Dopo averlo sentito sussurrare in giro come un brusio di fondo da almeno un anno ecco che il fatterello curioso della politica italiota diventa una chiacchiera aperta. Marina Berlusconi entra ( ..entrerebbe..) in campo con la maglietta numero 10. Centravanti del nuovo che avanza. Vabbè.
Dire che ne sono stupito sarebbe ridicolo. Mi pare, mi pareva, mi parrebbe una ovvietà, tanto che proprio per questo per un bel po' ( ed un pochino anche ora ) ho stentato a crederlo possibile. La signora è una persona capace, intelligente e realista ed immaginarla impegnata in successioni dinastiche rischiose ed incaute è cosa strampalata. Tuttavia esistono fondate ragioni pratiche che nelle attuali contingenze rendono comprensibile un rischio notevole ma calcolabile. Di queste palesi ragioni parliamo tra un attimo.
Il rischio dell’essere persona di punta delle sterminate platee di moderati italici è tutto nel paragone. Il suo elettorato di riferimento è lo stesso che ha sostenuto il Cavaliere, uomo controverso ma abilissimo, dotato di una fascinazione straordinaria che Marina non ha, cioè quell’essere un italiano medio di nascita e formazione. In lui ci si rispecchiava perfettamente, era all’altezza di chiunque altro come ebbe a dire Umberto Eco commentando il successo nazionale di Mike Bongiorno anni ed anni prima del fenomeno Berlusconi. Era uguale a tutti, simmetrico, rispecchiante ed in più aveva fatto una vagonata di soldi. Ma nessuno lo invidiava, nella sua parte, era anzi bello e confortante pensare..se ce l’ha fatta lui! Il Cavaliere parlava di calcio e raccontava barzellette, era un incauto sbruffone ed un piacione efficace. Un furbo matricolato. Per anni beghine e baciabanchi gli hanno perdonato peccati cosmici perché sembrava il nipotino discolo ma simpatico. Incredibile, ma vero..si vota qualcuno anche per questo. E’ la democrazia, baby.
Marina Berlusconi no. Lei non è un italiano medio. Determinata e riservata, preparata come manager – si è formata con i migliori consulenti del mondo – temprata al comando che per una donna in Italia è difficile, anche se si è di ricco lignaggio, vedi le donne Agnelli come esempio. La sua vita privata e avvolta nel mistero condita dalle dicerie dei soliti informati. La sua visione è moderna, mai bigotta, internazionale. Parla fluentemente le lingue straniere ed ha amici importanti nella finanza internazionale. Marina Berlusconi non è una persona né banale né semplice. Fare politica non le è congeniale, non le sarà facile. Ma deve.
La ragione è la stessa che mosse il Cavaliere, il suo impero è a rischio.
Questa volta il pericolo non è rappresentato da creditori innervositi ed esigenti, ma dallo smottamento che sta travolgendo l’editoria tradizionale a vantaggio del nuovo mondo rappresentato dai social e dai i grandi player internazionali. Da tempo essi stanno giocando una partita di fusioni e di alleanze che in breve concentrerà il potere nelle mani di pochi soggetti, quasi tutti gestiti dai grandi blocchi finanziari anglo americani. Da questa partita Mediaset è tagliata fuori. L’ostinata difesa messa in campo a suo tempo dal Cavaliere e proseguita da PierSilvio ha impedito la fusione con Vivendi, il colosso francese guidato da uno dei grandi sponsor della destra europea, Vincent Bolloré ( di lui parlai anni fa nel sito in un pezzullo, Antenne Nere ).
Oggi il gruppo è di fatto appetibile e tuttavia secondario ed isolato. Ha tentato qualche invasione all’estero, ma ha funzionato poco perché i mezzi finanziari di Mediaset sono modesti. Se vuole sopravvivere deve dunque e presto avere uno scudo forte da opporre ad improvvise ed avverse scalate. E quale scudo migliore dell’essere Premier di un paese comunque importante nello scacchiere europeo, soprattutto ora che appare fragile e dissanguato dalle scellerate politiche messe in campo da una modesta figura come Ursula Von der layen. Diventare premier italiano consentirebbe ad una persona intelligente e decisionista come Marina Berlusconi di scalare anche l’ Europa e chissà cosa altro. Se arriva a quello scranno non solo salva le sue aziende, ma corre il rischio di diventare una delle più autorevoli figure internazionali, dati anche i suoi buoni rapporti con Mario Draghi, probabile prossimo presidente europeo. Almeno, così si sussurra.
