Allosanfan eceterà .. due parole sulle elezioni francesi

di Corrado Fois - Liberacittadinanza.it - 19/04/2022
L’inferno non esiste, ma la Francia si – Frank Zappa

Domenica si vota per il presidente di Francia in un contesto geopolitico profondamente mutato . Un quadro internazionale instabile ed in profonda mutazione che offre a questa specifica elezione un significato in grado di superare del tutto i confini gestionali di quel paese. Comunque vada il ballottaggio ..ed è facile che sia decretato il secondo mandato per Macron … siamo di fronte a nuove visioni di schieramento e di confronto di posizione nel quadro che Marine le Pen ha sintetizzato con il suo .. non destra e sinistra , ma patrioti e globalisti .. Data l’importanza dell’evento vale la pena di fermarsi un attimo a riflettere. Proverò ad utilizzare , come stimolo, quello che emerge in questi giorni sulla stampa francese ed internazionale.

Le parti in campo

Abbiamo per la seconda volta a fronteggiarsi Le Pen e Macron. Poteva essere ben altro il confronto se solo la sinistra tradizionale francese fosse stata meno miope. Ma le cose sono andata così ed è inutile discutere con i se .. bisogna far di conto con la realtà e provare ad interpretarla per com’è valutando non solo le proposte in campo, ma i connotati generali da cui traggono origine e come le forme ‘partito’ li rappresenteranno. In queste elezioni.. ed a seguire.

Piero Ignazi insegna all’Università di Bologna  Politica Comparata e Politica Estera dei Paesi Europei. E’ uno dei massimi esperti nel processo di formazione e strutturazione dei movimenti politici e dei partiti rappresentativi dell’intero continente. Intervistato da Le Monde, nel quadro della rubrica Debats che approfondisce la materia del confronto elettorale in corso per le presidenziali, ha posto alcuni punti in evidenza con la consueta matura curiosità e con la competenza che lo distingue.

Secondo il suo punto di vista il confronto più interessante sarebbe avvenuto nel fronteggiarsi tra Macron e Melenchon perché i due di fatto incarnano diversi modelli di Stato, nel quadro di alcune somiglianze e diversità anche nella formazione del loro modello di rappresentanza politica.

Ignazi osserva che Macron ha costruito una sorta di partito destrutturato, senza quasi militanza di base, totalmente progettato attorno alla sua figura che , almeno all’inizio, aveva poco o niente del classicismo partitico espresso dalle forze precedenti quali i gollisti od il partito socialista. L’esperienza messa in campo da Macron , al suo esordio subito di successo, era relativamente modesta .. una presenza attiva nella commissione Attali ed a seguire un ruolo di ministro. Tuttavia la capacità di attrarre l’attenzione dei media e dei social intorno al suo progetto en marche determinò l’affermarsi , nel quadro del generale sfacelo politico e di una immagine deteriorata dell’establishment , del giovane e brillante presidente.

Per contro Melenchon ha una lunga esperienza di partito . Amministratore pubblico, deputato europeo, ministro. Tuttavia anche egli ha destrutturato la proposta politica ed ha creato , pressoché dal nulla, un polo di aggregazione della diaspora socialista. Quella France Insoumise, che avrebbe potuto contare, se non ostacolata dai residui della sinistra tradizionale, su un grande successo elettorale. I punti di contatto tra i due sono nel personalismo, secondo Ignazi, cioè nella capacità di suscitare interesse ed aggregare consenso su di sé utilizzando in modo intelligente la complessa e contraddittoria macchina dell’informazione di massa.

Le differenze sono tutte nel taglio della relazione con la società reale di cui Melenchon si fa interprete dal basso e che per opposto Macron intende governare , come ha già fatto, verticalmente tramite una elite di competenza e di comprovata tecnocrazia.

