito dalle norme internazionali che l’Italia è obbligata a seguire ai sensi del comma 1 dell’articolo 117 della Costituzione

È arrivato il momento che gli italiani ben pensanti alzino la voce nei riguardi dei concittadini vittime della stolta propaganda del ministro Salvini, il quale, anziché occuparsi dei suoi doveri d’ufficio per mantenere l’ordine pubblico, esercita una continua propaganda dell’odio, strumentalizzando l’impreparazione e i bassi istinti degli italiani più deboli.

L’obbligo del salvataggio in mare è sancito dalle norme internazionali che l’Italia è obbligata a seguire ai sensi del comma 1 dell’articolo 117 della Costituzione, secondo il quale “la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dai vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”.

Il decreto sicurezza e il decreto sicurezza bis sono stati emessi in diretta violazione di questi obblighi e precisamente in violazione dell’obbligo del salvataggio in mare sancito dalle leggi del mare stesso. Per cui dovranno presto essere annullate dalla Corte Costituzionale.

Il comportamento di Salvini è altresì contrario all’articolo 54 della Costituzione, secondo il quale “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”.

Impedendo il salvataggio e l’accoglienza dei naufraghi nei porti italiani, il Ministro dell’Interno ha certamente agito indisciplinatamente nei confronti delle norme giuridiche imperative imposte dalla Costituzione e dalle leggi di ratifica dei trattati, disonorando, di conseguenza, l’intero popolo italiano.

Nella giornata di ieri sono stati salvati da un veliero italiano 54 profughi che stavano annegando e si trovavano in pessime condizione di salute oltre ad essere già semi ustionati dal sole.

Il comandante di questa imbarcazione ha chiesto alle autorità italiane come doveva agire  e la risposta è stata la seguente “avete effettuato un soccorso in acque che non sono di nostra competenza quindi adesso sono affari vostri”. Pessima risposta, perché il Mediterraneo è diviso in zone d’influenza degli Stati e le vigenti norme internazionali prevedono che questi ultimi devono offrire la loro massima collaborazione per facilitare il salvataggio dei naufraghi al fine di portarli in “porti sicuri”.

Poiché è certo, come provato da filmati e dal recente bombardamento del centro di reclusione degli immigrati a Tripoli che in Libia non ci sono porti sicuri, le autorità italiana, con Salvini in testa, avrebbero dovuto agire con “dignità e onore”facilitando l’approdo in un porto del nostro paese. Ma questi sono stati chiusi per un atto illegittimo dello stesso Ministro Salvini.

La veridicità di quanto detto ha una chiara conferma da parte della portavoce dell’Onu Babar Baloch, la quale ha precedentemente affermato che“l’Italia ha la responsabilità di far sbarcare queste persone” e “nessuno dovrebbe tornare nella Libia scossa dalla guerra”.

Ulteriore conferma è la decisione del Gip di Agrigento Alessandra Vella la quale ha precisato, molto puntualmente e magistralmente, che la comandante della Sea_Watch 3 non ha violato nessuna norma di legge, anzi si è attenuta alle norme vigenti.

Insomma Salvini deve mettersi in mente che i suoi due decreti sicurezza sono fuori legge perché non sono in grado di abrogare leggi di grado superiore che hanno una maggiore forza di quelle settoriali e disumane da lui volute.

Paolo Maddalena.

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