Acciaio

di Corrado Fois - Liberacittadinanza - 08/11/2019
Hattori Hanzo: Cosa vuoi da Hattori Hanzo? La Sposa: Acciaio giapponese. Hattori Hanzo: A che ti serve l’acciaio giapponese? La Sposa: A uccidere dei parassiti. Hattori Hanzo: Devono essere parassiti molto grossi se ti serve l’acciaio di Hattori Hanzo. La Sposa: Enormi! (Dal film Kill Bill)

All’ex-Ilva si consuma l’ultimo atto di un film già visto. E’ un tema importante, ne hanno dibattuto più autorevoli  commentatori, mi inserisco perché consente di insistere su quei temi che, ovunque mi trovi a scrivere o dibattere, metto al centro del tavolo.

 Il gruppo di incompetenti insediati, tempo per tempo, al governo ha, in materia, commesso alcuni orrori degni di nota. Vorrei metterli in fila come base del ragionamento.

 Il primo:  consentire proprio il tipo di insediamento industriale più in grado di degradare  l’ ambiente. Dimostrando totale miopia, il governo di allora ignorò sviluppi  economici ben più significativi  sia in termini occupazionali che di trend economico. La pesca, ad esempio, od il turismo ,Taranto è uno dei golfi più belli d’Italia. Non ha considerato nemmeno il territorio retrostante, fertile ed ampio in grado di garantire un interessante sviluppo nell’agro alimentare. Eppure, quando negli anni del boom l’acciaieria venne realizzata, esistevano studi approfonditi e ponderati  in proposito. Descrivevano l’importanza che avrebbe assunto in pochi lustri la costa italiana piuttosto che il sud della Francia nel quadro di un turismo dipinto come sempre più dinamico, ed indicavano quanto il settore alimentare agricolo avrebbe ripreso ruolo economico ed importanza strategica, in modi ben più significativi dello sviluppo industriale, nel quadro di un mondo sempre più popolato. La Francia, infatti, gestita da manager e politici che almeno sapevano leggere i report,  scelse quella strada. Invito chiunque possa a visitare il Midì, la Camargue, o la campagna retrostante ed a paragonarli, in termini di ricchezza/occupazione/tenuta ambientale alla Liguria, a Piombino o Bagnoli. A Taranto.

Il secondo orrore:   trasformare quell’Azienda,che almeno una volta impiantata poteva fruttare, in un caos gestionale senza progettualità e senza pianificazione. Venne infatti da subito imbottita di manager raccomandati dalla politica. Personaggi senza vera autorità ,insidiati continuamente da partiti famelici. Ne sortì un accrocchio  capace solo di invecchiare, peggiorare e mangiare sussidi di stato. E questo anche quando il mercato dell’acciaio era in piena espansione.  Ricordo che nei master a cui partecipai , ahimè a fine anni settanta, Taranto era già considerato un esempio , una case study , di mala gestione e disaccorta programmazione industriale.

Facciamo un salto nel tempo ed arriviamo ad oggi per trovare un terzo orrore. Spinta dalla corruzione politico-manageriale , come Alitalia, nel baratro del fallimento l’Ilva  dev’essere salvata. Cosa fa il governo di turno? Sceglie il partner internazionale meno limpido, più astuto ed esperto. Un gruppo a management familiare costruito in India, con una storia multinazionale di guerre e successi, in grado di mettere in campo una banda bassotti efficiente e navigata. Il governo di turno chi manda a gestire il negoziato ? Carletto Calenda . Breve storia dell’esotico liberista. Da piccolo anche lui passò per la televisione, come i due Matteo . Era nel cast di Cuore. Faceva Enrico , il fighetto della classe. Destino segnato. Ha poi incontrato il suo mentore e sponsor. Un vero lavoratore ed un maestro di chiarezza manageriale. Montezemolo. Con lui  ha Calenda ha conquistato  la  vetta più importante di tutta la sua vita professionale:  il centro studi internazionali in Confindustria. Wow. Ad uno così  strutturato il governo affidò il negoziato con Mittal. Come dire che sul ring, contro con Mick Tyson si manda il dietologo della squadra di pugilato. Cose da pazzi!   

Ed oggi, infine, il nostro Mittal si trova davanti l’ennesima cricca di scappati di casa, in grado solo di sparare cazzate sui social e  distruggere la residua reputazione della politica e dell’amministrazione italiana agli occhi degli investitori stranieri.

