Da vari mesi il documentario “C’era una volta in Italia. Giacarta sta arrivando” viene diffuso in tutto il Paese e sta riscuotendo un importante successo che si basa solo sul passa parola tra associazioni che ne organizzano la proiezione nelle varie sale cinematografiche e nei vari ambiti tematici. L’argomento è drammatico. Riguarda soprattutto la privatizzazione della sanità pubblica. Gli interlocutori del film sono Vittorio Agnoletto, Gino Strada, Roger Waters, Ken Loach, Jean Ziegler, Nicoletta Dentico e altri, tutte personalità celebri e rinomate per le loro lotte sociali e per il loro impegno civile. Vogliamo intervistare Vittorio Agnoletto a proposito di questo film nel quale lui è uno dei protagonisti e delle voci narranti.

Il docufilm si sviluppa su differenti scenari: locale, nazionale e mondiale. Qual è il tema che tiene insieme queste differenti narrazioni?

La conquista del diritto all’assistenza sanitaria pubblica in tutto il mondo e l’attacco che il neoliberismo porta a questo diritto nel tentativo di trasformare la nostra salute in merce e di trasformare un diritto universale in un profitto per pochi. La particolarità del film è proprio quella di tenere insieme un racconto che si svolge in un piccolo paesino della Calabria ed è una storia vera di una popolazione che si oppone alla chiusura di un ospedale, anzi che lotta per ottenerne la riapertura, con la dimensione nazionale, europea e globale mostrando che la situazione è simile in diverse parti del mondo dove la sanità pubblica è sotto attacco.

A livello mondiale nel 1948 l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, stabilisce che la salute non è solo assenza di malattia, ma “uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia”. Che rapporto sussiste tra questa affermazione e quanto stabilito nella nostra Costituzione?

Vi è una coincidenza incredibile di date tra l’elaborazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’affermarsi del diritto alla salute nel nostro Paese.

Due sono le date fondamentali: il 1948 e il 1978.

Il 1948 entra in funzione ufficialmente l’OMS che elabora la definizione di salute quale “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non semplicemente assenza di malattia o infermità” Siamo di fronte ad una visione olistica che tiene insieme tutti gli aspetti dell’essere umano, il quale viene collocato dentro una forte dimensione sociale. Sempre nel 1948, il 1° gennaio, entra in vigore anche la nostra Costituzione che all’art. 32 recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività…”.

Trent’anni dopo, nel 1978 si svolge la grande conferenza mondiale dell’OMS ad Alma Ata, una città dell’ex Unione Sovietica, dove viene riaffermato che la salute è un diritto umano fondamentale e che l’assistenza sanitaria primaria deve essere garantita a tutti.

Nello stesso anno in Italia viene approvata la riforma sanitaria, la legge 833, che istituisce un Servizio Sanitario Nazionale (SSN), universalistico, ad accesso gratuito perché sostenuto dalla fiscalità in modo proporzionale rispetto ai guadagni di ciascuno.

Il 1948 e il 1978 rappresentano i due momenti più alti nella storia della affermazione del diritto alla salute sia a livello globale che a livello nazionale.

Dopodiché che cosa accade?

Il ciclo dei movimenti e delle grandi lotte si esaurisce in Italia e in tutto il mondo occidentale. Inizia una china discendente e diventa sempre più difficile controllare l’applicazione di quella riforma.

Già negli anni immediatamente seguenti si rafforza il tentativo di abbattere tali conquiste sia a livello nazionale che a livello internazionale.

Infatti, in quegli anni, a partire dalla Scuola di Chicago, si sviluppa il pensiero neoliberista che pone al centro il mercato, entità onnipotente, che sarebbe in grado di autoregolamentarsi distribuendo dividendi di giustizia sociale in tutto il mondo.

Noi sappiamo che non è assolutamente così.

