Il lavoro dei magistrati trova senso e legittimazione nei principi della Costituzione, che garantisce una giustizia autonoma, indipendente e al servizio dei cittadini.
L’uguaglianza di tutti davanti alla legge è il fondamento della libertà e dei diritti di ciascuno, soprattutto dei più deboli.
Sessant’anni dopo il Congresso di Gardone, i magistrati italiani si trovano ancora una volta di fronte a una scelta: essere semplici funzionari o assumere, come allora, l’impegno di farsi interpreti e garanti dei diritti sanciti dalla Carta costituzionale.
L’Associazione Nazionale Magistrati non può restare inerte di fronte a una riforma che altera l’assetto dei poteri disegnato dai Costituenti e mette in pericolo la piena realizzazione del principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.
La riforma in discussione incide sul cuore stesso della funzione giurisdizionale.
L’Alta Corte disciplinare, per la quale rimangono oscuri i criteri di formazione dei collegi, è uno strumento di condizionamento dei magistrati; la separazione delle carriere indebolisce il giudice e avvicina il pubblico ministero al potere esecutivo, minando la comune appartenenza alla giurisdizione; il sorteggio dei componenti togati del Consiglio Superiore della Magistratura svuota la rappresentanza democratica e altera gli equilibri in favore della componente politica.
Una magistratura forte con i deboli e debole con i forti non garantisce più la tutela effettiva dei diritti, nè l’equilibrio tra i poteri dello Stato, condizione imprescindibile della democrazia.
Questa riforma non rende la giustizia più rapida o più efficiente: la rende meno libera, più esposta all’influenza dei poteri esterni e meno capace di difendere i cittadini.
In questo solco si inserisce pericolosamente la riforma del sistema dei controlli della magistratura contabile.
La magistratura italiana rivendica il diritto – e il dovere – di essere autonoma e indipendente per garantire che la legge resti davvero uguale per tutti.
Per questo l’Associazione Nazionale Magistrati si impegna a promuovere, a livello nazionale e territoriale, iniziative di approfondimento e confronto con la società civile, l’Avvocatura, l’Accademia e le altre magistrature per spiegare con chiarezza le ragioni del proprio dissenso e le conseguenze della riforma.
Il “Comitato in difesa della Costituzione e per il NO alla riforma”, insieme all’ANM, è promotore di un dialogo aperto e costruttivo confronto per consentire ai cittadini di esprimere, in sede referendaria, una scelta informata e consapevole.
Nell’adempiere a questo impegno, l’Associazione ribadisce che la propria azione non ha finalità politiche o ideologiche, ma risponde esclusivamente al dovere di difendere i principi di libertà, uguaglianza e separazione dei poteri, che sono l’essenza della nostra democrazia.
In conclusione l’assemblea generale dell’ANM
• approva il presente documento quale mozione conclusiva dei propri lavori;
• delibera di promuovere, in attuazione dei principi qui affermati, una campagna nazionale di informazione e sensibilizzazione sul significato e sugli effetti della riforma costituzionale, anche in vista della consultazione referendaria;
• impegna il Comitato Direttivo Centrale, la Giunta Esecutiva Centrale e le Giunte sezionali a realizzare, in coordinamento con il Comitato in difesa della Costituzione e per il NO alla riforma, ogni iniziativa utile a diffondere una corretta conoscenza del progetto di revisione costituzionale e delle ragioni del dissenso espresso dall’Associazione anche attraverso:
⁃ la formalizzazione, ad opera degli organi centrali dell’ANM, di un Manifesto chiaro e univoco che ponga in evidenza i pericoli derivanti dalla riforma;
⁃ la creazione di una piattaforma digitale con sezioni informative dedicate all’attività del comitato;
⁃ Una giornata di adesione dei magistrati al comitato con organizzazione di eventi su base territoriale;
⁃ La promozione di iniziative in sinergia con il mondo associativo e con le diverse realtà locali, con il loro coinvolgimento sin dalla fase ideativa;
⁃ In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, l’organizzazione, con il contributo del comitato, di un’iniziativa condivisa con il mondo dell’associazionismo.
- invita tutti i magistrati a partecipare con senso di responsabilità civile a tale impegno, nel rispetto dei doveri di riserbo e imparzialità, per la tutela dei valori di autonomia, indipendenza e uguaglianza che fondano la Repubblica.
L’Assemblea riafferma che dire NO alla riforma significa difendere la Costituzione, l’equilibrio tra i poteri e la libertà di tutti.
È GIUSTO DIRE NO