Complimenti, parassiti.

Diceva Napoleone “ non ci sono cattivi reggimenti, ma solo colonnelli incapaci”. E’ così. La vera sostanziale legge elettorale italiana , quella sottostante a tutte le altre,  sembra essere il “trovatellum” . Consiste nel prendere il primo imbecille che passa e mandarlo al Parlamento, e poi da li, grazie ai sofisticati meccanismi delle correnti e della negoziazione partitica, magari dargli un Ministero. Andiamo avanti in questo modo da tempo, fa ormai parte della storia repubblicana. L’elenco di queste scelte strampalate sarebbe infinito, risparmiacelo per non intristire. Basta guardare l’ultimo pugno di anni per rabbrividire.

Qualsiasi commesso del supermarket Aida avrebbe capito che Mittal comprava l’Ilva per togliersi dai piedi un concorrente potenzialmente scomodo, l’Italia è la seconda potenza manifatturiera in Europa. E ciò gli avrebbe consentito di allargarsi in un mercato ormai notoriamente maturo ed in restringimento  ( e questo lo sapevo pure io ! ). Dunque, con un minimo di prudenza, si poteva ipotizzare che il primo piano industriale proposto fosse a rischio di bubbola, sparata li per tenere buoni e stoppare altre offerte. Quindi l’offerta, sulla base di un accertabile sospetto, andava discussa e ponderata da un pool di veri esperti. Anche internazionali. Ricordiamo rapidamente gli estremi del piano, tanto per avere in chiaro la forbice tra promesso ed attuato. Il piano prevedeva  dai 6 agli 8 milioni di  tonnellate  prodotte nel primo anno ( previsioni per la primavera 2019 ) con un investimento di quasi 5 miliardi di euro per ammodernamenti.  Solo dodici mesi dopo ci ritroviamo a poco più di 4milioni prodotti, e siamo avviati alla chiusura con un ciao ad ogni investimento e con la proposta di migliaia di esuberi. Una bella forbice, a mio sommesso avviso. Una grande svista.  Quindi delle due, una : o il piano era davvero una bubbola da prendere come una battuta, od i Mittal  sono dei pellegrini senza un minimo di competenza e di visione. Cosa improbabile visto che spiccano tra i leader mondiali, no? Assillati dalle prossime potenziali elezioni, alla ricerca di facili consensi, con la smania di mettere la firmetta sotto protocolli di intesa i nostri trovatelli han bevuto la magica pozione rifilata dagli astuti indiani. Pozione che li ha regrediti, oggi, da principi a rospi.

Qualsiasi infermiere del pronto soccorso di Pizzoboscone avrebbe suggerito di ragionare bene sugli scudi penali  ( invenzione tutta nostra ) di fronte alla potenziale class action sul rischio salute.  Il rischio era evidente. Come sa anche zia Peppina, fabbricare acciaio con i vecchi sistemi consuma troppa energia e produce fumi assolutamente tossici . Una volta permesso questo primo assurdo, la politica italica ,nel corso di lustri, consentì agli inquinatori  nostrani ( prima gli italiani! ) di agire impunemente determinando, in nome del progresso industriale, lo sfascio ambientale che oggi finalmente conosciamo in dettaglio. Come ci insegna la storia e la cronaca il capitalismo italiano  aggiunge frequentemente , ai mali intrinseci  di questa forma economica, una sua tipicità : è incolto, avido e corrotto. Le gestioni manageriali furono , come dicevamo, sciatte e le attenzioni alla comunità conseguentemente nulle. Da parte dei vari governi niente fu realmente fatto per indirizzare verso la modernità il processo produttivo. Nessuna pressione per risanare l’area ed investire in tecnologie alternative di minore impatto  fu realmente esercitata.  Si permise al “paron” di turno, come sempre si è fatto nei confronti della grande industria nazionale, di ripartire le spese ed il rischio sulla collettività,  incassando in privato i profitti. Il risultato finale fu una gigantesca distruzione di ricchezza. Ovviamente al nuovo gestore, chiunque fosse,  non si poteva imputare il pregresso. Venne dunque inventato questo strampalato scudo, condizione necessaria e fondamentale per trovare un nuovo proprietario. Bastava guardare l’acciaieria per capire che mai nessuno si sarebbe accollato le conseguenze di  anni di gestione fatta a capocchia. Le crisi isteriche di Di Maio ( sull’esotico incompetente non spendo altre parole) e gli andirivieni dei due governi  hanno creato questo conclusivo puttanaio legale che aggiunge sfascio reputazionale allo sfascio ambientale.  Ed inoltre questo mentire e smentirsi ha regalato all’astuto Mittal  due ottime  soluzioni : 1) sganciarsi senza costi, perché noi abbiamo mancato al patto, e ritirarsi avendo comunque fottuto il competitore europeo 2) far passare un secondo piano industriale lacrime e sangue ( 5mila esuberi sul diretto, per non parlare dell’indotto) che gli garantisca  agile e rapida profittabilità. Canterei volentieri “ ..datemi un martello.. “. Peccato si sia persa la falce.