Negli anni seguenti arrivano al potere Margaret Thatcher in Gran Bretagna e Ronald Reagan negli Stati Uniti. Tra i principali obiettivi di questi governi neoliberisti vi è proprio la sanità pubblica e il servizio sanitario inglese, il primo sorto in Europa a vocazione universalistica, viene massacrato e distrutto proprio dalla Thatcher.

L’OMS subisce fortissimi contraccolpi a causa dell’affermarsi della logica del mercato in ogni ambito della società, sanità compresa.

I principi solennemente affermati ad Alma Ata e l’obiettivo della salute per tutti entro il 2000 non verranno mai realizzati.

In Italia, pochi anni dopo l’approvazione della L. 833/’78 si insedia al ministero della sanità un liberale.

Da quel momento verranno costantemente inseriti elementi e pratiche di privatizzazione nel Servizio Sanitario fino alla definitiva apertura alle aziende e al capitale privato.

Viene autorizzata l’intramoenia cioè la possibilità per i medici dipendenti pubblici di svolgere attività privata all’interno del servizio sanitario. Viene inserito il concetto di convenzione o accreditamento tra il SSN e le strutture private. Sono istituiti i ticket, per cui scompare la gratuità dell’accesso alla sanità pubblica, per altro già finanziata da ognuno di noi attraverso le tasse. Questo smantellamento della valenza pubblica del SSN prosegue nei decenni fino ad arrivare alla situazione attuale, dove spesso la possibilità di curarsi dipende dal portafoglio.

Ed allora si torna in Calabria, dove, in una sola notte, erano stati chiusi diciannove ospedali, tra cui quello di Cariati; qui la popolazione non ha dove curarsi, gli altri ospedali sono lontani, le strade, che le ambulanze dovrebbero percorrere, sono in pessime condizioni. La lotta dei cittadini di questo paese ci rimanda allo scontro apertosi a livello mondiale.

Quali sono le principali tappe che ripercorre il film?

Abbiamo già citato il neoliberismo e gli attacchi che subisce la sanità pubblica fino ad arrivare ai giorni nostri.

Questi processi si verificano anche a livello globale; inizialmente il bilancio dell’OMS era sostenuto unicamente dalle nazioni e ogni Paese, in base ad alcuni indicatori come il Pil, il reddito pro capite, l’età della popolazione e la ricchezza, doveva destinare una parte delle sue risorse economiche al funzionamento dell’OMS.

Oggi non è più così, le strutture private, aziende e fondazioni possono finanziare l’OMS attraverso risorse destinate e vincolate a specifici interventi/progetti.

Queste strutture private che finanziano l’OMS sono portatrici di enormi conflitti d’interesse. Questo è un aspetto importante.

Vi è un altro aspetto che il film racconta in modo preciso. Siamo a metà degli anni 80′ e nel campo della salute entrano in scena altri due soggetti: la Banca Mondiale (BM) e il Fondo Monetario Internazionale (FMI). Oggi sono molti più i fondi della BM impegnati in ambito sanitario a livello mondiale che quelli dell’OMS. Ma la BM e FMI hanno altri e differenti obiettivi rispetto all’OMS, loro lavorano per produrre profitti da distribuire tra i propri azionisti. Il FMI negli anni ’80 e ’90 attraverso i Piani di Aggiustamento Strutturale si rivolgeva ai Paesi africani, che chiedevano un prestito, ponendo precise condizioni: i soldi in cambio dei tagli ai servizi sanitari e all’istruzione. Questa logica ha distrutto il servizio sanitario e l’istruzione primaria di molti Paesi africani che avevano investito in questi settori dopo la liberazione dal colonialismo. La BM si muove nella stessa identica direzione.

 Quali sono i messaggi che ci lancia il film?

La possibilità di cambiare le cose esiste, se ci informiamo, ci organizziamo e lottiamo. Il nostro destino non è segnato. Dobbiamo costruire organizzazione ed essere consapevoli che il conflitto sulla salute non ha confini. È un conflitto universale.