I due modelli a confronto avrebbero determinato un dibattito sulla forma dello stato che in Francia è pervasivo e presente assai più che in Italia, grazie ad un modello legislativo e ad una burocrazia assai efficace. Melenchon poneva la questione sulla rappresentanza che, controllata dai Cittadini, avrebbe dato alla gestione della Repubblica una maggiore adesione al mutare della società. Macron fonda invece il suo modello di gestione della cosa pubblica sulla interpretazione.

Le differenze non sono sottili. La rappresentanza di Melenchon implica l’ascolto del Paese, la sintesi condivisa delle priorità di governo, e la costituzione di processi articolati di controllo che il Cittadino avrebbe potuto mettere in atto. Il metodo Macron si fonda sull’interpretazione che implica , da parte del governo , la comprensione dei principali fenomeni sociali elaborati da esperti ed articolati in termini di programma. Quindi entrambi si esprimono in verticalità sociale , ma mentre France Insoumise ha l’ascensore pigiato dal basso in alto, En Marche lo agisce all’inverso.

Il confronto tra i due modelli non ci sarà, come sappiamo. Ed il confronto reale avverrà tra En Marche e Rassemblement National cioè tra due verticalità agite dall’alto in basso, nel quadro dello stesso modello bonapartista : io so cosa fare per voi. Da questo tronco metodologico, consueto per la politica francese, discendono da un lato la visione borghese del presidente dall’altro quella popolare della signora Le Pen.

Sono dunque due proposte differenti, ma sostanzialmente formulate nel rispetto della tradizione amministrativa della repubblica francese.

Come partito il RN della signora è molto più classico dei due citati. Aiuta a fotografarlo ancora una volta la valutazione di Piero Ignazi che considera questo non un movimento sociale ne una forma innovativa o ripensata di condensazione della proposta politica , ma un classico modello di partito. Nato nel 1972 a destra del gollismo l’ex FN di Jean Marie Le Pen si è trasformato nella forma del linguaggio , alle origini assai becero e fondato sul post colonialismo di cui il vecchio parà era uno dei leader. Tuttavia il partito è rimasto sostanzialmente un classico formato .. con base di militanti, livelli di consultazione intermedia e dirigenza stabilizzata. Questa forma consolidata , che la Le Pen non ha modificato, gli ha consentito il radicamento nella società all’interno della quale ha , nel tempo, trovato spazio come rispecchiamento di alcuni orientamenti e bisogni che travalicano gli storici confini .. appunto quelli tra destra e sinistra.

Si è osservato come nel tempo RN ha saputo intercettare le esigenze di ascolto della destra nella sinistra cioè di quel conservatorismo nazionalista della classe operaia o contadina od artigiana che formava parte significativa della base del PCF più che del PSF, storicamente borghese e cittadino. RN ha dato voce a quelle fasce di comportamento sociale che votavano a sinistra per vedere tutelate le proprie esigenze primarie ( sicurezza e continuità del lavoro, pensionamenti etc ) ma esprimevano valori di fondo schiettamente conservatori ( la famiglia, la religione, la nazione, la razza etc ). Una azione di ripescaggio della Francia popolare continuata nell’ultimo decennio che ha consentito al Rassemblement National il divenire un partito interclassista di fatto formando contestualmente un blocco identitario conservatore capace di aggregare ulteriori consensi.

Ecco perché Marine Le Pen lancia ora uno slogan che vuole superare i confini storici del confronto e saltare la visione classica destra/sinistra virandola verso un match tra patriottismo e globalismo. L’unico terreno in cui e tracciabile la distanza tra il suo modello di stato e quello espresso da Macron .. essendo sostanzialmente entrambe organici alla visione capitalista e bonapartista della Repubblica.

Patrioti versus globalisti

Jordan Bardella è il giovane presidente del Rassemblement National , fedelissimo della candidata presidenziale. Nato nel 1995, militante da sempre della destra nazionalista in una intervista ha dichiarato la posizione del suo partito .. Marine forza tranquilla. Farà un governo di unità nazionale con patrioti di destra e di sinistra. Macron incarna il globalismo, noi siamo l’opposto.

