Modello Milano: il crimine è la rigenerazione urbana liberista

di Marco Bersani - attac-italia.org - 23/07/2025
Il modello di città che viene rivendicato dal Sindaco Sala, che non a caso ottiene solidarietà bypartizan tanto dalla segretaria del suo partito Elly Schlein, quanto dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Perché si può litigare su molto, ma quando i nodi vengono al pettine ci si ritrova.

“Non mi riconosco nella lettura della città che la Procura sta ricostruendo”. Così il Sindaco Sala ha commentato le indagini della magistratura che hanno portato al coinvolgimento di 74 persone tra politici, tra cui lo stesso Sindaco, funzionari, archistar e immobiliaristi che in questi anni hanno trasformato in maniera radicale la capitale lombarda.

Le indagini faranno il loro corso e il tempo dirà se e quali reati siano stati compiuti. Non è questo il problema. Paradossalmente, se al termine delle indagini, non emergessero rilevanze penali, il problema sarebbe ancora più grosso, poiché riguarda esattamente la visione della città, il ruolo del pubblico, gli interessi immobiliari e della rendita finanziaria, i bisogni e i diritti di quelli che la abitano.

Per dirla in breve, il vero reato politico è la rigenerazione urbana liberista. Rigenerare significa far nascere di nuovo oppure, riferito a un corpo, ristabilirne la salute. Nel caso della rigenerazione urbana il corpo da rimettere in funzione è la città, uno spazio complesso, terreno di scontri e mediazioni tra interessi economici, sociali e culturali molto diversi tra loro per esigenze, obiettivi e capacità di influenzare le politiche urbane. Dalla città fonte di rendita e profitto a quella motore economico fino alla città abitata, espressione di bisogni e relazioni. Rigenerare una città significa mettere mano a questo spazio complesso.

Nessuna complessità è stata affrontata dalla amministrazione comunale milanese. Dall’Expo in poi la strada scelta è stata drammaticamente lineare: trasformare Milano nella Dubai padana, rendere la città sexy per i grandi fondi finanziari, erigerla a residenza ideale per i milionari, farla divenire realtà urbana cosmopolita e inclusiva solo per redditi alti, dentro il grande luna park delle fiere della moda, del mobile, dell’hi-tech e chi più ne ha più ne metta.

Così Milano è diventata la prima città europea per investimenti nell’immobiliare (28 miliardi, come somma fra quelli già spesi dal 2014 a oggi e quelli previsti fino al 2029) destinati a “rigenerare” oltre 10 milioni di metri quadri di territorio, sui quali sono stati edificati 17 milioni di metri cubi residenziali e 29 milioni di metri cubi non residenziali. Negli ultimi dieci anni, nella città di Milano si è costruito più di quanto si sia edificato in tutto il Piemonte e in tutta la Toscana messi insieme.

E l’impatto sociale è stato devastante: sono oltre duecentomila gli abitanti che hanno lasciato la città negli ultimi cinque anni, compensati da altrettanti arrivi, ma determinando una sostituzione di classe: se ne vanno le fasce popolari, quelle della Milano col cuore in mano, sostituite da ricchi e turisti, quelli della Milano con la carta di credito in mano.

E’ questo modello di città che viene rivendicato dal Sindaco Sala, che non a caso ottiene solidarietà bypartizan tanto dalla segretaria del suo partito Elly Schlein, quanto dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Perché si può litigare su molto, ma quando i nodi vengono al pettine ci si ritrova.

Non è solo il partito trasversale del cemento, è proprio la visione comune su a chi appartenga la città e quale debba essere il ruolo del pubblico: la città è della rendita immobiliare e dei grandi fondi finanziari e il pubblico deve mettersi al loro servizio.

Due ulteriori domande sono inevitabili. La prima è rivolta a chi oggi dentro la coalizione di centro-sinistra si straccia le vesti dall’indignazione: dove eravate quando per rigenerare palazzine di tre piani si costruivano centinaia di grattacieli da 80 piani? La seconda è rivolta a chi si illude che Milano sia un’anomalia: siete sicuri che ciò che è accaduto nella “Grandeur meneghina” non sia ciò che in scala per ora minore sta succedendo in tutte le altre città?

Riprendiamoci il Comune non è più solo la suggestione di un’alternativa di società. Oggi è una stretta necessità per chiunque pensi che la città debba essere innanzitutto il luogo della cura e delle relazioni fra chi la abita.

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