La pagliuzza e la trave del governo Meloni

di Marco Bersani - ilmanifesto.it - 27/09/2025
Ci si dimentica che il Ministero dell’Economia e delle Finanze è il maggior azionista di Leonardo Spa

Ondate di indignazione senza precedenti sono state espresse dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, quando, all’interno di una giornata straordinaria di sciopero e mobilitazione sociale contro il genocidio in Palestina, il tentativo, represso con forza, di bloccare la circolazione dei treni alla stazione centrale di Milano ha provocato la rottura di due vetrate.

Andando indietro nel tempo si sono evocati dal ’68 alle Brigate Rosse.

Viaggio per viaggio, conviene forse andare ancora più indietro nel tempo e citare alla Presidente del Consiglio il vangelo di Luca, dove si narra che Gesù disse a un suo discepolo «Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?».

Perché, mentre si fa a gara sui mass media a chi esprime la costernazione più intensa, ci si dimentica che il Ministero dell’Economia e delle Finanze è il maggior azionista di Leonardo Spa, un colosso della produzione di armamenti direttamente coinvolto nel genocidio che Israele sta perpetrando a Gaza.

Come ampiamente documentato nel rapporto “Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio” redatto dalla relatrice speciale delle Nazioni unite sui territori occupati, Francesca Albanese (da allora sanzionata dagli Usa), Leonardo è una delle aziende in prima fila nella fornitura di materiale bellico a Israele.

A partire dai cacciabombardieri F35, rispetto ai quali la stessa Leonardo rivendica il secondo posto globale fra i partner internazionali del progetto, per arrivare alla trasformazione dei bulldozer D9 di Caterpillar in armi automatizzate utilizzate nelle demolizioni in corso a Gaza. Senza contare la fornitura di velivoli addestratori dei piloti israeliani, l’invio costante di componenti per bombe e l’assistenza tecnica da remoto per tutti i programmi nei quali Leonardo coopera con Israele. L’Italia vende le armi a Israele e da Israele le compra, avendo quintuplicato le importazioni proprio in questi due anni di genocidio in corso.

D’altronde, non viene detto e ripetuto in tutte le sedi istituzionali nazionali ed europee che il futuro del nostro continente risiede nella trasformazione dell’economia in economia di guerra e nella trasformazione della società in società in guerra?

Non sono forse i grandi fondi finanziari a spingere in questa direzione alla ricerca di nuovi asset garantiti dalla spesa pubblica in cui investire e creare la nuova bolla di profitti per pochissimi sottraendo reddito, diritti e beni comuni all’intera umanità?

Siamo dentro un sistema nel quale un qualsiasi cenno di cessate il fuoco di un qualsivoglia conflitto provoca il crollo in Borsa dei titoli azionari e continuiamo a definirlo democratco e libero.

Un sistema feroce che mette a valore finanziario vita, natura e relazioni e che espelle tutto ciò che non può produrne. E tuttavia un sistema fragilissimo, visto quanto trema di fronte a quattrocento donne e uomini a bordo di cinquanta barche che stanno attraversando il Mediterraneo per dire che la vita e l’umanità non si misurano con le carte di credito. Sono donne e uomini che hanno reso il re nudo e ora tutti lo possono vedere, riconoscere e scendere in piazza, trasformandosi nell’equipaggio di terra più numeroso e variegato della storia.

Non sappiamo cosa succederà nelle prossime ore, siamo dentro un crinale della storia che è già tragica per la popolazione palestinese e che può diventare drammatica anche fra le onde del Mediterraneo. Faremo quanto è possibile, con ogni mezzo necessario. Per Gaza, per altro, per tutto.

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