E’ assolutamente voluta la citazione iniziale di Bardella .. la force tranquille era infatti lo slogan di Francois Mitterand ai tempi della sua elezione. Un occhiolino alla base storica della sinistra che egli incarnò per ultimo, posto che Hollande fu un burocrate del PSF , arrivato alla presidenza essendo assai distaccato dai sentimenti del paese. Che lo ha ricambiato scaricandolo senza esitazione.

Questa nuova linea di demarcazione scavalca il populismo sovranista, che si esprimeva con una sorta di prassi anti UE ormai arrugginita, e diventa lo schema di valori in un qualche modo sintonico con i tempi di crisi geopolitica che viviamo … e con il sentimento popolare.

Osservava tempo fa proprio Le Monde che nel concetto, ampio e quindi contraddittorio, di patriottismo trova casa l’atteggiamento doppio della Francia. Da un lato lo storico anti atlantismo che ha sempre considerato gli USA ingerenti nella politica europea, e dall’altro la rivendicazione di una posizione a parte rispetto alla rotta della Unione Europea. Ma senza gli stucchevoli attacchi del passato all’euro ed alle politiche comunitarie.

Marine LePen propone una Francia che assuma il ruolo guida nello scenario europeo con la sua forte visione nazionale innestata profondamente nel comportamento internazionale. Una sorta di neo nazionalismo che vive anche oltre frontiera e che tiene conto, senza isolazionismi, del mutare degli equilibri.

Non ce la farà a battere Macron, ne sarei quasi certo, ma comunque il valore elettorale ottenuto ed il nuovo ruolo che di conseguenza andrà ad assumere il RN costringerà il presidente a fare i conti, nel continuo e su pressoché tutto, con un notevole contrappeso politico.

Lo vedremo – dopo elezioni - nell’atteggiamento che la Francia assumerà nei tavoli della negoziazione sulla crisi russo ucraina. Ritengo che per la posizione che andrà assumendo, Macron terrà conto di ciò che la base del paese esprimerà nelle urne.

Se egli vincerà con largo scarto ( diciamo un range tra 8/10 punti percentuali ) potrà imporre la sua visione, se al contrario lo scarto sarà inferiore appare inevitabile un ripensamento della sua vocazione atlantista. L’unico presidente francese che l’ha espressa così chiaramente.

I punti in campo sono due .. il ruolo della UE nella formazione di un sistema di difesa ..il famoso esercito europeo alternativo alla nato, che potrebbe piacere a Mosca. E punto secondo la riapertura dei rapporti con la Russia su cui pare insistere anche la Germania .. specie dopo la terribile gaffe di Zaleskj che ha reso il presidente Steinmeier persona non gradita. Cose da pazzi!

Le Pen considera Zaleskj una persona inaffidabile assolutamente a servizio delle ingerenze USA, Macron al contrario lo ha usato come peso sulla bilancia della sua popolarità inseguendo l’onda di sdegno seguente alla pubblicazione di immagini tanto drammatiche quanto discusse.

La Signora Nera è troppo esperta e troppo astuta per mettere ora sul piatto elettorale una polpetta indigesta come la diffidenza verso l’amministrazione di Kiev .. ma continua a far sgocciolare la sua apprensione per gli esiti di ritorno delle sanzioni, sull’economia francese. Non potendo drammatizzare il problema energetico ( la Francia ha abbondante peso del nucleare ) rispecchia la tensione dell’industria verso gli esiti delle esportazioni. Sollecita contemporaneamente le tensioni della base operaia che vede ridotti i turni di lavoro e le prospettive occupazionali a breve ed a medio termine. Non bastano ai due estremi del sistema capitalista le pallide rassicurazioni di Macron, sono al contrario piuttosto convincenti le prudenze e le apprensioni del RN che guarda al progressivo deteriorarsi delle proiezioni economiche.

Bisogna che Macron rifletta bene in vista del duello in televisione, perché la signora Le pen lo attaccherà sulla sua mancanza di visione nazionale .. sulla difesa degli interessi francesi .. sull’autonomia di giudizio rispetto alla crisi … ed a guardare quel dibattito così cruciale ci saranno molti degli incerti, che pesano ancora in maniera determinante.