   Insomma bastava ascoltare un commesso ed un infermiere per non cadere nel trappolone, ma si sa i nostri ministri non frequentano la classe operaia. Prendono il the con i Consulenti che hanno come motto “ attacca il somaro dove vuole lo stesso”.

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Ed eccoci qua. Al ridicolo. Al dramma.

Per la quota ridicolo  si guardi ai politici. Riporto alcune delle affermazioni circolate sulla stampa. “E’ evidente anche dai cambi di governance, che la governance che aveva seguito gli impianti fin’ora non ha mai funzionato” ( Patuelli ). Se qualcuno capisce che vuol dire,cortesemente mi illumini. "Se davvero saltano questi posti di lavoro un governo con un minimo di dignità si dimette” ( Salvini ) ma non era lui al governo fino ad Agosto?  Matteo, in comune con l’altro, ha l’innata capacità di trovare la frase più visibilmente falsa e rifilarla impudicamente. Ed a proposito di cazzate ne segnalo un’altra  "In tre mesi abbiamo risolto la crisi dell'Ilva. Nessun esubero, nessun licenziato, tutti assunti con l'articolo 18. Tecnologie che riducono del 20% le emissioni" ( Di Maio Facebook  sett.2018 ) No comment. Il mai pago campano prosegue "Il problema dell'immunità penale è risolto perché non c'è più immunità penale " ( Di Maio 24 Giugno 2019 ) ; "In questi giorni si sta consumando una battaglia per la sovranità dello stato italiano. Se una multinazionale ha firmato un impegno con lo Stato, lo stato deve farsi rispettare, chiedendo il rispetto dei patti e facendosi risarcire i danni", (Di Maio Facebook, in questi giorni ). Vabbe’.

Il dramma si consuma, invece, nelle vite degli Operai.  Mentre i vari Governi si baloccavano con le sterili beghe da pollaio, prima con Renzi e le sue straparlate cosmogoniche poi con i Salvini ed i Di Maio che litigavano su ogni chiacchiera sparata nei social, gli Operai tutte le mattine entravano in quell’Azienda. Unica fonte di reddito possibile. Perché dopo anni di inquinamento della terra, del mare, dell’aria  le coltivazioni sono minacciate, il turismo improponibile, la pesca un ricordo. Come a Bagnoli, altra perla dell’industrializzazione all’italiana, la riconversione ambientale  di Taranto sarà quasi impossibile e comunque troppo onerosa per un Paese ,come il nostro, che dopo 40anni di malgoverno affoga nei debiti.  Cosi, senza un altro futuro sperabile, gli Operai sono stati consegnati ad un’impresa indiana abituata a comandare in quel Paese, dove non esiste uno straccio di tutela sindacale, dove si prende e si caccia chi si vuole. Il destino di 10mila famiglie  è stato messo in mano ad una proprietà che tratta tutti, a partire dal Paese ospitante, come sudditi.

Questo è il prodotto delle  scelte superficiali ai tempi del Centro Sinistra, poi distorte dal governo Lega-Cinquini imbottito di demagoghi, di ciarlatani e di paranoici. Ed ora questo malfermo governo già bloccato in uno stallo messicano si trova in mano la bomba, e dovrebbe risolverla mettendo in campo alcune delle stesse facce di palta che hanno generato l’attuale mostruosità legale.

Come rimpiango la nostra vecchia, ideologica, Sinistra.