Nella chiacchiera corrente si afferma che in questi giorni si sia trattando una nuova santa alleanza da proporre alle prossime elezioni. Una specie di enorme centro con Forza Italia, Azione ed Italia Viva, Noi Moderati, frange di Piddini riformisti e di Fratelli d’Italia in libera uscita. Una alleanza che potrebbe sfondare alle elezioni recuperando al voto almeno due milioni di elettori moderati che bagolano tra noia e irritazione.
Qualcuno obietta, ma come si potrebbe mettere insieme gente così diversa come Renzi, abile discolo toscano ( che potrebbe essere uno dei registi occulti del disegno) Carletto Calenda cresciuto ad Orzobimbo bimbumbam , Giorgetti ormai stufo del gioco, l’astuto Lupi e qualche ex Forazaitaliota passato sul carro del vincitore? Semplice. Il potere. Spazi se ne trovano specie se negli accordi si trova casa anche per sora Giorgia. Così si costruisce un nuovo grande governo che si bilancerebbe mettendo fuori una Lega ormai allo sbando. Il partito del Nord seguirebbe il colpo con interesse, buttando Salvini&Vannacci nel cestino e formando un direttorio Zaia Stefani Fontana Fedriga.
Ma come contentare la sora Giorgia? Anche qui si afferma che sia semplice, Meloni sa valutare i rischi di un confronto duro con Forza Italia ed è possibile che accetti un cambio della guardia onorevole: Marina Berlusconi premier, Meloni vice premier e qualche grande ministero per lei ( esteri? Interno? ) ed i suoi fedelissimi. Una immagine preservata da grandi attestati di stima ed affetto e garanzie di ricambio a quattro anni, l’italica staffetta. Il tempo per Marina di scalare l’Europa. Fantapolitica? Si. Forse. Anche avere un presidente della Repubblica per dieci anni ed uno per 14 sembrava fantapolitica ed anticostituzionale, o no?
E qui ci fermiamo. Ne parleremo se è il caso più avanti, quando tutto sarà meno hush hush. Ma per finire sorge spontanea una domanda, semplice e banale come quelle che mi vengono in mente. Qualcuno ha preservato l’Italia da un ritorno in politica dei Berlusconi, i più grandi editori italiani? Qualche soggetto politico, chessò a caso il PD ha fatto una legge per il conflitto di interesse? No.
Perché? Perché no. Certo mi rendo conto che fare del referendum l’atto di punta della politica progressista sia meritevole. Di certo contrastare una riforma che tocca così a fondo le priorità degli italiani e che stravolge l’intera vita democratica del paese è atto di somma civiltà. Ma mentre si costruiva questa crociata meritoria non si poteva fare una cazzatella secondaria come impedire ai poteri di comunicazione di ritornare in sella e governare il paese? Visto che non si è fatto nulla mi sa di no.
Ora qualche briccone potrebbe ventilare chissà quale giro di quattrini ci sia stato per convincere alla moderazione una opposizione così fiera. Ma io non voglio dare retta a questa facile e meschina interpretazione. Sono certo della buona fede dell’intera classe dirigente del PD che ha dato sempre prova di ostinata virtù. Dunque resta una sola possibilità. Erano tutti così impegnati in altro nobile scopo che hanno dimenticato una vicenda secondaria come il blocco dei poteri di comunicazione.
In fondo la vicenda è banale, un editore che diventa Premier. Suvvia non siamo mediocri, ci sono battaglie ben più importanti. Sta roba di curare i conflitti di interesse è banale, ovvia, già praticata in altri Paesi. Ad esempio la Francia e la Germania che sono mediocri democrazie fondate sull’ ovvio. Queste leggine di interdizione hanno solo evitato che in un paese si insediasse Bollorè come Presidente e Le Pen premier, e nell’altro di vedere Leo Kirch cancelliere.
Ma si sa quelli sono paesi in cui le opposizioni sono senza fantasia. Noi siamo l’Italia creativa la patria del Rinascimento, dell’arte, di Cucinelli santo subito, del diritto e del rovescio.