Il peso degli incerti

Resta fuori dagli schieramenti una massa notevole di incerti. Parliamo di oltre il 26% di astenuti a cui si possono sommare altre parti degli schieramenti sconfitti che non si riconoscono in Macron.

Su questi il RN sta operando una fortissima pressione, questa volta anche senza social. Porta a porta, strada per strada, cugino per cugino. Vanno in caccia , nelle molte periferie delle grandi città, anche della seconda generazione di immigrati. Quelli che Zammour, con il suo aggressivo razzismo da pochade, aveva tenuto in parte. Sono loro che rischiano di più in un quadro recessivo ed è proprio su questo tema cogente che batte con forza la propaganda di quartiere della Le Pen.

Certamente la generazione franco/africana non è affatto convinta da Macron e su di loro i concetti di destra/sinistra stanno a zero. Rappresentano dunque un bacino interessante dove forte è stato l’astensionismo.

La Francia d’Oltremare ( Guadalupa..Martinica..Polinesia etc ) al primo turno si era schierata compatta per sostenere Melenchon proprio in chiave anti apparato. Bisogna stare attenti a quel bacino di consensi , frustrato dall’avere inutilmente sperato in un ricambio. Potrebbero in una qualche misura riorientarsi e saltare il fosso – da quelle parti certo non ideologico – se RN saprà dare loro un appiglio sensato .. un riconoscimento di importanza.

La distanza tra Macron e LePen non è così ampia da assorbire un cambio di rotta degli incerti e se Melenchon si è precipitato ad indicare l’attuale presidente come unico candidato accettabile è proprio perché ha chiaro come una parte, non significativa in assoluto ma in ponderata si, del suo elettorato potrebbe fare una scelta imprevedibile.

La mossa patrioti versus globalisti non è improvvisata, ma ben congegnata e sostenuta dall’ultimo anno di dichiarazioni della Le Pen . Un quadro valoriale conservatore ma rinvigorito dall’attuale contesto ( prima la sgangherata gestione della pandemia poi la guerra ) cui hanno attinto anche i nostri scappati di casa .

I ,diciamo, leader della destra italiota l’hanno scimmiottata senza peraltro avere la stessa profondità culturale della destra francese e comunque operando dentro un tessuto sociale che non ha metabolizzato la patria come valore assoluto , per quanti sforzi fatti ai tempi del risorgimento prima e del fascismo poi con la scuola, la stampa, la retorica.

Così da noi , mentre Draghi per rendersi popolare si è beccato il covid asintomatico ( che sarebbe una malattia senza nessun effetto .. strana specie dal punto di vista medico ) , la stia di politicanti si affanna ad acchiappare frattaglie di consenso, peraltro a ciclo di vita breve . Sono solo parole a vanvera come consuetudine di costoro , ma potrebbero avere un qualche peso nel prossimo futuro visto che lor signori andranno senza dubbio in scia della Francia che a giorni si prepara ad un nuovo assetto di grandi equilibri politici.

Non dimentichiamo mai che la riforma De Gaulle consegna al ruolo di presidente i più ampi poteri che si possano vedere in democrazia. Le Pen e Macron non si giocano dunque una partita solo elettorale, ma la conquista di un governo forte che , in questa fase così delicata del riassetto geopolitico, può condizionare gli anni a venire.

Domenica vedremo, dal palchetto dei commenti come i vecchietti del Muppet show, cosa sceglierà il Popolo.

Sarebbe stato bello discutere avendo davanti un candidato come Jean Luc Melenchon. Ma quell’ipotesi così interessante, così importante è naufragata.

Grazie alle scelte sciagurate di quello che resta della sinistra tradizionale e della sua deplorevole dirigenza, France Insoumise..la force du peuple.. e tutti coloro che vi hanno confidato di la e di qua delle Alpi, si vede costretta al ruolo di spettatore.

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