Serve uno scossone per costruire l’alternativa alla destra

di Alfiero Grandi - 03/10/2025
Non attardiamoci sugli errori e sulle responsabilità perché occorrono decisioni rapide per iniziare un dibattito di massa sulla piattaforma alternativa, non solo a Trump ma anche alla sua epigone Giorgia Meloni.

Sarebbe un errore sottovalutare il voto delle elezioni regionali nelle Marche, per le attese andate deluse e per la vittoria della destra di Giorgia Meloni. Inutile girarci attorno. Proprio per non spegnere la speranza che non si ripeta questo esito nelle altre regioni che andranno al voto. Nella preparazione delle elezioni regionali qualcosa non ha funzionato.

Certo in tutte le regioni l’opposizione si presenta sostanzialmente insieme, gli slittamenti dipendono dalla velleità di distinguersi di Carlo Calenda che cerca un centro che non c’è e finisce con il contribuire a far vincere la destra che, al contrario, assume le sue posture politiche più identitarie e di rottura. Fa sorridere la ricerca ancora pochi giorni fa della “deriva democristiana” di Giorgia Meloni, che al contrario nelle dichiarazioni recenti ha rispolverato posizioni di rottura, ad esempio con l’assurda accusa che la Sumud Flotilla poteva fare fallire la proposta di Trump, o per l’adesione alle posizioni di Trump quando ha accusato l’Onu di inefficienza dopo avergli tagliato le risorse e deciso l’uscita da organi internazionali.

La fatica di arrivare ad una coalizione alternativa alla destra è stata evidente, in qualche caso il risultato è stato oscurato dal prezzo pagato per arrivare ad un accordo. Forse per questo nei sondaggi il Pd ha interrotto la crescita iniziata dopo l’elezione di Elly Schlein.

Dobbiamo evitare l’indebolimento del Pd

Il Pd è il punto più forte della coalizione alternativa, senza si creerebbe un vuoto non colmabile. In altre parole la sua performance è importante per tutte le componenti di un’alternativa alla destra, perché il suo indebolimento diventerebbe un problema per tutti.

Del resto l’elezione di Schlein è stata un’opportunità che l’elettorato Pd ha strappato nelle primarie dalle mani del partito, che di suo avrebbe deciso diversamente. Non ci hanno visto arrivare, è stato lo slogan. Tuttavia dopo è arrivata la fase in cui si è dovuto fare i conti con le strutture del partito, le loro remore, con la sclerosi e i signori delle tessere, come li ha definiti il segretario di un’importante città del nord.

Questo passaggio all’interno del partito si è rivelato duro e difficile, almeno questa è l’impressione di un osservatore estraneo pur convinto che l’evoluzione del Pd sia un problema che riguarda tutti coloro che puntano su un’alternativa alla destra. In altre parole di chi guarda con preoccupazione all’appuntamento elettorale del 2027 e alla successione a Sergio Mattarella nel 2029 che potrebbe segnare il passaggio ad una forma di regime, fino alla demolizione dei capisaldi della Costituzione del 1948.

La posta in gioco è troppo alta per essere soddisfatti dall’avanzamento di qualche singolo soggetto della coalizione alternativa, perché occorre tenere sempre presente l’obiettivo di fondo: una coalizione in grado di battere le destre.

Ne avremo una tappa importante nel referendum costituzionale sulla magistratura, con il quale occorre ottenere il blocco dello stravolgimento costituzionale che la legge Nordio rappresenta. L’assillo delle destre di bloccare le critiche, di ridurre il ruolo dei contrappesi istituzionali al governo è all’origine della scelta di intervenire sulla Costituzione per colpire l’indipendenza della magistratura. Se questo colpo andrà a segno poi arriverà il premierato o il suo surrogato sotto forma di legge elettorale. Per questo il referendum piaccia o non piaccia è un appuntamento fondamentale.

Il trumpismo di Meloni e le divaricazioni sociali

Controluce appare un trumpismo crescente nell’atteggiamento di Giorgia Meloni, che non a caso non disdegna di stravolgere gli assetti istituzionali della nostra democrazia, portando il parlamento ad essere sempre più subalterno al governo, e con una manifesta indifferenza per la crescita esponenziale dell’astensionismo. L’obiettivo delle destre è ottenere la maggioranza dei votanti ad ogni costo, se poi il loro numero cala costantemente e allontana un numero crescente di cittadini e la democrazia si rattrappisce pazienza.