Come rimpiango il tempo dei contrappesi dove almeno si tentava, con alterne fortune ma sempre con volontà precise, di contrastare il capitalismo e le sue logiche.  Oggi si ha paura di parlare di nazionalizzazioni. Si teme lo statalismo. D’accordo non è il massimo. E’ burocratico e legnoso, ma il liberismo mercantile cosa ha dato di meglio? Persino Trump lo ripudia! I nostri variegati governi hanno consegnato pezzi di Paese all’estero, mentre altri come la Francia opponevano veti e barriere.  Hanno svuotato di significato i tavoli paritetici governo-sindacati, mentre altri come la Germania ne fanno regola, per aprire il dialogo con i loro compagnetti del liceo, finanzieri e paraculi di varia natura. 

Questo è potuto succedere perché l’Area Socialista ha perso identità e ruolo, smarrendo la sua ragione prima, la sua stessa natura.

 L’Area si è aperta all’apparente innovazione senza conservare le  sue radici e la sua peculiarità, e così s’ è lasciata infiltrare. Invece di rapportarsi con le altre forze politiche tramite  il negoziato è diventata inclusiva. Si è lasciata prima penetrare  e poi guidare da boiardi ex democristiani  come Romano Prodi , ex Presidente dell’Iri e dunque responsabile della politica industriale italiana, oppure da maneggioni senz’arte né parte come Renzi, che ora sbandiera gli amici di Piombino. Ha imbarcato oriundi  liberisti, poi pentiti, come appunto Calenda.  Ed ha finito con costruire una proposta politica che dichiara tutto ed anche il suo contrario.

Questo succede quando la strategia partitica acceca. Quando si vuole vincere a tutti i costi senza pregiudiziali, senza più strutture ideologiche, senza chiari perimetri del cosa è giusto e cosa non lo è. Quando, infine, si cede a così tanti compromessi da non ricordare  nemmeno più chi è il proprio riferimento sociale . Oggi gli operai , i contadini , i piccoli imprenditori e gli artigiani , i dipendenti ed i pensionati chi hanno come riferimento? Se annegano nel populismo è perché nessun argine socialista ha fermato l’esondazione liberista.  

Noam Chomskj  scrive “Le multinazionali hanno acquisito un potere notevole e hanno un ruolo preponderante nella vita economica, sociale e politica. Negli ultimi vent'anni, la politica dello Stato ha teso ad accrescerne il diritto a spese della democrazia. È il cosiddetto neo-liberismo: il trasferimento del potere dei cittadini ad enti privati.“ Il partito della Sinistra ha smesso di ascoltare gli intellettuali scomodi, ed è finito nel ‘nientalismo’ . Per anni si è tenuto un segretario trovatello, che snobbava la CGIL e frequentava David Serra , gran maestro dei fondi locusta, che non leggeva uno straccio di libro e che pensava che Marx  si chiamasse Groucho.

La colpa di quel che succede oggi a Taranto , che ha radici da quando al governo c’era il PD, è solo l’ultima delle varie conseguenze di quei continui cedimenti, compromessi, inclusioni.

Dopo l’ennesimo naufragio elettorale in Umbria Zingaretti ha detto: “La destra ha saputo cogliere lo smarrimento degli italiani meglio di noi” , ho solo una domanda, Segretario… ma noi chi? Franceschini, Delrio? In che modo si pensa di far risorgere quel che resta del socialismo, ancora ascoltando persone certamente rispettabili, ma con radici e storie diverse? Non si trovano i “come” operativi scrivendo la strategia con persone che hanno altri “ perché” ed altri “cosa” nel loro sostrato politico. Che nascono differenti e provengono da altri perimetri.  E’ giusto il confronto, è arricchente, ma quando è fuori perimetro valoriale ed identitario il confronto diventa negoziato. E se questo si attiva già nello stato nascente, l’istituzione che ne deriva è frutto del compromesso, non ha identità precisa e netta. Non ha sostanza e forza.

I tempi che viviamo sono mutevoli, l’Elettore si muove fluidamente, il consenso liquido produce decisioni rapide. Per questo serve una forza, una solidità visibili. L’acciaio delle convinzioni.

La Sinistra deve partire dalla sua sinistra. Il frammentario arcipelago post comunista cpuò essere sintetizzato da Fratoianni  e poi incontrarsi con il socialismo dialettico di un PD finalmente ripulito, alleggerito e perimetrato. Non serve altro. Spero in Zingaretti, che è persona per bene. Con le altre forze si discuterà e se ci saranno chiare condizioni progettuali si collaborerà. Abbiamo bisogno di una seria pulizia interiore per ripulire la politica italiana.