Si sta manifestando un ruolo dilatato ed enfatizzato del governo che ritiene di poter decidere su tutto, allergico a vincoli e controlli, relegando ad un ruolo subalterno anche la magistratura e gli altri organi di controllo, perché la loro terzietà è ritenuta incompatibile con il “governare”. Non è solo una democrazia irreggimentata, ma lo scivolamento verso un regime autocratico, in cui i diritti dei cittadini non contano e l’unico modo per farsi sentire sarà di nuovo non una dialettica democratica – per quanto aspra – ma l’esplosione di forme di rivolta, a cui corrisponderebbe repressione e la ricerca di nuovi reati, un aumento delle carcerazioni, proprio nel paese in cui periodicamente si parla di svuotare le carceri che rischiano di esplodere.

L’obiettivo di tutto questo è continuare con la divaricazione sociale dei redditi e della ricchezza comprimendo ancora di più il reddito soggetto a sostituto d’imposta: lavoratori dipendenti e pensionati. Infatti Giorgetti non ha solo tolto alle pensioni più alte 20 miliardi in 3 anni ma ha usato l’inflazione, che già riduce i redditi reali, per aumentare di soppiatto la tassazione sui redditi che non possono evadere (+ 1,2%) per mantenere i conti in ordine e per dare mance agli elettori ritenuti sensibili dalle destre. Al punto tale che il drenaggio fiscale oggi è diventato di nuovo un obiettivo di valore scardinante per le politiche economiche fintamente prudenti del governo, tanto agiscono i meccanismi automatici per tenere in ordine i conti. Per questo l’ascensore sociale è fermo, anzi sta muovendo al contrario e punti essenziali della tenuta sociale sono in crisi, come la sanità. 

La coalizione di centrosinistra si costruisce dal basso

Le primarie sono lontane, occorre aprire una nuova fase, di tutta la coalizione. Occorre uno scossone che rimetta in moto i passi avanti parziali fin qui fatti e li riunisca in una coalizione in vista della sfida elettorale. Rischia di essere tardi: per dare credibilità all’alternativa occorre dare vita ad una grande iniziativa di partecipazione di massa per decidere prima sulle proposte politiche e poi per andare ad una campagna elettorale forte dei connotati dell’alternativa alle destre.

Anche Conte pur in una situazione diversa ha cambiato il M5Stelle, Alleanza verdi sinistra ha svolto un ruolo importante. Sembrano esserci le condizioni per partire, se interverrà un atto comune di volontà politica che renda chiaro a tutti che la coalizione alternativa non può essere solo la somma delle parti. E’ possibile immaginare l’avvio di un percorso che se fosse già iniziato anche la parte di elettori che ancora non credono alla possibilità di una alternativa, vedi Marche, avrebbe scelto di votare. Ora è il momento di fare un salto di qualità unificando le energie e le politiche, facendo entrare in campo una visione unitaria che consenta ai cittadini di partecipare alle scelte. L’esperienza della Sumud Flotilla per Gaza conferma che ci sono grandi energie potenziali nella società che possono e debbono entrare in campo e contribuire a decidere.

Restando fermi come oggi i cittadini interessati e disponibili non sanno come aiutare il percorso politico di alternativa, non sanno come svolgere un ruolo, occorre farli entrare in campo definendo il percorso per l’alternativa, facendoli decidere sui punti controversi. Per questo occorre fare partire prima possibile una stagione di costruzione della coalizione alternativa alla destra, partendo da un programma forte, non calato dall’alto ma discusso a livello di massa, in grado di far sognare un futuro diverso a chi non si rassegna alla destra che, come è evidente, punta a un regime e all’uscita dalla Costituzione della Repubblica nata dalla Resistenza.

Non attardiamoci sugli errori e sulle responsabilità perché occorrono decisioni rapide per iniziare un dibattito di massa sulla piattaforma alternativa, non solo a Trump ma anche alla sua epigone Giorgia Meloni.

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