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Sull’esempio di una sinistra che fa chiarezza anche il Movimento 5Stelle farà la sua strada. Cacciando dilettanti egoisti e pericolosi come Di Maio e demagoghi permalosi e vacui come Di Battista. Roberto Fico incarna il futuro più limpido del M5S. L’Italia ha bisogno di un movimento forte e chiaro, orientato all’ambiente, alla democrazia allargata, al futuro alternativo che le tecnologie offrono. Spero che Roberto lo capisca si faccia coraggio e dia avvio all’opera.

 Dobbiamo avere una sinistra forte in grado di attrarre un’alleanza sana. Non solo per gestire situazioni drammatiche e tuttavia contingenti come l’ilva-Mittal, ma per contrastare un rischio ben più ampio.

Nel momento attuale ,che avvia la quadratura finale dei processi di globalizzazione, si dovranno stabilire le nuove regole  internazionali  che indirizzano i processi produttivi e la gestione finanziaria. Sostanzialmente la solidificazione della quarta rivoluzione industriale. In questa fase la tentazione per il sistema di potere capitalista , che esiste e non è una invenzione dietrologica, può essere il percorrere altre strade superando la dialettica democratica . Tentazione forte vista l’attuale crisi della rappresentanza politica.

Pensiamo per un attimo a quanto cuba, in termini economici, la riconversione ecologica, la messa in sicurezza del territorio a fronte del cambiamento climatico, l’evoluzione digitale. Parliamo di budget che, nella sola Europa, valgono assai più di tutte le spese e dei guadagni conseguenti messe in campo per la guerra del Vietnam. La ragione per la quale secondo Oliver Stone  ( nel film  da vedere:  JFK , un caso ancora aperto ) l’industria pesante americana ha consumato l’assassinio dei Kennedy.  Paragone azzardato? Certo. Ma, come dire?, c’è più di un motivo per immaginare che si voglia poter gestire, con efficiente disinvoltura, un budget che ha più zeri di quanti ne possiamo disegnare su questo foglio. 

In estrema sintesi: la logica di fondo del sistema capitalista è sempre la stessa, togliere dalla strada tutti gli ingombri che impediscono percorsi rapidi di arricchimento.

Proprio noi siamo stati uno dei primi laboratori di ‘governo tecnico’ dell’attuale millennio . Non mi stupirei se, a fronte dello stallo messicano dei vari governi,  lo ridiventassimo. Magari con una proposta suadente e rassicurante. Un governo del Presidente, formato da saggi, che riscriva le regole comuni. Magari con a capo Mario Draghi.  Verrebbe  così stabilito un modello per altri Paesi in eguale confusione. Avremo in cambio la cosiddetta “temporanea sospensione dei poteri parlamentari” ed i Partiti si acquieterebbero  in attesa che i savi e gli illuminati, eventualmente chiamati a gestire la Repubblica, trovino soluzioni eccezionali, in nome e per conto della Collettività. Che ne sarà accuratamente tagliata fuori ed informata solo a fine percorso.  Un film già visto. Ascolto? Zero. Risoluzione? Imprevedibile. Distruzione della residua partecipazione? Certa. Ma intanto savi ed illuminati, professori  e tecnici dell’economia sarebbero saldamente alla guida. E ad oggi, data la cronica crisi che affligge quel che resta del socialismo, senza contrappesi.

Una illuminante canzone di Gaber ( La presa del potere ) recita “Ora si possono vedere,sono una razza superiore,sono bellissimi e hitleriani. Chi sono?  Sono i tecnocrati italiani” ( da vedere  e rivedere la si trova su https://www.youtube.com/watch?v=zvauPUGSV_U). Potrebbe succedere.

Per carità, non intravedo nessun gomblotto ed anche quando, a chi importerebbe la mia opinione? Tantomeno sono afflitto da dietrologia pessimista. Dico solo:  la situazione attuale ha tutte le caratteristiche di un fertile momento per i grandi trust capitalisti. La tentazione di indirizzare la crisi democratica ed inserirsi nelle possibili “cure” può essere forte. Magari utilizzando una destra “usa e getta”  utile per creare spauracchi da cui prendere le distanze allo scopo di legittimare nuove formule di governo. Un altro film già visto.

Oggi più che mai abbiamo bisogno di una sinistra che imponga le sue ragioni, gestisca la protesta ed incanali il toro che agita le piazze, che faccia da argine alle possibili manovre extra-parlamentari.

Una sinistra che impugni l’acciaio di Hattori-Hanzo.

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